Niente facili entusiasmi: occorre una linea di prudenza e gradualità nelle scelte in modo che le riaperture, in Italia, possano essere irreversibili, come lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte ribadito.
Il pressing populista
Questa la linea del Governo, anche se le forze populiste continuano a fare pressing sul coprifuoco e le riaperture, con il Premier che deciderà venerdì prossimo.
La cabina di regia politica con le innovazioni per il “tagliando” alle misure in vigore che i populisti – Lega, Forza Italia e Iv – avrebbero voluto attuare entro questa settimana, è stata fissata dal premier lunedì ed è probabile che l’unica decisione che verrà presa sarà il posticipo del coprifuoco alle 23.
Posticipo sì, dunque, ma senza definire ancora il quando.
Come cambieranno i colori
Intanto, già dal monitoraggio della prossima settimana, potrebbero cambiare i parametri che definiscono i colori delle regioni, a partire dall’Rt, anche se non c’è ancora l’accordo nella maggioranza.
Se si continua a tenere in considerazione l’Rt già dalla settimana prossima diverse regioni potrebbero finire in arancione, considerando che con le riaperture l’aumento dei contagi è scontato. Se si vuole rendere la ripartenza irreversibile.
Si punta all’Rt ospedaliero
Dunque è necessario cambiare modo di valutazione e la proposta su cui si confronteranno nelle prossime ore Governo e Regioni è quella di tenere in considerazione l’Rt ospedaliero, cioè la situazione dei malati covid nelle terapie intensive e nei reparti ordinari.
In zona ad alto rischio si andrebbe se le prime superano il 20% del totale dei posti disponibili e le seconde il 30% (adesso la soglia critica è rispettivamente del 30 e del 40%).
Verrebbero inoltre definite tre fasce d’incidenza, con la più alta fissata a partire da 150 casi ogni centomila abitanti.
Il vertice di Palazzo Chigi
Intanto gli effetti dello stallo si sono visti nel vertice nel Palazzo Chigi.
A introdurre il tema delle riaperture e del coprifuoco sono stati innanzitutto la ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, di Forza Italia, il collega della Lega Giancarlo Giorgetti e la titolare di Italia Viva Elena Bonetti.
Ma il dossier è stato messo sul tavolo quando Draghi aveva già lasciato la riunione e era rimasto solo il sottosegretario Roberto Garofoli.
Una mossa, quella del premier, che ha stroncato sul nascere ogni possibile discussione. Del resto dalla sede del governo filtrava la linea della prudenza, confermata dalla decisione del premier di convocare la cabina di regia lunedì e non venerdì.
Si attendono i nuovi dati
Una scelta che si lega anche alla necessità di avere dati epidemiologici utili per poter fare le giuste valutazioni. Quelli che arriveranno venerdì, infatti, non forniranno ancora una fotografia piena degli effetti delle riaperture decise il 26 aprile ma solo dei primi giorni.
Il pressing dei partiti populisti è forte e non è da escludere che il dossier possa emergere nel corso del Cdm chiamato a dare il via libera al nuovo decreto sostegni.
La prudenza contro Salvini
“Chiudere gli italiani in casa alle 22 è immorale – ha detto Matteo Salvini – Davanti a questi dati che abbiamo perché continuare a impedire agli italiani di tornare a lavorare con buon senso e in sicurezza?”.
La risposta implicita è che è stata proprio la “linea della prudenza” ad aver garantito un miglioramento della situazione e, dunque “non va abbandonata”.
Compromesso in vista
Si va dunque verso un compromesso: posticipo del coprifuoco alle 23 e nella definizione di una data certa per quei settori che non hanno ripreso le attività: il wedding, che potrebbe ripartire il 15 giugno, i centri commerciali, che potrebbero tornare a lavorare nei fine settimana dal 23 di maggio.
Non dovrebbero esserci invece novità per i ristoranti al chiuso, le palestre (il decreto prevede il primo giugno) e i parchi tematici (primo luglio), scesi in piazza ieri a Roma.