Il cannocchiale

Così lontano, così vicino

Il Sahel deve il suo nome alla parola araba Sahil, che significa bordo del deserto, e si estende al di sotto del Sahara dall’oceano Atlantico al Mar Rosso attraversando ben 13 stati, tra cui il Niger. Per quanto sia cruciale per l’Europa, e in particolare per l’Italia, la conoscenza dei fatti di quest’area è molto limitata e considerata qualcosa di lontano.

Il 26 luglio il presidente nigerino Mohamed Bazoum è stato deposto da un colpo di stato, il quinto negli ultimi 3 anni dopo quelli realizzati in Mali, addirittura due, Burkina Faso, e Ciad. Quest’area è cruciale per il controllo dell’immigrazione irregolare, da qui avvengono infatti gran parte delle partenze e qui sono basati i trafficanti che consentono agli immigrati di attraversare il deserto per arrivare in Libia e in Tunisia.

Nel Sahel si sta anche giocando una partita geopolitica globale che vede coinvolta soprattutto la Russia. Consapevole del fatto che costituisce un tallone d’Achille per l’Europa il Cremlino è intervenuto utilizzando il gruppo Wagner, appoggiando i colpi di stato e aiutando i nuovi regimi che si sono rapidamente allontanati dai paesi occidentali, in particolare dalla Francia, per abbracciare i nuovi amici. Per i russi l’intervento nel Sahel, risponde a molteplici obiettivi: aumentare la propria sfera di influenza in Africa, controllare importanti giacimenti di uranio, utilizzare i flussi migratori in chiave geopolitica.

Del Sahel si occupa, per ragioni storiche, soprattutto la Francia che secondo alcune stime ha stanziato oltre 5.000 uomini e ha coinvolto molti paesi europei. Anche l’Italia ha inviato un contingente di 300 militari e ha partecipato a diverse missioni. Per l’Italia il Sahel, e il Niger in particolare, sono il cortile di casa, ed è apprezzabile che senza fare tanto rumore vi mantenga una presenza. Nella ricerca di una via per la riduzione dell’immigrazione e la stabilizzazione dell’Africa il governo però dovrebbe investire risorse molto maggiori in quest’area.