L’indice di contagio Rt continua a crescere in modo rapidissimo e sfiora ormai il valore 1,2, secondo quanto stanno indicando più modelli.
Il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, riporta sul suo sito che al primo marzo l’Rt nazionale è 1,17 e “in crescita”; rileva infatti che “è aumentato di circa 25 centesimi in nove giorni”, in una “crescita velocissima con una progressione che non si vedeva da fine settembre“. I suoi calcoli si basano sui dati della Protezione civile, con risultati simili a quelli di Istituto Superiore di Sanità e Fondazione ‘Bruno Kessler’, basati su un flusso di dati più dettagliati ma non disponibili al pubblico’.
Sul sito di Battiston si legge inoltre che molte regioni italiane vedono una rapida crescita di Rt, in particolare “circa 20 province sono in crescita già consolidata e altre 20 mostrano i primi segni di una crescita accentuata”.
E’ pari a 1,21, sempre relativamente al primo marzo, il Covindex, un parametro sovrapponibile all’indice Rt e aggiornato sulla base del rapporto fra nuovi casi positivi e tamponi, calcolato da un gruppo di ricercatori specializzati in discipline diverse, dall’informatica all’epidemiologia, e accessibile sul sito CovidTrends. Il sito Covidstat, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) indica infine per il primo marzo un valore di Rt pari a 1,12, con una forbice che va da 1,19 a 1,04.
L’indice Rt è pari a 1,2 anche nei calcoli del fisico Francesco Luchetta, fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. In questo caso il valore dell’indice di contagio viene calcolato sulla base degli ingressi nelle unità di terapia intensiva. “Questo dato – osserva – ci dice che gli ingressi sono in sostanziale aumento a livello nazionale e in tutte le regioni, con un incremento compreso fra il 20% e il 25%” ed è importante considerarlo in quanto è il primo a modificarsi in conseguenza di una generale crescita dei contagi.
Il dato degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, 222 nelle ultime 24 ore in Italia, è il secondo più alto da quando si registra, dal 3 dicembre scorso. Solo il 10 dicembre se ne erano contati di più, con 251 ingressi in rianimazione.
La mortalità media giornaliera da Covid-19, nella settimana tra il 10 e 16 febbraio, è stata inferiore all’atteso nelle città del Nord Italia, mentre al Centro-Sud è rimasta in linea con l’atteso per tutte le classi di età. Lo indica il monitoraggio condotto dal ministero della Salute e il Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio su 33 comuni italiani.
I dati della mortalità relativi al periodo 1-15 febbraio evidenziano sia nei comuni del Nord, che in quelli del Centro-Sud, una mortalità in linea con l’atteso (-3% al nord, 1% al centro-sud). Fanno eccezione Bolzano (+35%), Perugia (+54%) e Bari (+32%), dove si continua a osservare un eccesso di mortalità statisticamente significativo.
Rispetto alla settimana precedente, tra il 10 e 16 febbraio si è osservata una mortalità pressoché costante, con valori inferiori all’atteso a Torino e Milano e valori in linea a Genova e Roma. A Palermo, dove però i dati sono relativi alla settimana precedente a causa di ritardi nella notifica, c’è stato un calo nelle fasce di età estreme (0-64 e over 85 anni), mentre nelle classi di età intermedie si è osservato un incremento dell’eccesso di mortalità.