Sono 62 i Comuni siciliani che devono restituire un totale di oltre 711 mila euro ricevuti per il piano di miglioramento della polizia municipale relativo all’anno 2013. La cifra più ingente riguarda il Comune di Castelvetrano, nel trapanese, con un importo di quasi 86 mila euro, seguito da Termini Imerese, in provincia di Palermo, che dovrà ridare 45 mila euro. Le cifre variano molto, fino a scendere ai 1.600 euro di Roccavaldina, in provincia di Messina, su Comuni che sono distribuiti su tutto il territorio siciliano. Gli importi sono stati definiti dall’assessorato regionale delle Autonomie locali e della funzione pubblica, “per inosservanza dell’articolo 158 del Tuel, testo unico degli enti locali, con riferimento ai contributi regionali erogati in attuazione del comma 4, lettera d, dell’art. 15 della legge regionale 15 maggio 2013, n. 9, tenuto conto delle somme già incamerate dalla Regione ex art. 21 della legge regionale n. 5/2018”.
Secondo la norma, i contributi assegnati non possono risultare superiori al 90% del costo effettivo del piano sostenuto da ciascun Comune e, nel caso in cui tale requisito non sia verificato in sede di rendicontazione, l’amministrazione regionale può recuperare la parte eccedente della somma liquidata attraverso una trattenuta sul primo trasferimento utile di risorse finanziarie in favore dell’amministrazione comunale inadempiente. Per tutti i contributi straordinari assegnati da amministrazioni pubbliche agli enti locali, infatti, è dovuta la presentazione del rendiconto all’amministrazione erogante entro 60 giorni dal termine dell’esercizio finanziario relativo, a cura del segretario e del responsabile del servizio finanziario. Il rendiconto, oltre alla dimostrazione contabile della spesa, documenta risultati ottenuti in termini di efficienza ed efficacia dell’intervento.
I Comuni partecipanti, per accedere al fondo, dovevano produrre a corredo dell’istanza per l’assegnazione del contributo, una deliberazione del consiglio comunale contenente anche l’impegno a finanziare, per almeno il 10%. Con i fondi ricevuti, gli enti locali avrebbero potuto ampliare l’orario di lavoro dei propri sottoposti, in modo da offrire una maggiore copertura spaziale e temporale della vigilanza sul territorio; ancora, investire sulla crescita professionale degli addetti al servizio, e incrementare le risorse strumentali a disposizione. I fondi, infatti, potevano essere utilizzati anche per la partecipazione a corsi da parte degli addetti al servizio, a seminari, convegni o riunioni dedicati alla formazione, all’aggiornamento e alla specializzazione professionale.
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