Immediata ripartenza delle opere pubbliche, semplificando le procedure per assicurare maggiore impulso alla legge 55 del 2019, la cosiddetta Sblocca cantieri.
E maggiore autonomia ai Comuni, con una netta semplificazione regolamentare dell’attività amministrativa.
Sono i due pilastri della proposta di Unimpresa, inviata al governo, per far ripartire i lavori per la costruzione delle infrastrutture e delle grandi opere pubbliche che, in ragione del 25% sono eseguite direttamente dagli enti comunali.
Obiettivo della proposta di Unimpresa è sbloccare le opere ferme e avviare quelle già programmate, affidandole proprio alle amministrazioni locali.
“I Comuni, quando sono messi in condizione di operare, sono il pilastro fondante della nostra penisola. D’altronde non può essere diversamente: i sindaci sono il contatto diretto con i cittadini e rispondono direttamente delle azioni del loro mandato elettorale. La proposta è finalizzata a rendere le città, distinguendole per numero di abitanti, gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Pepe, secondo il quale “solo il 5,8% dei cantieri è gestito dall’Anas e l’1,5% dalle Regioni”.
Secondo il consigliere nazionale di Unimpresa, “occorre dare ai sindaci italiani più potere di esercizio nelle loro funzioni. È necessario eliminare rapidamente l’incredibile quantità di leggi, leggine, cavilli, regole e norme che stringono l’operato di un comune come fa il serpente con la preda. Una miniriforma volta a snellire la burocrazia consentirebbe di aprire una nuova stagione di politica infrastrutturale capace di rispondere ai reali bisogni dei cittadini e dei loro territori, dando così immediato respiro alle pmi e riavviando immediatamente la circolazione del danaro necessario per impedire che questa crisi generi nuovi poveri”.
Pepe guarda ai “sindaci di molte città – grandi o piccole lungo lo stivale – che hanno dimostrato un ardore e una forza di volontà senza pari, mentre la politica nazionale non è apparsa così turbata dalla pandemia che ha letteralmente travolto l’Italia, trascinando il nostro Paese, già debole e poco strutturato, sull’orlo di un baratro economico-sociale pericoloso e irreversibile, ma che, adesso, va trasformato intelligentemente in una occasione di ripresa”.