Sanità

Covid, concreta l’ipotesi della terza dose prima dei sei mesi

“Si evidenzia una tendenza al peggioramento. Al momento però la crescita dei casi è chiara ma lenta, e ciò grazie agli effetti della campagna vaccinale anche grazie al fatto che alcune misure come il green pass che riducono il rischio nel nostra Paese sono in atto da tempo. Dobbiamo dunque avere una visione non ottimistica ma cauta”. Così in conferenza stampa il direttore della Prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza.

“E’ fondamentale, ha aggiunto, effettuare la terza dose. “Dobbiamo ancora spettarci – ha detto – una tendenza all’incremento dei casi ma facciamo affidamento su vaccini e misure”.

“Quelli che ad oggi non hanno raggiunto sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario sono soprattutto persone giovani. Accorciare questo intervallo non avrebbe effetti negativi e potrebbe dare qualche possibilità in più di accelerare la campagna vaccinale, è quindi un elemento da valutare con una certa attenzione“. Così in conferenza stampa il direttore della Prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza. “I test antigenici rapidi possono avere una sensibilità inferiori con risultati falsi negativi. Ma con la variante delta la carica virale è più elevata e quindi si dovrebbe avere di meno questo problema, D’altronde i test antigenici molecolari sono più complessi ed è difficile ripeterli nel tempo. Ma la valutazione dell’uso va fatta sulla base del momento, dice Gianni Rezza.

Le dichiarazioni di Brusaferro

Contagi Covid in Europa e in Italia, “possiamo vedere che il virus dalla parte centrale dell’Est Europa si sta muovendo verso la parte più occidentale e questo sta toccando alcune regioni della Francia e dell’Italia. La circolazione in alcuni Paesi è in crescita”. Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nel suo intervento alla conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di regia.

In Italia “abbiamo ancora una situazione più contenuta” rispetto al resto dell’Europa, “ma in crescita. La circolazione in Europa è molto significativa e questo va tenuto conto nei nostri comportamenti”.

Fasce d’età

“C’è un incremento di casi, coerente con tutte le altre fasce d’età, al di sotto dei 12 anni, dove oggi non c’è la vaccinazione- spiega Brusaferro – E in particolare tra 6-11. Sempre in questa fascia d’età, ma parliamo di numeri molto piccoli, c’è un piccolo segnale che mostra come con l’aumentata circolazione in questa fascia d’età, sebbene con eventi rari, vengono segnalati anche dei ricoveri”.

“Sostanzialmente le fasce di età in cui l’incremento dei casi è stato più significativo, in questo ultimo periodo, sono quelle più giovani, tra i 30 e i 50 anni” dice il presidente dell’Istituto superiore di sanità.

L’età media della diagnosi “rimane sopra i 40 anni – aggiunge – L’età mediana del primo ricovero rimane sopra i 70 anni e all’ingresso delle terapie intensive sfiora i 70 anni. La parte legata ai decessi si mantiene sopra agli 80 anni”.

Sulla terza dose

C’è una crescita netta “delle terze dosi di vaccino anti-Covid. E’ importante sottolineare, però, che nelle fasce di età over 80, che sono le più fragili rispetto a possibili effetti sulla salute quando contraggono l’infezione, la percentuale di persone che ha fatto la terza dose non supera il 40%” dice Brusaferro.

Quindi sottolinea la “necessità di fare la terza dose, soprattutto per queste persone più fragili, ma anche per altre categorie come i trapiantati. Ricordando che si tratta delle categorie che hanno cominciato la vaccinazione già all’inizio di quest’anno”.