Il Comitato tecnico scientifico, convocato per stamattina, si riunisce sotto il coordinamento di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità del Ministero della salute, per studiare eventuali modifiche ai tempi di quarantena anti-Covid, in particolare per i vaccinati venuti a contatto con positivi, da proporre al governo Draghi, che deciderà nel prossimo Consiglio dei ministri.
Le Regioni, che sempre oggi si riuniranno in seduta straordinaria – all’ordine del giorno anche la rimodulazione del contact tracing nei contesti a elevata incidenza -, chiedono di azzerarla, la quarantena, per chi ha fatto la terza dose, sottolineando il dato che attualmente in Italia sono due milioni le persone in isolamento, con ricadute sulle attività produttive.
L’altro dato da considerare è che non ci sono mai stati così tanti positivi dall’inizio della pandemia (il tasso di positività è al 7,6%) e che l’Organizzazione mondiale della sanità ha giudicato “molto alto” il rischio legato a Omicron.
Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova, si è schierato a favore della “pragmatica” decisione presa sulla quarantena breve dalle autorità sanitarie Usa: “Se sei positivo, sia vaccinato che non vaccinato, stai a casa per cinque giorni e solo quando non hai più sintomi puoi uscire continuando a metterti la mascherina per altri cinque giorni”.
“Se invece – ha aggiunto – hai avuto contatto con un positivo e sei vaccinato con tripla dose, oppure con due entro sei mesi oppure con J&J entro due mesi, non è necessaria la quarantena, ma solo mettere la mascherina quando sei a contatto con altri per dieci giorni. E al quinto giorno, se possibile, puoi fare un tampone”.
Per Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) la strada non è l’annullamento della quarantena per chi ha fatto la terza dose.
“Sotto il profilo sanitario – ha detto – e l’abbiamo visto in Germania, è più efficace un lockdown per i non vaccinati che andare a ridurre la quarantena per i contatti di un positivo. Ma sono scelte che deve fare la politica, tenendo conto anche di un equilibrio con le attività economiche e sociali del Paese”.
E la riduzione della quarantena per i vaccinati con tre dosi, secondo Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, “sarebbe un errore sotto l’aspetto medico-epidemiologico perché si aumenterebbe il rischio che persone contagiate possano diffondere ulteriormente il virus”.
“La variante iniziale del coronavirus – ha spiegato – aveva un tempo di latenza che poteva arrivare anche a due settimane. A mano a mano questo periodo di incubazione è diventato più rapido, ma può arrivare anche a sette giorni: ridurre la quarantena a meno di una settimana è rischioso, soprattutto con una variante così contagiosa come questa”.
Il problema è che le due varianti attualmente in circolazione in Italia, la Delta e la Omicro, come ha sottolineato Guido Rasi, consulente del commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, “hanno tempi di incubazione diversi, perciò occorre capire a chi si può applicare questa mini quarantena”.
“Chi ha avuto un contatto con un positivo – ha spiegato Rasi – ha bisogno di un tempo di osservazione di 48-72 ore e dobbiamo essere sicuri di trovarci in presenza di Omicron e non di Delta”.
Per il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Claudio Mastroianni, “in questo momento l’ideale sarebbe mantenere la quarantena attuale” e che una ridotta è ipotizzabile “a patto che il vaccinato con tre dosi, dopo un contatto stretto con positivo, entri nella sorveglianza, osservi rigorosamente l’uso della mascherina anche in famiglia, misuri la febbre mattina e sera e qualora scopra sintomi, faccia subito un tampone. E questo fino al settimo-decimo giorno, anche se al quinto dovesse uscire dall’isolamento fiduciario”.