Cronaca

Covid Sicilia, più casi e morti, “esercito per aprire le scuole”

Più contagi, più vittime, ricoveri in pericolosa impennata. I numeri non mentano, quelli dell’epidemia di coronavirus in Sicilia men che meno.

Se il comitato tecnico scientifico aveva chiesto la zona rossa per l’Isola, i motivi c’erano.

La relazione è arrivata a Roma, dove gli indicatori segnalavano addirittura (come, non si capisce), la Sicilia addirittura “gialla”, ma l’assessore alla Sanità Ruggero Razza e il presidente Nello Musumeci, dopo aver parlato con il ministero Speranza, hanno “strappato” una zona arancione “rinforzata”, con più restrizioni (addio alla deroga delle visite di due persone a nucleo, ad esempio).

Il Cts in realtà voleva colorarla un po’ di rosso, la zona arancione, ad esempio con dei divieti assoluti di movimento anche all’interno del Comune, bar e ristoranti totalmente chiusi, o al massimo con asporto fino alle 15, ma non è stato possibile. Si andrà avanti così fino al 15 gennaio, poi si vedrà.

Tornando ai dati, se quelli della settimana scorsa erano sembrati pessimi, i sette giorni appena conclusi sono stati addirittura peggiori.

Dal 2 al 9 gennaio i contagi in Sicilia sono stati 10822 (contro i 6931 dal 28 dicembre al 3 gennaio), con 5448 nuovi positivi (contro 2424, quindi più del doppio), 227 le vittime (contro 196, per un drammatico totale di 2695), e 185 ricoverati in più, di cui 19 in terapia intensiva, mentre nei sette giorni precedenti in ospedale ne erano entrati 120. In lieve aumento i guariti (4853 contro 4311 persone).

Antonio Cascio, Direttore UOC Malattie Infettive e Tropicali, AOUP “P. Giaccone” Palermo

“Da qui in avanti il rigore sarà necessario, anche se non mi è mai piaciuto parlare di zona rossa – dice il professore Antonio Cascio, Direttore UOC Malattie Infettive e Tropicali, AOUP “P. Giaccone” Palermo-. Personalmente approvo le restrizioni, a parte per le scuole.

Per me le scuole devono rimanere aperte, l’ho sempre sostenuto. E sono convinto anche che ci voglia l’esercito in strada per aiutare la polizia, i carabinieri e i vigili urbani ad evitare gli assembramenti anche nelle zone della movida. Dunque, l’esercito per regolamentare, non certo per intimorire”.

Il professore Cascio continua a parlare della realtà dei ragazzi: “Non ha senso tenere le scuole chiuse e poi permettere a gruppi di giovani di riunirsi. Se si deve chiudere, si chiuda tutto.

I ragazzi vivono in gruppo, vediamo strade affollate perchè piene di minorenni, che si assembrano e non sempre tengono comportamenti corretti. Dopotutto, la legge del gruppo: ne basta uno che si “ribella” alle regole, gli altri poi spesso si accodano”.

Sull’andamento dell’epidemia a gennaio, Cascio è prudente: “La situazione credo sarà stazionaria, vedremo a febbraio gli effetti delle feste di Natale, o comunque a distanza di più di 20 giorni.

Le attività nei drive in della Sicilia ha dato contezza del problema ed è stato un ottimo servizio per tutti i cittadini. Bisogna pero’ capire la funzione del tampone: anche se sei negativo non vuol dire che lo sarai per sempre.

C’è gente che partecipa a feste con 20-30 persone e il giorno dopo va a farsi il tampone per sapere se sia positivo o meno. Non funziona così: ci si positivizza almeno 3-4 giorni dopo il contatto”.