PALERMO – Dopo anni di timori sul futuro, con una pandemia che ha scardinato molte delle certezze di tutti, cambiando le nostre abitudini, sia in termini di vita sociale che in termini di consumo, i siciliani non riescono ancora a mollare il colpo, e a riprendere a spendere con meno circospezione e controllo.
Secondo le elaborazioni dei dati Prometeia svolte dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, la Sicilia si trova al penultimo posto in Italia con appena il +1,8% di crescita di consumi rispetto al 2021, contro una media nazionale del 2,8% e picchi in alcune regioni del nord che vanno anche oltre il 3%. Peggio della Sicilia solo la Calabria, che si ferma all’1,7%.
La regione che, secondo la Cgia, segnerà nel 2022 i maggiori consumi rispetto al 2019, è la Lombardia, con una stima sui consumi in crescita del 3,4%, insieme al Veneto, seguite entrambe dalla Valle d’Aosta al 3,3%.
In ogni caso, lo scollamento medio in percentuale rispetto al 2019 è del -4,1%, che in Sicilia scende al -3,8%. I settori che stanno recuperando sono, innanzitutto, quelli legati all’accoglienza, con la ripartenza del turismo dell’ultimo anno.
La ristorazione, ad esempio, nel mese di giugno scorso tocca +11,4% rispetto a giugno 2021. Sempre nel turismo, è stata registrata una netta ripresa del settore viaggi, che chiude a +65,5% rispetto allo stesso mese del 2021, ma resta ancora molto distante dai livelli pre-pandemia, a -27,6% rispetto allo stesso mese del 2019, e -36,8% rispetto all’intero 2019.
Se si guarda all’analisi delle principali città italiane, nel confronto tra il mese di giugno di quest’anno con quello dello scorso anno, solamente a Palermo si osserva un trend negativo -5,6%.
Tutte le altre città sono in ripresa e sono guidate da due città turistiche: Firenze (+30,8%) e Venezia (+20,3%) in cui la ripresa è data da una nuova grande ondata di turisti che si sta riversando nelle città d’arte. A seguire Milano, che cresce del 19,9%, Bologna poco sotto, con un positivo del 19%, e Torino (+17%).
Anche a livello provinciale la Sicilia non è messa bene. L’unica provincia che segna, a giugno scorso, un dato positivo, è Catania, allo 0,8%, mentre Palermo si trova in fondo alla classifica, a -5,8%. Anche in questo caso, la provincia di Firenze si trova in vetta, a +17,7%, al secondo posto Venezia +11,3% e al terzo Bologna +10,6%.
Le cause non sono difficili da individuare: la guerra in Ucraina ha portato ulteriore insicurezza e inquietudine, oltre che conseguenze materiali sulla vita quotidiana di tutti, con rincari che si stanno abbattendo sulle famiglie.
Secondo i dati Prometeia e Istat, elaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, nel 2022 i siciliani perdono in potere d’acquisto, relativamente alla sola guerra nell’Europa dell’Est, per un importo reale di 437 euro.
Il conflitto russo-ucraino ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime.
L’inflazione prevista per il 2022 è di circa il 6%, e andrà a colpire in particolar modo chi ha un reddito fisso. Secondo l’Istat, infatti, il valore medio si traduce in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti.
La ragione di questa asimmetria è riconducibile al fatto che nel carrello della spesa dei meno abbienti, i beni e i servizi dove i prezzi sono aumentati, come gli alimentari, pesano in proporzione maggiore delle altre tipologie di consumatori.