PALERMO – Sicilia protagonista in negativo nel consueto report mensile sui consumi pubblicato da Confimprese-Ey. Secondo i dati dell’Osservatorio nel mese di gennaio la situazione del retail è apparsa sempre più drammatica e senza alcun segnale di miglioramento sul 2020. La regione, infatti, con un -75,8%, accusa la flessione più marcata, con Palermo e Catania maglie nere su scala cittadina, rispettivamente con -78,3% e 77,3%.
Decisivo in questo trend negativo è stato il passaggio per tutto il mese in zona arancione, che ha comportato la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, giunta ormai al terzo mese, e quella altrettanto pesante di bar e ristoranti alle ore 18, oltre all’ormai diffuso pessimismo di imprese e consumatori. Nemmeno i saldi invernali sono riusciti a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi, polverizzando anche la speranza di recuperare a cavallo tra le feste natalizie e l’inizio degli sconti.
“Nel mese di gennaio i consumi in Sicilia sono letteralmente precipitati – ha dichiarato in esclusiva al Qds, Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – relegando la regione a maglia nera d’Italia prima anche di Veneto e Toscana. La Sicilia paga sia l’isolamento dal continente dovuto alla scarsa mobilità tra regioni sia la mancanza di turismo italiano e straniero. L’isola – continua Maiocchi – è ad alta vocazione turistica, non potere contare sui flussi di persone che muovono tutto l’indotto tra ristorazione, entertainment e negozi ha influito in modo determinante sull’andamento dei consumi e sul peggioramento delle performance di vendita”.
A livello nazionale – secondo i dati dell’Osservatorio – il mese di gennaio ha chiuso con una flessione del -58,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre -66,7%, a parte i tre mesi di lockdown che hanno avuto perdite fino al 90%.
La crisi della ristorazione tocca punte registrate solo durante il primo blocco totale e chiude a -71,4%. Peggiorano anche i dati di abbigliamento -59,7% e non food -27,7%. Centri commerciali e outlet cadono a -65,3%, ma anche le high street che in dicembre hanno in parte beneficiato del travaso di traffico conseguente alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, tornano a marcare effetti negativi con una flessione del -47,8%. Male anche il comparto travel, il quale sprofonda sempre più in basso, con scarse probabilità di ripresa per lo meno nel medio termine chiudendo il mese scorso a -73,8%.
Le aree geografiche registrano trend simili: la flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -63,6%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -59,4%, dall’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -57%, per finire con l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con il -54,7%.
Anche le province si uniformano agli andamenti delle regioni. Le peggio performanti sono quelle siciliane, seguite da quelle venete, lombarde, emiliane e liguri. Nello specifico, Catania chiude a -79,9%, Palermo -77,1%, Messina -76,6% e Siracusa -63,4%.
Infine, con l’inizio del 2021 Confimprese-Ey ha fatto il punto sull’anno appena terminato e tracciato il benchmark sugli ultimi dodici mesi partendo dai primi casi conclamati di Covid-19 nel febbraio del 2020 e che hanno da allora influenzato pesantemente i consumi. Ebbene, nel periodo febbraio 2020 – gennaio 2021 il totale mercato ha lasciato sul terreno quasi la metà dei fatturati -44,2% rispetto ai dodici mesi precedenti, che comunque, anche prima dell’esplosione della pandemia, segnavano un ristagno dei consumi.