Contagi in crescita esponenziale, pressione sulle strutture sanitarie e il sistema del tracciamento completamente saltato. La nuova ondata della pandemia, alimentata dalla diffusione della variante Omicron, sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema. Che necessita di un adeguamento. Come spiega Franco Luca, responsabile della medicina territoriale dell’Asp di Catania che scatta una fotografia della situazione catanese che non è certo differente da quella registrata nel resto dell’isola. Per quanto vi siano delle differenze con il capoluogo.
Sebbene più leggera, la variante Omicron sta mettendo a dura prova il sistema sanitario siciliano. La crescita esponenziale infatti inizia a farsi sentire sugli ospedali, i cui posti letto iniziano a scarseggiare. “Per quanto la malattia sia meno grave, i casi sono così tanti da provocare sofferenza nelle strutture sanitarie – dice Luca. È chiaro che, se le cose dovessero continuare di questo passo, i posti disponibili non saranno più sufficienti.
Secondo il medico dell’Asp di Catania, il numero di posti per i pazienti Covid, dimezzati con l’avvio delle vaccinazioni, dovrebbero essere ripristinati. “Se non addirittura aumentati” – prosegue.
Luca non è affatto ottimista relativamente alla situazione nonostante sottolinei come l’Asp stia lavorando molto. “E’ molto caotica – dice. Il tracciamento è saltato, sono troppi i tamponi fai da te”. È difficile dunque tracciare chi si sottopone al test in autonomia e, magari non comunica i risultati.
Un aumento della sofferenza c’è poi per coloro che sono in isolamento domiciliare e non riescono a ottenere il via libera per uscire, nonostante il tempo. Sono tantissimi. Sono isolati a casa anche se negativi perché attendono il certificato di guarigione. E quindi il Green pass. Numeri di positivi non più tali che vanno oltretutto a intasare anche il sistema di conteggio.
Da Catania a Palermo sono tante le testimonianze di coloro che, nonostante la negativizzazione da giorni, non sono stati raggiunti dal provvedimento dell’Asp. C’è chi come a Ada, per esempio, ha dovuto sollecitare il certificato per ben due giorni prima di ottenerlo oppure chi come Francesco e la sua famiglia sono in quarantena dal 16 dicembre e sono ancora in attesa del tampone. “I tempi sono lunghi – ammette Luca: molti pazienti contagiati sono nel frattempo diventati negativi ma negli elenchi risultano ancora positivi proprio perché non è stato effettuato il tampone di guarigione o non è arrivato il cenrtificato. E’ per questo che potenzieranno i drive-in riservati a questi soggetti. Contiamo di farne 300 al giorno nel solo Ascoli Tomaselli”.
Si procede diversamente nel capoluogo di Regione. Stando a quanto spiegato dall’ufficio stampa del commissario all’emergenza di Catania, Pino Liberti, a Palermo i medici di famiglia possono redigere l’atto di fine isolamento e comunicarlo all’Asp. Accelerando in questo modo un processo che, a Catania, ad esempio, resta più lento. Nella città etnea, a quanto pare, ai medici di base non è consentito l’accesso al sistema gestionale. Il risultato è che i pazienti, dopo essersi sottoposti al tampone molecolare per decretare la guarigione, devono attendere la risposta dall’Asp, che potrebbe arrivare giorni dopo.