Il monito di Lamorgese dopo i tafferugli davanti al Parlamento. L’estrema destra soffia sul fuoco, tra campagne web e violenze di piazza. La Lega insiste sulle aperture, Speranza, “Non dividiamo”
“Riaprire subito, per non morire di crisi” è stato lo slogan della manifestazione di ieri a Roma, davanti al Parlamento, sfociata in scontri, cariche e lanci di oggetti.
Il bilancio è di due poliziotti feriti e sette manifestanti fermati
Perché dietro le categorie con l’acqua alla gola dopo un anno di pandemia che scendono in piazza per manifestare civilmente, ci sono gli infiltrati che cavalcano le proteste per farle degenerare in guerriglia urbana.
Ai margini, vestiti di nero, ieri c’erano i militanti di estrema destra, tra cui quelli di Casapound, che si sono voluti unire alla protesta del movimento #IoApro.
In serata, ricostruendo quanto accaduto a Montecitorio, fonti investigative e di intelligence hanno confermato che tra i commercianti si erano infiltrati alcuni gruppi, con l’obiettivo di strumentalizzare il disagio sociale.
Un film già visto con l’ondata di proteste che nello scorso ottobre ha fatto salire la tensione in diverse città. Sono in tanti ad usare la crisi sanitaria per rilanciare proteste anti-sistema e fomentare disordini di piazza: un’accozzaglia trasversale che va dalla destra radicale alle tifoserie ultras, dal movimento antagonista, alla criminalità comune.
In questi ambienti 007 e forze dell’ordine hanno attivato la “massima attenzione informativa” per cogliere i segnali di pericolo.
“Le proteste – ha confermato la ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – sono alimentate dalla situazione estremamente delicata per il Paese, ma è inammissibile qualsiasi comportamento violento nei confronti di chi è impegnato a difendere la legalità e la sicurezza”.
Speranza, non provare prendere voti su epidemia
Ma non c’è solo chi fomenta in piazza.
“Sbaglia chi fa politica sull’epidemia. Sull’epidemia bisogna unire l’Italia e fare quest’ultimo sforzo perchè non manca tanto e la campagna di vaccinazione presto darà risultati positivi e saremo in grado di programmare un futuro diverso”.
Lo ha detto ieri sera in televisione il ministro della Salute Roberto Speranza, probabilmente riferendosi alle continue pressioni di Lega e FdI che insistono per far ripartire le attività prima del trenta aprile, quando scadrà il decreto in vigore dalle prossime ore e che ha confermato la sospensione delle zone gialle e lo stop agli spostamenti tra le Regioni.
Il pressing della destra, parlamentare e non, si però scontra con l’attuale realtà sanitaria del Paese, con nove regioni in zona rossa e con quanto ribadiscono anche oggi fonti di governo: è sulla base dei dati e solo su quella che verrà valutata qualsiasi decisione inerente le misure e i tempi necessari per allentare la stretta.
“Non proviamo a prendere voti sull’epidemia – ha ribadito Speranza -, perché non porta da nessuna parte e fa solo male. Da parte mia seguirò questa linea e senza polemiche con nessuno”.
“Non dividiamo l’Italia” ha concluso Speranza, chiedendosi retoricamente se siano “pericolosi rossi” Macron e la Merkel” con le loro decisioni sugli strumenti adottati anti Covid.