PALERMO – La classe politica siciliana è stata messa alla gogna nel corso della trasmissione “Non è l’Arena” del conduttore televisivo Massimo Giletti, andata in onda domenica scorsa sul canale La 7. L’assist è arrivato dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché che, tallonato a Palermo dagli inviati della trasmissione, ha reagito in maniera a dir poco non convenzionale. Ed ecco che il Palazzo dei Normanni è tornato ancora una volta alla ribalta per gli stratosferici costi del suo mantenimento. Le notizie sbandierate, così come i numeri, non ci meravigliano affatto, perché il QdS da anni pubblica inchieste sull’argomento, denunciando le cifre del Parlamento più costoso d’Europa, oltre che il più antico, ma anche la mancanza di trasparenza in tutto quello che è la gestione del denaro che, occorre ricordare, esce dalle tasche dei cittadini.
E così viene elencato ancora una volta il totale delle spese previste per il 2019 (200 milioni di euro), circa 100 in più, come è stato detto della Camera nazionale spagnola e il triplo circa del bilancio del consiglio regionale della Lombardia, come sottolineato nel nostro articolo pubblicato lo scorso 21 marzo. L’elenco delle mancate riforme, delle storture, dei privilegi riservati ai pochi e degli sprechi che hanno affossato la Sicilia è stato ripetuto in questi anni come una litania.
Il presidente dell’Ars Micciché è apparso nei filmati mostrati in trasmissione irritato dalle domande dei giornalisti, che peraltro chiedevano come mai avesse dichiarato: “La rivoluzione non ho potuto farla perché qui comanda Giletti”. Un autogol che ha suscitato sui social una ridda di polemiche. Anche alcuni politici hanno commentato il fatto, come Vincenzo Figuccia, fuoriuscito di Forza Italia, ora nell’Udc. “È inaccettabile che (Micciché) non si apra al confronto democratico con i giornalisti che vogliono approfondire delle questioni regionali anche perché possa raccontare ai microfoni le sue ragioni, per chiedere scusa laddove ha sbagliato, per confrontarsi con chi la pensa diversamente da lui. Ho sentito frasi del tipo ‘la rivoluzione non ho potuto a realizzarla perché qui comanda Giletti’. Mi sembra veramente troppo in termini di demagogia, di falsità e bugia soprattutto da parte di chi da 25 anni, ha rivestito ruoli di prim’ordine, da parlamentare Nazionale, da ministro e più volte da presidente dell’Assemblea regionale. Se la Sicilia è in queste condizioni – dice il deputato centrista – la colpa è soprattutto sua e di gente come lui che è al governo della Regione da troppo tempo. (…) Io – conclude Figuccia – decido di stare da un’altra parte, lontano da personaggi come questo e spero che davvero la rivoluzione possa compiersi presto con il coinvolgimento della popolazione e con l’uscita dal torpore di una certa politica che non comprende che il suo tempo è finito”.