Sanità

Covid, tra le conseguenze anche alcune malattie autoimmuni

Con la professoressa Antonella Marino Gammazza, parliamo di uno studio molto importante, che vede protagonista l’Istituto di Anatomia Umana del Policlinico universitario “Paolo Giaccone” di Palermo, in stretta collaborazione con i ricercatori del dipartimento di Matematica e Informatica dell’università di Palermo, nonché alcuni ricercatori dell’università di Lione.

Lo studio identificherebbe una possibile causa delle manifestazioni neurovegetative che permangono in alcuni pazienti dopo l’infezione da SARS-CoV-2.

In cosa consiste esattamente lo studio?

“Lo studio parte dai ricercatori dell’Istituto di Anatomia umana del Policlinico di Palermo e ha coinvolto i colleghi matematici o meglio di bioinformatica dell’università di Palermo e di Lione; con loro abbiamo pensato di fare un’analisi di sequenza “in silico”. Dall’analisi è emerso che vi sono circa 3.780 proteine umane che condividono con il virus Sars-Cov2 alcune proteine o meglio sequenze di aminoacidi.

Questo significa che il nostro sistema immunitario potrebbe scatenare una risposta non solo contro le proteine del virus, ma anche contro le proteine umane, infatti il sistema immunitario viene in qualche modo confuso da questi piccoli frammenti di proteine del virus, identiche alle proteine umane; per questo motivo scatena una risposta anche contro le nostre proteine. Tale fenomeno è alla base dello sviluppo delle patologie autoimmuni”.

Questo cosa comporta quando si parla di malattie autoimmuni?

“Potrebbe spiegare il fatto che la malattia provocata da Sars Cov2, è una malattia multiorgano e multisistemica, dunque, una malattia che non colpisce una singola parte del nostro organismo ma che è generalizzata a tutti i sistemi del nostro corpo. Lo sviluppo dell’autoimmunità può presentarsi durante la tempesta di citochine infiammatorie così da colpire tutti gli organi”.

Questo studio come si evolverà?

“Vorremmo vedere se effettivamente quello che abbiamo dimostrato “in silico” è vero anche su campioni di plasma per esempio di soggetti che hanno avuto la malattia o che l’hanno superata. Ci sono altri studi di altri gruppi di ricerca che parlano di questo e che hanno intercettato nel plasma di questi pazienti autoanticorpi contro alcune proteine umane.

Il nostro sistema sanitario è portato, dunque, ad avere un doppio compito, non solo il monitoraggio del paziente durante la malattia, ma anche il monitoraggio del paziente quando l’ha superata perché le conseguenze di uno sviluppo di una malattia autoimmune può durare nel tempo. Proprio in quest’ultimo studio, pubblicato su “The Lancet Microbe”, parliamo delle proteine che fanno parte del nostro sistema nervoso autonomo. Sono proteine che vengono espresse dai neuroni di alcuni nuclei da cui si origina l’attività del nervo vago.

Questo è molto importante perché regola molte delle nostre funzioni vegetative quindi per esempio la frequenza cardiaca, il ritmo del respiro e l’attività del sistema dirigente. Molti pazienti hanno lamentato disfunzioni di tipo neurovegetativo non solo durante la malattia, ma anche dopo la fine della malattia stessa. Con questo lavoro stiamo suggerendo che forse queste problematiche possono essere legate a fenomeni di autoimmunità dovute alla “cross-reazione” degli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario tra le proteine del virus e quelle umane”.

Veronica Gioè