“Quella che si sta verificando in Europa è una situazione molto grave” poiché i casi settimanali di Covid-19 “hanno superato quelli confermati al tempo in cui la pandemia ha colpito per la prima volta nello scorso mese di marzo”. È quanto ha detto il direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Hans Kluge, in un briefing sulla situazione della pandemia nel Vecchio Continente.
Secondo Kluge, “più della metà dei paesi dell’Europa hanno registrato un aumento dei contagi superiore al 10% nelle ultime due settimane”. In particolare, ha proseguito il funzionario dell’Oms, “in sette Paese l’aumento è stato pari a più del doppio”. Si tratta, ha aggiunto Kluge, di una situazione che disegna “un trend allarmante”, che deve rappresentare “un monito per tutti” nel contrasto alla diffusione del virus. Kluge ha spiegato che “la scorsa settimana il bilancio settimanale dei contagi ha superato i 300mila casi” in Europa. Si tratta di un trend inverso a quello a cui si è assistito “in primavera e all’inizio dell’estate”, ha fatto notare il direttore dell’Oms Europa. In quel periodo, infatti, “abbiamo potuto assistere all’impatto avuto dalle rigide misure adottate” dai singoli paesi. “I nostri sforzi e i nostri sacrifici erano stati ripagati e nello scorso mese di giugno i casi di infezione avevano toccato il loro minimo storico”, ha aggiunto Kluge. A settembre, però, la situazione è cambiata. “Sebbene i numeri” attuali “mostrino una migliore capacità di testing, confermano anche tassi di trasmissione allarmanti in tutta la regione”, ha commentato.
Il bilancio europeo: almeno 4.893.614 casi e 226.524 morti
Almeno “4.893.614 casi di contagio del coronavirus e 226.524 morti” sono stati registrati in Europa dall’inizio della pandemia, un bilancio che però “racconta solo una parte della storia”, quella che appartiene alla sfera sanitaria, ha poi specificato i il direttore Kluge durante il briefing sulla pandemia. “L’impatto” avuto dal Covid sulla nostra salute mentale, le nostre economie, i mezzi di sussistenza e la nostra società è stato enorme”, ha aggiunto.
Sulla quarantena: “Restiamo favorevoli ai 14 giorni”
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha poi confermato di non essere favorevole a una riduzione del periodo di quarantena di 14 giorni, nell’ambito delle misure di prevenzione del contagio del coronavirus. “La nostra posizione rimane favorevole a una quarantena di 14 giorni nell’esclusivo interesse dei pazienti”, ha spiegato Chaterine Smallwood, responsabile emergenze dell’Oms in Europa.
La lezione della Svezia
L’Organizzazione mondiale della Sanità, inoltre, ritiene che nel contrasto alla pandemia di coronavirus ci siano “lezioni da imparare” dalla Svezia, che è riuscita a controllare i contagi – soprattutto nell’ultimo periodo – senza imporre misure di contenimento drastiche, come fatto in altri paesi dell’Europa e del mondo. “Bisogna riconoscere che la Svezia è stata capace di evitare un aumento dei casi di contagio”, ha ammesso Catherine Smallwood, responsabile emergenze dell’Oms in Europa. Smallwood ha ricordato che questo incremento si sta invece verificando “in altri Stati” dell’Europa, in particolare quella “occidentale”. “Penso che vi siano delle lezioni da imparare dall’approccio adottato dalla Svezia”, ha aggiunto, facendo riferimento soprattutto a “sostenibilità” e “coinvolgimento della popolazione”.
Il monito a Trump
Dopo che il presidente Usa Donald Trump ha pubblicamente contraddetto il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) Robert Redfield sulla disponibilità di un vaccino negli Stati Uniti, il responsabile delle emergenze dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Mike Ryan, ha ammonito l’inquilino della Casa Bianca sull’importanza che “si abbiamo messaggi coerenti da tutti i livelli”. “Ciò che è importante è che i governi, le istituzioni scientifiche, facciano un passo indietro, rivedano le prove e forniscano le informazioni più complete, facili da capire e digerire in modo che le persone possano intraprendere azioni appropriate”, ha commentato. Nei giorni scorsi, Trump ha detto che Redfield “ha commesso un errore quando ha detto” che un vaccino contro il coronavirus sarà probabilmente completamente disponibile negli Stati Uniti solo entro la metà del prossimo anno. “Siamo pronti a distribuirlo immediatamente a una vasta sezione del paese”, ha ribattuto il presidente americano.