Il Covid-19 ha effetti sul cervello sia nelle fasi acute della malattia, con condizioni che possono portare a crisi epilettiche, che nel post infezione, con confusione mentale e vuoti di mente. Mentre si moltiplicano in tutto il mondo gli studi sul ‘NeuroCovid’, ad averlo indagato è anche uno studio condotto in Italia e presentato in occasione della campagna della Società italiana di Neurologia (Sin) per la Settimana Mondiale del Cervello che si tiene dal 15 al 21 marzo.
Agli Spedali Civili di Brescia sono stati ricoverati molti pazienti con patologie neurologiche connesse al Sars-CoV-2, tra cui encefalopatia ed epilessia. Lo studio in via di pubblicazione, però, ha riguardato i sintomi neurologici a lungo termine, come anticipa all’ANSA Alessandro Padovani, direttore della Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Brescia. Su 165 pazienti ricoverati con Covid medio grave, “il 70% riferisce disturbi neurologici a distanza di 6 mesi dalla dimissione.
Tra i sintomi più riportati vi sono astenia o stanchezza cronica (34%), diminuzione di memoria e concentrazione (32%), problemi del sonno (31%), dolori muscolari (30%), disturbi della vista e testa vuota (20%). Inoltre, depressione o ansia sono presenti nel 27%”. C’è una correlazione tra il numero dei sintomi neurologici (in media 3) riferiti e la gravità dell’infezione Covid, inoltre, “ma un terzo dei malati non aveva avuto forma severa”.
In particolare, “abbiamo osservato due condizioni poco studiate in Italia: la sensazione di confusione mentale o brain fogging e la sindrome da fatica cronica, lamentata anche dai persone giovani e non ricoverate”. Il motivo è legato al fatto che alcune patologie infettive possono determinare una risposta infiammatoria che interessa anche il sistema nervoso. Ma, precisa Padovani, “il Covid potrebbe anche rendere evidenti malattie autoimmuni latenti o causare sindrome da stress post-traumatico”. Cosa fare quindi in questi casi? “Far valutare il problema da un esperto – conclude – che può prescrivere riabilitazione con fisioterapia e psicoterapia”.