Politica

Covid, il Pd all’Ars, basta con questa gestione altalenante

“Auspichiamo di uscire dalla zona rossa il 31 gennaio”.

Con un bollettino che parlava di 996 i nuovi positivi su 29.270 tamponi, con una incidenza del 3,4%, ieri sera all’Ars l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha così detto nella replica ai parlamentari a conclusione del dibattito in aula sulla gestione della pandemia nell’Isola.

Una gestione dell’emergenza epidemiologica che non ha soddisfatto il Pd, autore di un ordine del giorno, primo firmatario il capogruppo Giuseppe Lupo e approvato dall’aula, in cui si chiede alla Giunta Musumeci “lo scrupoloso rispetto dei parametri di tipo scientifico dettati dalle valutazioni della cabina di regia regionale e dall’Istituto superiore di sanità e l’emanazione di indicazioni univoche e non altalenanti”.

Anche in un altro odg approvato dall’aula e presentato dalla Lega psp, si impegna la Giunta regionale ad applicare in Sicilia le misure da zona arancione, ferme restando “eventuali ma mirate restrizioni di tipo locale”.

I provvedimenti chiesti dalla Giunta regionale al Governo nazionale sono stati giudicati dal Pd piuttosto ondivaghi, ma soprattutto troppo ad ampio raggio, tanto che nell’odg dei dem si chiede di circoscrivere le misure più restrittive “a singole province o singoli territori comunali … consentendo al resto della Regione l’allentamento delle prescrizioni attualmente in vigore”.

Basta altalene da Musumeci

“Nelle ultime settimane il presidente Musumeci – hanno ricordato i parlamentari Pd – è passato dall’invocare misure ancor più restrittive della zona rossa, fino a chiedere per la Sicilia le regole meno severe previste per la zona arancione e tutto questo è riuscito solo a scatenare confusione nei cittadini e incertezze negli operatori economici”.

“Siamo – hanno aggiunto i deputati del M5s – l’unica zona rossa d’Italia, tra l’altro inspiegabilmente generalizzata in tutta l’isola, con il risultato di mettere in ginocchio imprese e commercianti anche nelle aree dove i contagi sono bassi”.

Per questo, è stato sottolineato in aula, è il momento “di fare chiarezza applicando rigorosi criteri scientifici” in base ai quali “allentare le misure restrittive in vigore, magari prevedendo misure più rigide localizzate in porzioni di territorio nelle quali la curva epidemiologica mostra un andamento meno favorevole”.

Sindaci iblei, riaprire dove l’indice è basso

Una proposta simile è venuta dai sindaci di Pozzallo, Scicli e Chiaramonte Gulfi, Roberto Ammatuna, Enzo Giannone, Sebastiano Gurrieri, i quali, con una nota al presidnete della Regione hanno chiesto la riapertura delle attività commerciali nei Comuni con basso indice di contagio da covid.

“In tutti questi mesi di emergenza sono state rispettate le indicazioni impartite dagli organi superiori – hanno scritto nella nota – ma ora la situazione sta sfuggendo di mano e con il protrarsi delle restrizioni riteniamo fondamentale l’applicazione di deroghe alle province più piccole e con basso indice di contagio”.

I Sindaci hanno garantino “il pieno impegno nello svolgere i controlli per il bene di attività che oggi soffrono pesantemente le restrizioni vigenti” come quelle di bar, ristoranti, centri estetici.

Le proteste dei ristoratori

Le proteste dei ristoratori a Palazzolo Acreide (Siracusa) e Catania hanno determinato probabilmente un cambiamento d’indirizzo nella politica regionale. Nei giorni scorsi il governatore Musumeci ha visitato gli chef che hanno piazzato, con l’assenso del sindaco leghista, una tavola imbandita al centro dell’aula consiliare di Palazzolo, garantendo che avrebbe chiesto ristori al Governo nazionale.

E ieri il sindaco di Catania Salvo Pogliese (FdI) ha detto di condividere appieno “le ragioni della protesta dei ristoratori catanesi, che poi sono quelle degli esercenti siciliani: non possono bastare le contribuzioni annunciate a placare la rabbia di tanti titolari di esercizi commerciali costretti a tenere abbassate le saracinesche”.

Palermo, 420 multe per assembramento

Il problema è che a ogni assembramento corrisponde un aumento dei contagi. E la situazione, soprattutto nelle città più grandi, sembra difficile da controllare.

A Palermo sono state ben quattrocentoventi le persone multate negli ultimi tre giorni per inosservanza delle norme anti-covid. E fra queste otto commercianti.
Nella sola Palermo, le persone multate da novembre a oggi sono state 8.602 e 24 quelle denunciate, su oltre 136 mila controlli. E su 27.759 esercizi commerciali ne sono stati multati o temporaneamente chiusi 72.

E Palermo, secondo il bollettino di ieri diffuso dalla Protezione civile, è la città con il più alto numero di nuovi contagi, 270, seguita da Catania con 230 e Messina con 192, mentre a Enna, per esempio, sono soltanto 17.

Palermo, mortalità cresciuta del 28%

E la conferma della drammatica situazione palermitana arriva dal Rapporto sull’andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane aggiornato al 12 gennaio 2021, a cura del Ministero della Salute.

I dati “confermano il drammatico incremento della mortalità totale nella città di Palermo” pur con “un’attenuazione… rispetto ai picchi registrati nel mese di novembre”.

Nel mese di ottobre i decessi rilevati a Palermo sono stati 593, contro una media degli ultimi cinque anni di 465 (+128 decessi, +28%).

Nel mese di novembre sono stati 792, contro una media di 480 (+312 decessi, pari a +65%).

In dicembre sono stati 720, contro una media di 580 (+140 decessi, pari a +24%).

La situazione degli ospedali

Da registrare anche che, parlando ieri in aula all’Ars, l’assessore Razza ha sottolineato che la Sicilia, per quanto riguarda l’adeguamento delle strutture ospedaliere, “è la prima Regione in Italia per cantieri aperti come emerge dal piano diramato dall’ufficio del commissario nazionale per l’emergenza covid su terapie intensive e sub-intensive”.

La relazione dell’assessore è stata però contestata dalle opposizioni.

Il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo l’ha definita “desolante” e priva di risposte concrete, mentre per il M5s la lotta al Covid in Sicilia è stata una “Caporetto o quasi”.