Il peggio? “Deve ancora arrivare”. Perché la “batosta” con il picco dei contagi legato alle festività natalizie “la avremo tra una o due settimane”. Massimo Geraci, primario del Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, non si ferma da ore. Nelle ultime 72 nell’area di emergenza urgenza del nosocomio sono tanti i pazienti Covid arrivati. “Abbiamo dovuto svolgere un’attività tampone – spiega all’Adnkronos -. Il Cervello non ce l’ha fatta ad accoglierli tutti”. Così una parte del pronto soccorso del Civico, quella dedicata alla zona grigia, è stata riservata ai positivi. “Adesso sono stati attivati altri 30 posti in ospedale e stiamo man mano ricoverando i positivi, riprendendo l’attività ordinaria del pronto soccorso che, comunque, non è mai cessata, continuando, però, con una certa difficoltà per la cogestione di casi positivi e non in un’area di emergenza”.
“I 30 posti ci lasceranno sereni per qualche giorno… spero almeno due o tre”, dice. Il tempo necessario per attivarne altri. “Avremo bisogno degli stessi posti di un anno fa all’apice della seconda ondata. Le previsioni non sono affatto belle”. Il boom dei casi legati alla variante Omicron fa registrare nuovi record in Sicilia. “Non abbiamo mai avuto tanti contagi dall’inizio della pandemia – sottolinea Geraci -, se non fosse stato per la campagna vaccinale avremmo avuto ecatombe. E’ vero che stiamo affrontando un periodo molto difficile, ma dobbiamo anche evidenziare come i vaccini abbiano evitato il peggio. Le terapie intensive cominciano a essere sature, ma il numero dei contagi rispetto a quello delle ospedalizzazioni ci dice quanto abbiano inciso positivamente i vaccini”.
Nella sola giornata di ieri al pronto soccorso del Civico sono arrivati 25 positivi. “Ne abbiamo dovuti trattenere 5 e ne stiamo ricoverando solo tre – spiega -: un non vaccinato e due che non hanno completato ciclo vaccinale. In due casi si tratta di pazienti ultranovantenni”. A riempire le terapie intensive sono proprio i no vax. “Per quanto riguarda la percentuale di non vaccinati sia oggi più contenuta, meno del 20 per cento, si tratta sempre di un cospicuo numero di soggetti e, vista la circolazione del virus così alta, questa piccola porzione di popolazione esercita una pressione ospedaliera pesante perché in loro la malattia si presenta con il suo quadro clinico caratterizzato da insufficienza respiratoria. Molti di questi pazienti necessitano della terapia intensiva”.
C’è poi un’altissima percentuale di pazienti che accede al pronto soccorso per altre patologie e scopre di essere positiva. “E ovviamente vanno gestiti. Un anno fa avevamo soprattutto pazienti con infezione respiratoria da Covid, era anche più facile riconoscerli, presentavano stimmate cliniche. Oggi proprio per la diffusione del contagio che non abbiamo mai avuto prima la situazione è completamente diversa”.