I furbetti che continuano ad uscire, certo. I controlli sono stati appena rafforzati su tutto il territorio e ieri ben trecentomila persone sono state fermate dalle forze dell’ordine.
Ma ad agitare i pensieri dei vertici della sicurezza – dal Viminale all’intelligence – è qualcosa di più profondo.
Il lungo lockdown causato dal Coronavirus mette infatti a rischio la coesione sociale del Paese, con il possibile manifestarsi di “focolai estremisti” politici e l’aggravarsi di reati.
Su un altro versante, le deroghe concesse dalla legislazione d’emergenza hanno già scatenato gli appetiti delle mafie che, da nord a sud, puntano a salire sul carro della ripresa infiltrandosi negli appalti e mettendo le mani sugli ingenti fondi pubblici stanziati.
La ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha così inviato una direttiva ai prefetti, preziose antenne sul territorio, per invitarli a intercettare tempestivamente derive pericolose e riaffermare il primato della legalità.
Segnali si sono già visti nelle ultime settimane.
La rivolta nelle carceri, con diversi morti.
L’agitazione di ampie fasce di popolazione border line, che viveva al di fuori dell’economia legale, nel sommerso, ed ora è ridotta alla fame dall’Italia chiusa.
I movimenti per la casa alzano i toni. Sempre più famiglie finiscono nelle mani degli usurai, tra le categorie che non conoscono crisi di liquidità.
Attività commerciali falliscono. C’è chi soffia sul fuoco della protesta e la risposta in questa fase non può essere soltanto repressiva, ma occorre programmare interventi a supporto dell’economia e delle fasce più deboli per evitare che scoppi una bomba sociale.
Per questo la ministra richiama i prefetti ad affiancare, al contrasto a ogni forma di illegalità e di criminalità, “la capacità di mediazione dei conflitti e all’azione a tutela dei diritti civili, sociali, politici ed economici”, in modo da “intercettare ogni segnale di possibile disgregazione del tessuto sociale ed economico”.
Il rischio, sottolinea, è quello dell’emergere di “gravi tensioni”, con la “recrudescenza di tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione estremistica”.
E proprio in occasione della Pasqua scalpore ha destato la sfida allo Stato dell’organizzazione neofascista Forza Nuova che, come il capo della Lega Nord Matteo Salvini, avrebbe voluto messe aperte ai fedeli durante queste feste e ha organizzato per domani alle 11 a Roma una “marcia sul Vaticano”.
A fronte di questa situazione, è venuto dalla ministro l’invito agli enti locali ad “adottare ulteriori misure di sostegno a situazioni di disagio sociale ed economico e di assistenza alla popolazione anche attraverso l’attivazione di sportelli di ascolto e la promozione di iniziative di solidarietà a vantaggio delle fasce di cittadini con maggiori difficoltà”.
E c’è un’altro effetto della crisi da Covid-19: l’apertura di spazi di agibilità per le organizzazioni criminali, dal momento che, fa notare la ministro, “la libertà di iniziativa economica, per le difficoltà del momento, può risultare maggiormente permeabile a rischi di condizionamento mafioso”.
Ecco perchè i prefetti devono svolgere “un’attenta e accurata valutazione di tutti i possibili indicatori di rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti”.
Le mafie possono inoltre, nelle realtà a minor sviluppo economico e a maggior disoccupazione, accrescere il loro consenso fornendo un interessato sostegno a chi è in difficoltà. Ma anche nelle aree più ricche, rileva la direttiva, “la carenza di liquidità può rappresentare un’ulteriore occasione per l’ingresso di capitali di provenienza illecita nei settori produttivi e nell’economia legale”.
E occhio alle deroghe consentite dalla normativa emergenziale: da nord a sud i criminali potrebbero infiltrarsi e accaparrarsi le erogazioni pubbliche.
Nel frattempo i prefetti sono anche alle prese con le misure per far rispettare i divieti di spostamento in questa Pasqua da reclusi con posti di blocco e droni su città e litorali.
Anche ieri, come negli ultimi giorni, i denunciati hanno di poco superato quota diecimila. Ad un mese dalla stretta – lo scorso 11 marzo – sono state controllate 6 milioni e mezzo di persone: 240mila i sanzionati.
E c’è chi, come a Rapallo, sfida i controlli incurante delle multe: pagano, pur di raggiungere la seconda casa, ed è per questo che il sindaco propone come sanzione ulteriore la decurtazione dei punti dalla patente.