PALERMO – Drastico calo dei consumi in Sicilia nel mese di ottobre. Dopo la leggera ripresa registrata ad agosto e settembre, nello scorso mese l’isola perde di nuovo terreno, segnando un -20,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo è il dato principale che emerge da report mensile dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-Ey.
A pesare sui numeri sono le restrizioni adottate in ottobre con le chiusure dei centri commerciali nei week-end e il coprifuoco che ha costretto i ristoratori a chiudere anticipatamente le loro attività. Il peggioramento dei dati in Sicilia va a braccetto con la media nazionale che registra un calo del -24,7% in forte calo rispetto ai dati emanati nei mesi precedenti. Il dato del progressivo anno si attesta al -33,5%, che sale al -41% se consideriamo gli otto mesi marzo-ottobre.
Nonostante il trend per aree geografiche dimostri come il Sud abbia fatto meglio delle altre zone (-29,8 contro il -34%), la Sicilia è la regione che registra i dati più preoccupanti dopo la Campania (peggiore in assoluto con -31,5%). Chiudono il mese meno in sofferenza Puglia -13,7% e Calabria -7,8%. Catania si conferma ancora maglia nera tra le province siciliane: con -28%, seguita da Agrigento -23,9%, Palermo -20,4% e Messina -8,7%.
Analizzando i dati relativi ai diversi settori, a pagare il prezzo più salato è il comparto della ristorazione (-27,2%) con undici punti rispetto a settembre, seguito da quello dell’abbigliamento con -26,5% (-12,9 punti in settembre), mentre altro non food registra un -12,2%. Inoltre, complice ancora la mancanza del turismo straniero e dell’indotto nel commercio, nei bar e ristoranti che si riflettono di conseguenza sull’intera filiera, continua la discesa in picchiata del comparto travel con -64,6%, che porta a -60,3% il progressivo anno e -71,1% nel periodo marzo-ottobre.
“Ottobre gela la lenta ripresa dei consumi – Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese –. L’introduzione di misure restrittive nelle grandi superfici di alcune regioni e nella ristorazione, insieme a un clima di preoccupazione per il rinvigorire dei contagi e alla confusione generata nei consumatori da un susseguirsi di regole e limitazioni in continuo cambiamento e sovrapposizione nazionale, regionale e comunale, hanno contribuito a questa brusca inversione di trend. Il timore – continua Maiocchi – è che si possa prospettare ancora per i prossimi mesi un’alternanza di periodi simili al primo lockdown (-77,9%) e al post lockdown (-21,4%) con le pesanti conseguenze che si possono immaginare sulla tenuta del settore”.
Ma non solo, secondo un flash survey del centro Studi Confimprese emerge che anche nelle prime due settimane di novembre i mini lockdown hanno avuto un forte impatto sulle performance del comparto retail ristorazione e non food. Le rilevazioni nei centri commerciali evidenziano un calo degli ingressi rispettivamente del 51% nella prima settimana di novembre con ulteriore aggravamento al 60% nella seconda, cosa che fa presagire un fine mese ancora più negativo.
Nemmeno gli imminenti Black friday e Cyber monday potrebbero essere sufficienti per “raddrizzare” la situazione. Le restrizioni sul fronte dei negozi, la paura dei contagi e l’incertezza sul futuro del commercio tradizionale spostano una consistente fetta di consumatori a preferire lo shopping online ai negozi fisici, consolidando anche in giornate come queste, un nuovo stile di vita e un nuovo modo di fare acquisti, come dimostra anche la ricerca Censis per Confimprese, secondo cui il 38% degli italiani anche al termine dell’emergenza Covid-19 non tornerà alle vecchie abitudini di spesa e consumo.