Sanità

Covid, come cambia l’Rt delle Regioni, ecco i nuovi parametri

Altre novità in arrivo. L’istituto superiore della Sanità (Iss) e tecnici delle Regioni al lavoro sul possibile nuovo modello di valutazione del rischio del contagio, che domani dovrebbe essere esaminato nell’incontro tra Governo e Regioni.

Sul tavolo ci sarebbe la revisione di due indicatori: l’Rt ospedaliero e l’incidenza dei casi di infezione da Covid.

Il passaggio in zona ad alto rischio avverrebbe se il livello di occupazione di area medica ospedaliera e area intensiva arrivasse rispettivamente al 30% e al 20% (ora al 40 e al 30). Tre le fasce di incidenza: quella a maggior rischio sarebbe fissata a partire da 150 casi su 100mila persone.

Finora l’indicatore di rischio relativo all’occupazione ospedaliera era stato definito al 40% e al 30% (rispettivamente area medica e area intensiva), quindi rispetto ai dati su cui stanno decidendo Iss e tecnici delle Regioni, in accordo con il gruppo di lavoro voluto dal ministero della Salute, vi sarebbe un abbassamento della soglia del 10% in entrambe le aree.

Per quanto riguarda invece l’incidenza, a quanto si è appreso, la zona a rischio intermedio scatterebbe se il numero dei contagiati oscillasse tra i 50 e i 150 contagiati ogni 100mila persone; zona a rischio basso se il numero si mantiene sotto i 50. Gli esperti starebbero valutando la possibilità di incrociare i due parametri, anche se al momento non vi sono conferme che questi saranno gli indicatori definitivi che arriveranno domani all’attenzione di Governo e Regioni.

Verosimilmente qualora si decidesse di applicarli, modificando il sistema attuale, verrebbe usato un algoritmo differente da quello utilizzato finora.

Al momento tuttavia non è chiaro se nel nuovo modello di valutazione del rischio entreranno anche i dati relativi ai vaccinati e quelli che riguardano chi è già guarito dal Covid, perlomeno in tempi recenti, e ha ancora gli anticorpi All’incontro di domani ci saranno per il Governo il ministro della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Mariastella Gelmini.

Il ministero della Salute ha chiesto al Comitato tecnico scientifico di valutare la possibilità di estendere il vaccino di Astrazeneca alla fascia 50-60 anni.

Gli esperti, secondo quanto si apprende, al momento non hanno formulato alcun parere e hanno chiesto al Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo di avere i dati relativi a quante sono i soggetti ancora da vaccinare in quella fascia d’età.