Intervistato dal direttore, Carlo Alberto Tregua, il Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, risponde alle domande del QdS.
Quali sono gli obiettivi che si pone un’istituzione come la Corte dei conti?
“Le funzioni sono molteplici. Innanzitutto, la verifica della rispondenza della spesa pubblica con le leggi e gli obiettivi di sviluppo che lo Stato si è prefissato. Attività che si concretizza, in base all’articolo 100 della Costituzione, in un’attività di controllo. Ma la Corte è anche un organo giurisdizionale per tutte le materie che attengono alla contabilità pubblica, fra le quali rientra la responsabilità per danno erariale: al riguardo, le Sezioni giurisdizionali della Corte procedono all’accertamento delle responsabilità e, una volta individuate, siano esse dolose o gravemente colpose, viene disposta la condanna al risarcimento del danno. In epoca recente, poi, le competenze in materia giurisdizionale si sono fortemente ampliate, non tanto a seguito di interventi normativi, quanto per effetto di interpretazioni giurisprudenziali: le nostre sentenze, confermate dalla Suprema Corte di cassazione, hanno riconosciuto la sussistenza della giurisdizione contabile anche nei confronti di soggetti prima ad essa non sottoposti. Mi riferisco agli amministratori di enti pubblici economici o di società partecipate pubbliche. Inoltre, la Corte ha giurisdizione anche nei confronti di soggetti privati percettori di contribuzioni pubbliche che abbiano utilizzato disponibilità finanziarie in violazione dei programmi pubblici di spesa”.
A chi spetta l’iniziativa?
“In materia di controlli, la Corte dei conti programma la propria attività attraverso le Sezioni riunite, cui segue il programma di tutte le altre Sezioni, centrali e regionali che poi svolgeranno le rispettive attività secondo le competenze specifiche ad esse assegnate. In sede regionale è fondamentale l’attività delle Sezioni regionali di controllo, che formulano la programmazione dei controlli secondo esigenze e necessità locali. L’attività giurisdizionale, invece, viene attivata dalle Procure regionali a seguito di denuncia, che può essere proposta o direttamente dalle amministrazioni danneggiate ovvero da altri organi preposti all’accertamento del danno erariale. Una collaborazione proficua e altamente specializzata viene fornita dalla Guardia di Finanza che, come noto, ha funzioni di polizia economico-finanziaria e che costituisce il principale organo di polizia erariale a disposizione delle Procure regionali”.
L’attività di controllo è sempre successiva?
“Non sempre. L’attività di controllo può essere preventiva e ha ad oggetto la legittimità di atti; può essere successiva e ha ad oggetto la verifica di economicità, efficienza ed efficacia delle pubbliche gestioni. Il controllo sulla gestione può essere non solo a posteriori, ma anche concomitante, quando, cioè, avviene in corso di esercizio e ha per oggetto gestioni non ancora concluse. In buona sostanza, in questo caso, la Corte verifica come l’amministrazione utilizza le somme che le sono state attribuite. Molto importanti, inoltre, sono le finalità di prevenzione generale insite nella attività di controllo, in qualsivoglia forma essa si realizzi, perché consente di perseguire con immediatezza l’interesse pubblico sotteso alle attività amministrative”.
Qual è lo stato di salute della Corte dei conti sotto il profilo dell’organizzazione, della digitalizzazione e dell’organico?
“Nel complesso posso affermare che ‘il paziente’ è sano: negli anni la Corte ha sempre cercato di stare al passo con i tempi, utilizzando attrezzature e strumenti tecnologici all’avanguardia e formando adeguatamente il personale. E anche nel periodo emergenziale, che stiamo tuttora vivendo, abbiamo efficacemente lavorato grazie alle dotazioni informatiche e alla efficiente organizzazione predisposta negli anni trascorsi”.
Tema rifiuti: nell’ultimo rapporto della Dia, relativo al primo semestre 2021, si legge che la mafia, grazie anche alla connivenza di funzionari infedeli, ha fatto affari d’oro in Sicilia, soprattutto in questo settore…
“Si tratta di un ambito che non sfugge all’attenzione della Corte dei conti. Da una recente analisi della sezione delle Autonomie sulla gestione dei servizi comunali, è emerso che in materia di rifiuti le prestazioni nelle realtà territoriali più piccole richiedono costi, a livello pro capite, più elevati cui, però, non sempre corrispondono servizi di qualità migliore. Inoltre, nel nostro ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica abbiamo evidenziato la criticità dei tempi di realizzazione degli impianti per i rifiuti urbani: da qui la necessità di semplificare le procedure e la durata degli iter autorizzativi. Il settore dei rifiuti rappresenta uno degli snodi fondamentali per aiutare l’economia a circolare e produrre benefici, assicurando un contributo stabile e duraturo nel sostegno all’occupazione e alla creazione di valore aggiunto. La Magistratura contabile ha più volte sottolineato la necessità di una correlazione tra equilibrio finanziario e gestione delle discariche, i cui costi sono a carico dei cittadini per la fruizione del servizio di raccolta, recupero e smaltimento. E che nella gestione dei rifiuti perduri uno stato d’emergenza cronico lo dimostra il mancato raggiungimento delle soglie previste dalla normativa generale per la raccolta differenziata. Il rapporto della Dia evidenzia, inoltre, che a seguito della recente pandemia la malavita ha mostrato un alto interesse verso i settori più remunerativi. Quello dei rifiuti, talvolta radicato a consuetudini sociali e ambientali, è uno di questi”.
In Italia abbiamo tre grosse piaghe, di cui una è la corruzione. In che modo si può contrastare?
“In quest’ambito la Corte svolge un’attività rilevantissima. Un sostantivo, ‘corruzione’, che, è bene precisarlo, non è da intendersi unicamente nella sua accezione penalistica, ma va riferito a qualsiasi attività che sia lesiva del buon andamento generale della Pubblica amministrazione. ‘Corruzione’ in senso lato è anche, per esempio, un dipendente pubblico che non svolge le proprie mansioni in maniera imparziale. L’attenzione della Corte alla salvaguardia degli interessi dei cittadini, comunque, è sempre altissima: è nostro preciso compito, da realizzare attraverso l’esercizio di tutte le plurime funzioni istituzionali, individuare criticità gestionali ovvero illeciti erariali, prevenire, ove possibile, e reintegrare le risorse erariali dissipate (quando se ne presentano i presupposti di legge) attraverso comportamenti che arrecano danno alla comunità. E in periodi di pandemia, come quello che viviamo da febbraio 2020, quando lo Stato o l’Unione europea rendono disponibili ingenti risorse per la ripresa, diventa concreto il rischio di un aumento di condotte dannose per l’interesse pubblico. Ecco, dunque, che la Corte, anche con l’importante contributo di altri organismi, quali ad esempio l’Anac, con cui vi è un protocollo di collaborazione, vigila con maggiore accortezza e attraverso tutte le proprie funzioni. Una sorveglianza che si rafforzerà ulteriormente nei prossimi mesi, durante i quali all’Italia saranno destinati svariati miliardi di euro di provenienza europea, legati al Pnrr, che dovranno tassativamente essere impiegati in maniera proficua. Il corretto impiego di tali risorse attiene non soltanto alla ripresa economica, ma anche all’immagine internazionale del nostro Paese. D’altro canto, è la stessa Unione europea ad avere espressamente invitato gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire e reprimere qualsiasi fenomeno che possa ledere gli interessi finanziari pubblici. E su questo la Corte farà la sua parte”.
Qual è il suo parere sulla norma secondo cui i Tar non possono sospendere le gare d’appalto?
“Si tratta di un provvedimento recente, contenuto nel Decreto legge n. 77/2021, inserito a modifica delle disposizioni del Dl n. 32/2019, convertito in legge n. 55/2019 (la cosiddetta Legge Sblocca Cantieri) al fine di velocizzare e snellire le procedure di una gara d’appalto che, spesso, si arenano a causa di un ricorso giurisdizionale dinanzi al Tribunale amministrativo regionale. Il Decreto, in sostanza, statuisce che il Tar non può sospendere una gara di appalto. Tuttavia, in sede di giudizio di merito, lo stesso Tribunale amministrativo può dare ragione all’impresa che ritiene di avere subito un pregiudizio dalla mancata assegnazione dell’appalto. Quindi si corre concretamente il rischio che lo Stato si trovi a dover pagare due volte: una per consentire l’esecuzione di un determinato progetto; l’altra a titolo risarcitorio. A questo punto, dunque, a mio avviso sarebbe meglio estendere i controlli preventivi di legittimità che fanno capo alla Corte dei conti. Attualmente, per esempio, noi esercitiamo una verifica solo per i contratti sopra la soglia. È auspicabile, invece, l’allargamento ai contratti sotto la soglia, in maniera tale da intercettare prima eventuali irregolarità che, ove non rilevate preventivamente, potrebbero ingenerare contenzioso con le conseguenze rilevate. Se, tuttavia, si tratta di illeciti mascherati da regolarità formale, allora il controllo non è più sufficiente e l’accertamento va fatto ricorrendo ad altri sistemi”.