La Corte dei Conti sospende il giudizio di parifica del rendiconto 2020 della Regione, per le troppe irregolarità.
Il giudizio su parifica 2020 e la decisione definitiva, sollevando, con una separata ordinanza, la questione di legittimità costituzionale. Niente parifica quindi per la Regione, fatto che va a certificare come i conti della Regione siano gravemente malati.
Al giudizio di parifica della Corte dei Conti, che si è svolto nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo oggi erano presenti i vertici istituzionali regionali: il governatore Renato Schifani, il presidente dell’Ars Michele Galvagno, gli assessori regionali all’economia Marco Falcone e alla Famiglia Nuccia Albano.
Il presidente delle sezioni riunite Salvatore Pilato dopo i saluti ha aperto i lavori ripercorrendo le tappe di questo travagliato controllo sul rendiconto 2020 che ha subito anche uno stop per il rinnovo del governo regionale e che ha portato a redigere una relazione di ben 800 pagine.
Pilato ha voluto sottolineare comunque il ruolo di ausiliarità della Corte, senza alcuna pretesa di voler formulare alcun giudizio politico.
“Non è una pagella politica – ha detto – la Corte non da’ un voto: la Corte individua gli eventuali vizi di illegittimità economico-contabile e individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa”. Presente anche il presidente Guido Carlino.
Dopo le relazioni dei magistrati Tatiana Calvitto e Giuseppe Massimo Urso, si è tenuta la requisitoria della presidente della procura generale presso la Sezione Giurisdizionale d’Appello, Maria Rachele Aronica, che ha avuto la funzione di pubblico ministero.
Nella sua requisitoria di 97 pagine il pm aveva chiesto di parificare il conto del bilancio, ma con riserva: ad eccezione del ripiano del disavanzo che non poteva essere fatto in dieci anni ma in tre anni (860 milioni di euro) e di trenta capitoli del bilancio che riguardano entrate, spese e residui (attivi e passivi). Inoltre chiede di non parificare lo stato patrimoniale e il conto economico “per irregolarità”.
Tutto ruota attorno al buco di bilancio che nel 2020 è stato stimato in 7 miliardi di euro e a destare le perplessità è stata la modalità utilizzata per coprire il disavanzo del 2018, spalmando le rate su 10 anni invece di 3, in forza a un accordo con lo Stato centrale sottoscritto però – secondo il pm – fuori dai tempi consentiti dalla legge.
Inoltre tra le criticità rilevate dalla Corte c’è anche il finanziamento delle autolinee pubbliche e private che prendono le mosse da una legge poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.
Una bacchettata su ogni settore: dai crediti di dubbia esigibilità che vengono continuamente inseriti nel bilancio come entrate concrete, alla sanità, settore in cui la Regione per la Corte deve investire di più.
“La nota integrativa risulta carente e lacunosa – è scritto nella relazione – mancando in sostanza una rappresentazione chiara e immediata di taluni valori del bilancio….risulta difficoltoso determinare con esattezza tanto il valore finale di ciascun costo o ricavo esposto nel conto economico quanto il valore complessivo dei ratei e dei risconti attivi e passivi esposti nello stato patrimoniale”.
E’ stato rilevato come la gestione nel 2020 non abbia generato disavanzo, e questo lo si può certamente considerare un risultato positivo, ma è stato sottolineato come permangono le difficoltà nel recupero del disavanzo precedente, e la fatica di apportare quelle riforme che ora sono divenute necessarie per il buon andamento della amministrazione regionale. Al termine della requisitoria il presidente della Regione Schifani non ha voluto replicare e la Corte si è chiusa in camera di consiglio fino alle 13.45. All’uscita la sorpresa della sospensione.
Raffaella Pessina