ROMA – Il Decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 , il cosiddetto “Decreto Rilancio”, ha previsto, all’art. 25, un contributo a fondo perduto a favore di lavoratori autonomi ed imprese in crisi di economica e di liquidità.
L’obiettivo, come d’altronde è accaduto per tutte le altre forme di aiuti previsti nei decreti legge emanati durante la pandemia, è evidentemente quello di sostenere i soggetti colpiti dall’emergenza epidemiologica “Covid-l9”.
Questa volta, però, non sono le Regioni ad occuparsene, e nemmeno l’Inps, bensì l’Agenzia delle Entrate, chiamata non solo a gestire l’erogazione dei contributi in parola, ma anche a verificare la legittimità della domanda, in relazione alle diverse condizioni previste dalla legge.
Possono beneficiare del contributo i soggetti che svolgono attività d’impresa e di lavoro autonomo e, conseguentemente, i titolari di partita iva.
Non possono beneficiare del contributo, invece, i soggetti con attività cessata alla data del 31 marzo 2020, gli enti pubblici di cui all’articolo 74 del Tuir, gli intermediari finanziari e società di partecipazione, i soggetti che hanno diritto alla percezione delle indennità previste dagli articoli 27 e 38 del Decreto legge n. 18 del 2020, i lavoratori dipendenti e i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.
Per accedere al contributo a fondo perduto è necessaria la presenza alcune condizioni. Innanzitutto, occorre che non sia stato conseguito, nell’anno 2019, un ammontare di compensi o ricavi superiore a cinque milioni di euro.
Poi, occorre che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019 (condizione della “riduzione del fatturato”).
L’ammontare del contributo è determinato applicando una specifica percentuale alla differenza tra l’importo del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’analogo importo del mese di aprile 2019. Le percentuali previste sono le seguenti: 20%, se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 sono inferiori o pari a 400.000 euro, 15% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano i 400.000 euro ma non l’importo di 1.000.000 di euro, 10% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 superano 1.000.000 di euro ma non l’importo di 5.000.000 euro. Il contributo è comunque riconosciuto per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche.
I contribuenti interessati possono richiedere il contributo a fondo perduto presentando all’Agenzia delle Entrate, in modo esclusivamente telematico, una specifica istanza, a partire dal 15 giugno e fino al 13 agosto 2020. Il modello e le relative istruzioni di compilazione sono stati approvati con il provvedimento N. 230439 del direttore della stessa Agenzia datato 10 giugno 2020.
L’erogazione delle somme avviene mediante accreditamento diretto in conto corrente bancario o postale intestato al soggetto beneficiario.
Come già detto, l’Agenzia delle Entrata è chiamata anche a verificare la legittimità della richiesta. Ed a questo proposto è giusto ricordare che il termine in cui l’Amministrazione Finanziaria può recuperare le somme erroneamente pagate ai cittadini è uguale a quello in cui si possono recuperare le indebite compensazioni, ossia entro il 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello dell’erogazione della somma. Per l’indebita fruizione del contributo la legge ha previsto una sanzione da uno a due volte il contributo indebitamente percepito.
È opportuno ricordare che l’Agenzia delle Entrata, dopo avere emanato citato il Provvedimento Direttoriale, ha diramato anche la circolare n. 15 del 13 giugno 2020, ed inoltre ha pubblicato nel proprio sito istituzionale, non solo il modello per l’istanza , ma anche una “Guida” che illustra dettagliatamente tutte le disposizioni previste per la concessione del beneficio.
Secondo il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini, l’assegnazione all’Agenzia delle Entrate di questa nuova attività rappresenta uno sviluppo del campo di competenza del fisco che, fino a poco tempo fa, era assolutamente non immaginabile.
Secondo Ruffini, “La tragedia del coronavirus ha aperto la strada a margini fiscali impensabili”, molto probabilmente pensando che, in futuro, le attività a favore dei cittadini (non solo quelle strettamente collegate all’aspetto fiscale, come i rimborsi) potranno avere maggiore spazio in una struttura che, molto probabilmente, possiede un’organizzazione che non ha nulla da invidiare all’organizzazione e all’efficienza di tante altre strutture della Pubblica amministrazione.