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Corruzione, arrestato funzionario regionale, mazzette da Arata

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesso dal gip del Tribunale di Palermo, nei confronti di Marcello Asciutto, di 58 anni, funzionario della Regione Siciliana, accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

L’attività di indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha accertato che il pubblico ufficiale, in cambio di informazioni sullo stato di alcune pratiche amministrative, della predisposizione di provvedimenti autorizzativi e del rilascio di pareri favorevoli illegittimi, avrebbe incassato trentamila euro.

Impianti di biometano a Francofonte e Segesta

I progetti che il funzionario avrebbe “spinto” erano relativi alla costruzione e all’esercizio degli impianti di biometano di Franconfonte (Siracusa) e Calatafimi – Segesta (Trapani), proposti dalla cordata imprenditoriale guidata da Francesco Paolo Arata, faccendiere già consulente di Matteo Salvini e vicino alla Lega, già arrestato e processato, e Vito Nicastri, imprenditore condannato per aver finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Il passaggio di denaro sarebbe avvenuto tramite Giacomo Causarano, dipendente dell’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi Di Pubblica Utilità della Regione Siciliana già indagato e processato.

Nel 2015 la Dia aveva confiscato a Vito Nicastri beni per 1,3 miliardi di euro.

Nel 2018 l’imprenditore, detto “Il re dell’eolico” perché ha fatto una fortuna investendo nelle energie alternative, fu arrestato per aver finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro e per questo fu condannato in primo grado a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Perquisizioni nell’assessorato regionale Energia

E stamattina la Dia di Palermo ha effettuato anche una serie di perquisizioni negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia nell’ambito dell’inchiesta.

Sono state perquisite anche l’abitazione e l’ufficio del funzionario.

L’indagine è una tranche di quella che, due anni fa, ha coinvolto Nicastri, Arata e alcuni funzionari regionali.