Per il New York Times alcuni vaccini sono inutili sulla variante Omicron.
Il prestigioso quotidiano cita uno studio secondo il qule i vaccini AstraZeneca, Johnson & Johnson e quelli utilizzati in Cina e Russia “fanno poco o nulla per fermare la diffusione di Omicron”.
Diversa la situazione per i vaccini mRna prodotti da Pfizer e Moderna, che peròvengono utilizzati in porzioni limitate del pianeta.
I vaccini cinesi Sinopharm e Sinovac – che rappresentano una quota estremamente rilevante a livello mondiale e sono stati utilizzati anche in Messico e Brasile – offrono secondo il New York Times “protezione quasi nulla dall’infezione di Omicron”.
Il quotidiano cita inoltre uno studio preliminare britannico per evidenziare che il vaccino AstraZeneca – ampiamente impiegato anche in Italia – “non ha mostrato capacità di fermare Omicron sei mesi dopo la vaccinazione”.
Il vaccino, con il nome Covishield, è stato utilizzato in India e in molti paesi dell’Africa subsahariana, dove sono state distribuite 67 milioni di dosi in 44 nazioni.
Simile, secondo i ricercatori, anche il rendimento del russo Sputnik.
Nemmeno il monodose Johnson & Johnson appare in grado di garantire una protezione rilevante.
Il quadro complessivo è stato tracciato dal professor John Moore, virologo al Weill Cornell Medicine di New York: “Si perde per prima la protezione contro l’infezione asintomatica e i sintomi lievi, si conserva molto meglio la protezione contro la malattia grave e la morte”.
Ma questa protezione parziale non sarà in grado di evitare un effetto massiccio a livello globale, ha sottolineato J. Stephen Morrison, direttore del Global Health Policy Center al Center for International and Strategic Studies, secondo il quale “L’ampiezza dell’infezione travolgerà i sistemi sanitari”.
Allarme Omicron anche da Anthony Fauci, il super esperto americano di origine siciliana, Omicron ha “straordinarie capacità di diffusione” e sta già “imperversando nel mondo”.
Fauci ha messo in guardia dai “viaggi durante il periodo natalizio” che “possono aumentare il rischio di infezione anche fra i vaccinati”.