Nella recente sentenza n. 183 del 2022, consultabile sul sito della Corte, i giudici costituzionali hanno rivolto al legislatore un monito affinché ponga rimedio alla situazione di incostituzionalità da essi rilevata usando dei suoi poteri discrezionali, compiendo cioè le scelte politiche che sono di sua spettanza.
La questione sottoposta alla Corte verteva in materia di indennità dovuta al lavoratore, occupato in un’azienda con meno di 15 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo. Il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (cosiddetto Jobs Act) prevede che l’indennità sia contenuta tra un minimo di tre a un massimo di sei mensilità della retribuzione. Il giudice rimettente riteneva tale ammontare insufficiente sia a garantire un adeguato ristoro del pregiudizio subito dal lavoratore sia a esercitare una funzione deterrente contro licenziamenti illegittimi. La Corte accoglie i rilievi, anche in considerazione del fatto che l’unico criterio per determinare l’ammontare dell’indennità appare sin qui essere stato il numero dei lavoratori impiegati nell’azienda, ritenuto indice rilevatore della forza economica di quest’ultima.
Tale criterio, ad avviso della Corte, non appare più consono all’attuale stato dell’economia, in cui un’impresa con un minor numero di occupati ma tecnologicamente attrezzata ha un potenziale economico maggiore rispetto a un’azienda con più occupati ma tecnologicamente povera. La fissazione di una soglia massima può inoltre apparire inadeguata, anche alla luce dell’art. 24 della Carta Sociale Europea che, in un’ottica di difesa dei lavoratori, vieterebbe l’imposizione di tetti prefissati di ristoro per i licenziamenti illegittimi.
Tuttavia, attese le molteplici soluzioni possibili nel rimodulare l’indennità per renderla conforme ai parametri costituzionali invocati, essenzialmente gli articoli 3 Costituzione che impone al legislatore scelte ragionevoli e gli articoli 3 e 35 Costituzione improntati alla tutela del diritto al lavoro, è compito del legislatore intervenire e la Corte, come fa in questi casi, ha dichiarato la questione di costituzionalità inammissibile.
La Corte è consapevole dell’alto tasso di politicità delle decisioni che dovranno essere adottate, visto che le imprese con meno di 15 dipendenti costituiscono la struttura portante della nostra economia e che determinazioni con rilevanti ricadute finanziarie possono risultare dirompenti per la loro stessa sopravvivenza. Tuttavia, se il legislatore rimarrà inerte e la stessa questione dovesse ripresentarsi alla Corte, quest’ultima si sostituirà al primo e, bilanciando i vari interessi in gioco, compirà le scelte che riterrà più opportune a ricondurre la normativa sull’indennità nell’alveo costituzionale.
Il Parlamento è avvisato…
Giovanni Cattarino
già Consigliere della Corte costituzionale e Capo Ufficio Stampa