Politica

Coronavirus, verso un emendamento “salva-medici”

Il testo definitivo ancora non c’è, ma contro i tentativi di speculazione di alcuni studi legali pronti a fare cause ai medici in prima linea nell’emergenza, è arrivato il parere favorevole del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede agli emendamenti al dl Cura Italia sulla responsabilità sanitaria legata all’emergenza Coronavirus.

La norma indicherebbe che la responsabilità civile degli esercenti la professione sanitaria sia limitata ai casi di dolo e colpa grave e, sul versante penale, la punibilità sarebbe limitata ai soli casi di colpa grave.

Diverse le variabili da tenere in considerazione tra cui l’eccezionalità della situazione e la disponibilità di attrezzature e personale.

I particolari del documento, che sarà discusso la settimana prossima in Senato, non si conoscono, ma la lettura dei diversi emendamenti proposti sulla responsabilità degli amministratori nel periodo della gestione emergenziale ha provocato allarme e preoccupazione negli Ordini e sindacati dei medici. Che definiscono la materia “molto più ampia e delicata”.

Infatti in discussione non c’è solo la responsabilità dei singoli operatori sanitari nei confronti dei pazienti, ma anche quella delle strutture sanitarie che non hanno dotato medici e infermieri di dispositivi di sicurezza adeguati.

E non ultimo il tema del risarcimento o indennizzo per i camici bianchi che hanno riportato un danno quando non la morte nello svolgimento del loro lavoro.

“Al netto dei possibili profili di incostituzionalità, sembra che si voglia introdurre un generalizzato colpo di spugna su tutte le condotte tenute finora”, scrivono i vertici della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) in una nota.

E aggiungono: “Se è comprensibile pensare a una maggiore tutela del sistema nella fase di riorganizzazione del servizio nell’esplosione dell’emergenza, non altrettanto si può concepire per le condotte omissive o dolose che abbiano esposto il personale, sino a provocare lesioni o morte evitabili”.

E concludono: “Tali proposte non possono trovare nessun sostegno e meno che meno condivisione. Lo dobbiamo ai nostri caduti, ai cittadini che hanno perso la loro vita e a tutti coloro che, con generosità, si sono spesi per assistere e curare i pazienti”.

Dal canto suo il maggiore sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed sottolinea l’importanza per il Parlamento di prendere tempo per riflettere su una materia così delicata.

“Bisogna prevedere uno scudo adeguato per gli operatori sanitari, e riconoscere solo il dolo – dice il segretario nazionale Carlo Palermo – inoltre si deve pensare a un fondo per gli indennizzi da parte di asl e strutture sanitarie per medici e infermieri che hanno riportato conseguenze a causa della mancanza di protezioni individuali sicure”.