Salvatore Cordaro, detto Toto, è nato a Palermo nel 1967. Avvocato penalista, è stato consigliere comunale, presidente del Consiglio e vice sindaco di Palermo. Deputato regionale da tre legislature, nella precedente è stato vice presidente vicario della Commissione Antimafia e vice presidente della Commissione Ue. Nell’attuale legislatura è stato eletto nella lista Idea Sicilia Popolari e Autonomisti Musumeci Presidente. È assessore al Territorio e Ambiente della Regione siciliana dal 30 novembre 2017.
Intervistato dal vice presidente Filippo Anastasi, l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, risponde alle domande del QdS.
In Sicilia si contano quasi 32mila abusi edilizi, ma solo un’ordinanza di abbattimento su cinque viene eseguita. Servirebbero norme semplici e fondi per facilitare le demolizioni, non trova?
“Si possono fare due valutazioni. La prima è legata a un problema oggettivo, cioè alla mancanza di tecnici e di personale negli uffici. Alla Regione, cosi come negli Enti locali, da oltre trent’anni non si fanno concorsi e le risorse umane si sono ridotte. Con il presidente della Regione abbiamo riavviato la stagione dei concorsi che in questa fase riguarderà i Centri per l’impiego e i forestali, ma contiamo anche di ripartire dalla burocrazia. L’altra valutazione è legata alla legislazione. In Sicilia, il recepimento della legge nazionale 326/2003 ha creato grande confusione e incertezza. Pertanto, quest’assessorato ha redatto una legge, approvata dall’Ars, la 19/2021, in materia di compatibilità delle costruzioni realizzate in aree sottoposte a vincolo. La norma stabilisce che, laddove vi fossero vincoli di inedificabilità relativa, le autorità preposte al controllo possano fare una valutazione e stabilire dove esitare parere favorevole e dove esitare parere contrario per dare la certezza del diritto ai cittadini e agli amministratori locali. La norma è stata impugnata: a giugno ci sarà l’adunanza dinanzi alla Corte costituzionale e noi come Governo della Regione ci costituiremo perché vogliamo sapere, non solo cosa si vuol fare in questo ambito, ma cosa si può fare. È chiaro che sciogliere i dubbi sui casi che rientrano negli abusi, e quindi nelle demolizioni, e sui casi che non vi rientrano, velocizzerebbe i tempi delle pratiche sepolte negli uffici”.
Negli ultimi anni in Sicilia sono stati consumati più di mille ettari di suolo. La nostra è una delle regioni più cementificate d’Italia. Secondo Cnr e Ispra ciò aumenta le temperature nelle aree urbanizzate. Cosa sta facendo l’assessorato per fermate il consumo del suolo?
“Intanto credo che un dato epocale sia da considerare l’approvazione della Riforma urbanistica, la Legge regionale 19/2020 sul governo del territorio. Dopo 42 anni dalla Legge 71/1978 editata dall’allora assessore Fasino e sottoscritta da Piersanti Mattarella, c’è la nuova legge Cordaro-Musumeci. Uno dei requisiti fondamentali di questa legge è il consumo del suolo tendente a zero. Abbiamo sentito in commissione tutti gli Ordini professionali, gli Atenei siciliani, le associazioni ambientaliste. Abbiamo deciso che in Sicilia, prima di consumare nuovo suolo, è necessario inserire nel sistema urbanistico e anche nell’edilizia il principio di economia circolare e, quindi, del riuso, del riciclo e del riutilizzo dell’esistente, se il caso facilitandone anche il cambio di destinazione d’uso utile per quel contesto sociale ed economico. Abbiamo anche immaginato in questo senso le nuove regole per quelli che un tempo si chiamavano Piani regolatori generali e adesso Pug, Piani urbanistici generali. I Pug, che hanno sostituito i Prg, hanno assorbito anche un principio di semplificazione e di rispetto dei tempi amministrativi. La struttura dell’assessorato regionale è pronta a dare supporto tecnico e cartaceo ai Comuni, grazie al sistema informatico regionale Sitr che abbiamo rafforzato. Collegate a queste leggi ci sono misure di sostegno economico da parte del Governo, finora sono state di 10-15 mila euro, erogate ai Comuni che ne hanno fatto richiesta in mancanza di tecnici, per contribuire alla redazione del Pug”.
L’Isola detiene il record di immobili vuoti e inutilizzati. In che modo state cercando di stimolare la rigenerazione dei Comuni, a partire da quelli delle aree interne sempre più “spopolati”?
“Il censimento degli immobili condotto negli ultimi mesi ha rilevato che il fenomeno degli edifici abbandonati è collegato soprattutto allo spopolamento delle aree interne. Al di là della nostra impostazione che vuole ridurre al minimo il consumo del suolo e ampliare il riutilizzo e la ristrutturazione dell’esistente, il tema delle aree interne è un tema che fa parte delle priorità del Governo Musumeci in questa fine legislatura e con la prossima finanziaria saranno stanziati dei fondi per il rilancio di questi territori. Stiamo facendo il censimento della popolazione e dei beni immobili abbandonati, perché vogliamo creare condizioni sociali ed economiche per fare in modo che la gente torni a vivere nelle aree interne e a immaginare un futuro per queste zone. E non da ultimo intervento, inoltre, abbiamo pensato agli ospedali e alle case di comunità per questi territori, che saranno realizzati con i fondi del Pnrr, affinché la popolazione abbia presidi validi sotto il profilo sanitario e non debba percorrere centinaia di chilometri per avere assistenza. Saranno utilizzati 797 milioni di euro del Pnrr sanità per realizzare nelle province ospedali e case di comunità. Certamente, stiamo lavorando sulle aree interne, perché è una scommessa che il governo Musumeci vuole vincere”.
Anche la scorsa estate la Sicilia è stata preda degli incendi. Perché non sfruttare tutti i forestali per fare prevenzione?
“In tema di antincendio, stiamo lavorando sulle misure di prevenzione di carattere innovativo. L’anno scorso, per esempio, per la prima volta sono stati sperimentati i droni. L’attività di prevenzione riguarda gli operai dello Sviluppo rurale e quindi dell’assessorato Agricoltura, mentre quella di repressione l’assessorato Territorio. Abbiamo programmato una riunione con il dipartimento Sviluppo rurale, il Comando del Corpo forestale, la Protezione civile, gli assessori competenti e il presidente della Regione per valutare in un rapporto sinergico di forze cosa fare in tema di prevenzione. Abbiamo trattato il tema sotto il profilo della preparazione dei viali tagliafuoco, della pulizia del sottobosco e delle convenzioni che definiremo con vigili del fuoco, forze dell’ordine e associazioni che hanno dato disponibilità. Già l’anno scorso abbiamo sottoscritto convenzioni con Anci, associazioni coltivatori e associazioni venatorie che abbiamo coinvolto in un nuovo rapporto di sinergia positiva. Per quanto riguarda il servizio antincendio vero e proprio, abbiamo il problema del personale. Molti distaccamenti sono vuoti, mi riferisco in particolare al segmento repressivo. Abbiamo indetto dei concorsi e spero che si possano espletare nella primavera estate 2022 con la possibilità di assumere nel triennio circa cinquecento agenti forestali. Nel frattempo, per non chiudere i distaccamenti siamo ricorsi alla mobilità interna che ci ha dato la possibilità di riconvertire personale regionale che potrà svolgere funzione di polizia giudiziaria con la collaborazione dei prefetti. Abbiamo affrontato anche un altro problema che è quello dei sindaci che non riescono a eseguire la pulizia e il decespugliamento dei terreni incolti abbandonati dai privati, nonostante sia di loro competenza. Con il decreto legge Draghi intanto si sono fatti passi in avanti perché si è stabilito che laddove i Comuni non siano in grado di aggiornare il Catasto degli incendi, la Regione si sostituisce a essi”.
La Regione ha scelto gli stabilimenti balneari piuttosto che la Bolkestein. Non ritiene che gli stabilimenti paghino poco le concessioni a fronte di prezzi insostenibili per i clienti?
“Partiamo da un dato: nel 2018, con il governo Conte I, il ministero per l’Agricoltura inserisce un articolo nella Legge di stabilità 145/2018 in cui s’introduce l’estensione delle concessioni balneari al 2033. Nel valutare questa situazione, scopro che in Sicilia ci sono tremila concessionari che danno lavoro a oltre centomila persone con indotto e quindi parliamo di percentuali di Pil serie. Da assessore porto una norma in Parlamento che, confermando l’estensione della Bolkestein, recepisce la normativa nazionale e chiede i requisiti ai concessionari e il pagamento del canone che in due mesi ci fa introitare 15 milioni di euro. Che cosa è cambiato dal 2018 al 2022 non saprei, visto che ci sono gli stessi partiti al Governo, ma una sentenza del Consiglio di stato del 2021 stabilisce l’evidenza pubblica. A questo punto, il tema è l’intero sistema, perché per il canone si dovrebbe tenere conto dell’attrazione del luogo, dell’estensione della concessione. Noi ci opponiamo al fatto che debba essere un organo giurisdizionale a stabilire che il sistema attuale non funziona e a dare una scadenza. Daremo battaglia perché non vogliamo replicare ciò che è successo in Spagna o in Grecia, dove i lidi sono andati a potentati economici. Non abbandoneremo le imprese, però, è chiaro che se il sistema resta quello attuale, si dovranno riequilibrare i canoni”.