Sanità

Contro il “virus” della paura un pronto soccorso per la mente

CATANIA – Se le misure restrittive dovute alla pandemia hanno da una parte compromesso drasticamente la struttura del nostro sistema economico, dall’altra hanno senz’altro minato l’equilibrio psichico dei singoli. Il lockdown, il distanziamento sociale, l’obbligo di mascherina e gli innumerevoli cambiamenti apportati negli ambienti di lavoro e nelle strutture scolastiche, così come nel privato, hanno modificato radicalmente le nostre abitudini e il nostro stile di vita, spingendoci a reinventare la quotidianità e i rapporti interpersonali.

Siamo più soli e più spaventati e probabilmente mai come adesso il benessere psico-fisico, esattamente come quello economico, è diventato una condizione estremamente difficile da raggiungere e il supporto psicologico ha assunto un ruolo fondamentale di fronte a paure, ansie, lutti, violenze e situazioni socio-economiche difficili. Ed è esattamente questo l’obiettivo del Pronto soccorso psicologico, attualmente presente in Sicilia a Catania, Palermo ed Enna e presto a Siracusa, Ragusa, Trapani.

A tal proposito abbiamo intervistato il fondatore e supervisore dell’intero progetto, il dottor Mariano Indelicato.

Dottor Indelicato, in cosa consiste il Pronto Soccorso psicologico?
“Il pronto soccorso psicologico nasce da un fondamento di carattere etico, l’accessibilità al benessere psicologico, ossia la possibilità da parte di qualsiasi individuo di avere a disposizione in qualsiasi momento strumenti di sostegno e supporto psicologico a seguito di una qualsiasi crisi o emergenza, come ad esempio una crisi d’ansia, una crisi depressiva, un attacco di panico o una violenza sessuale. Ogni individuo può recarsi, anche senza appuntamento, in una delle nostri sedi e trovare dei professionisti che intervengono immediatamente, che è esattamente quello che solitamente non succede. Spesso, infatti, i pazienti che si trovano ad affrontare queste crisi non sono aiutati tempestivamente, se chiamano il privato, passano comunque un paio di giorni prima che si fissi un appuntamento, mentre se si rivolgono al pubblico, i tempi addirittura si dilateranno. C’è poi un aspetto prettamente economico. Un altro aspetto strettamente connesso all’accessibilità al benessere psicologico è infatti il costo del servizio. I nostri pazienti pagano solo 30 euro, un prezzo addirittura inferiore a quello del ticket sanitario che pagherebbero anche nelle strutture pubbliche”.

Il supporto psicologico oggi è più importante che mai. La pandemia e le conseguenti misure restrittive hanno messo a dura prova le nostre abitudini e il nostro stile di vita, per non parlare poi delle difficoltà economiche che siamo costretti ad affrontare. Immagino che in questi mesi le richieste di aiuto siano aumentate.
“Certo, è normale che in fase di pandemia e di lockdown questo tipo di bisogno aumenti e infatti anche le nostre richieste sono aumentate, così come sono aumentate le ansie e le paure. Il distanziamento sociale di per sé non è un’esperienza facile da affrontare, noi siamo abituati a toccarci e ad abbracciarci, siamo abituati a sentire l’altro e le sue emozioni attraverso la vicinanza fisica e improvvisamente questa consuetudine, questa abitudine è venuta a mancare”.

I danni economici sono già enormi, quelli psicologici saranno ugualmente devastanti?
“Il Covid lascerà tracce indelebili nelle vita delle persone. Abbiamo avuto da un lato il distanziamento sociale, poi la chiusura a casa, a cui si è aggiunta anche la paura nei confronti di un nemico invisibile che non sappiamo come affrontare e combattere, tutti elementi che hanno cambiato radicalmente e violentemente le nostre abitudini, il nostro modo di vivere e anche le nostri menti. Oltre tutto, ci sono tracce ancora più profonde, pensiamo per esempio all’elaborazione di un lutto, a chi si è trovato a trasmettere il virus a familiari che poi sono morti e che adesso si trova ad affrontare un doppio dramma, la perdita di una persona cara e il senso di colpa”.

Il Telefono Rosa e l’Istat, per altro, hanno certificato anche un aumento di casi di violenza domestica e di violenza sulle donne, episodi strettamente connessi.
“Purtroppo è una conseguenza banale. Il vivere sotto lo stesso tetto in maniera forzata aumenta la possibilità che questo tipo di violenza si acuisca, soprattutto in contesti già violenti nel periodo pre-lockdown e in soggetti già abituati a questo tipo di comportamenti”.

Il momento storico vi chiede di essere sempre più capillari. State lavorando all’apertura di altre sedi?
“Sì, stiamo potenziando la rete siciliana e incrementando le sedi in Sicilia con l’apertura di altre strutture anche a Siracusa, Ragusa, Trapani e le altre province, perché il nostro obiettivo è coprire tutto il territorio siciliano. Stiamo inoltre lavorando a un servizio telefonico attivo h24 per rendere il nostro supporto ancora più tempestivo: chiunque si trovi in quarantena può chiamare il nostro numero unico nazionale attivo, lo 0235974397, h24 e trovare uno dei nostri professionisti pronti ad accogliere quelle che sono le richieste dei pazienti in difficoltà. E si tratta di un servizio totalmente gratuito”.

Il lockdown ci ha inoltre spinto a considerare un nuovo modo di fare terapia, la terapia a distanza mediata dalla tecnologia. Molti psicologi si sono dovuti reinventare un nuovo modo di essere presenti e nuove metodologie di supporto psicologico. È stato così che per voi?
“Certamente lo ha dovuto reinventare chi non era abituato a lavorare con questi strumenti. Devo dire che noi sono anni che li utilizziamo e che tentiamo di utilizzare qualsiasi strumento a disposizione per aiutare i nostri pazienti anche a distanza, proprio perché ci prepariamo ad affrontare qualsiasi tipo di emergenza e lavoriamo per essere a disposizione nell’immediato. Questi mezzi ci aiutano a essere presenti in qualunque momento e ovunque per i nostri pazienti”.