Nel prossimo decreto Covid che sarà varato probabilmente mercoledì dal Consiglio dei ministri, sarà inserita anche “la proroga fino al 31 luglio della legislazione vigente riguardante l’emergenza per gli uffici giudiziari, come da richiesta arrivata stasera dall’Associazione nazionale magistrati”.
Lo si apprende, si legge in alcune note delle agenzie di stampa, da fonti del Ministero della Giustizia.
L’Anm accusa il Governo
Ieri la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati aveva scritto una dura nota attaccando il Governo, accusato di considerare “il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”.
L’Anm, nella nota, invitava dunque i dirigenti degli uffici giudiziari, “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi volti alla limitazione dell’attività giudiziaria”, “ad adottare misure organizzative per rallentare immediatamente tutte le attività senza escludere, nei casi più estremi, la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.
Non prorogata la disciplina emergenziale
Partendo dalle considerazioni che il Governo intende prorogare le misure più rigide per contenere il contagio e che “l’attuale situazione epidemica non differisce molto da quella di un anno fa” l’Anm fa notare che “mentre un anno fa era stata disposta la temporanea sospensione dell’attività giudiziaria (a eccezione di poche tipologie di procedimenti urgenti), attualmente negli uffici di tutt’Italia si continua a lavorare con le stesse modalità e con gli stessi ritmi del periodo antecedente la pandemia”.
Per i magistrati “l’unico precario e insoddisfacente meccanismo di cautela” è “costituito dalla disciplina emergenziale, che peraltro … non risulta neppure prorogata benché ne sia prossima la scadenza”.
Vaccinare i magistrati
“Il nuovo Piano strategico vaccinale – sottolinea inoltre la nota -, modificando le Linee Guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia. Il Governo considera, dunque, il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”.
La decisione, per l’Anm, desta “disagio e sconcerto” e “appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall’Unione Europea e richiamati dalla Ministra Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento”.
Sospendere l’attività non urgente
E questo perché, secondo i magistrati, “l’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale … imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie … donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi”.
Di qui, l’invito dell’Anm ai dirigenti degli uffici giudiziari, “ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.