Le tre varianti del virus SarsCoV2 più diffuse in Europa aumentano il rischio di ricovero, nei reparti Covid e nelle unità di terapia intensiva, anche fra i più giovani, ossia nelle classi di età comprese fra 20 e 39 anni e fra 40 e 59 anni, come fra i giovanissimi da zero e 19 anni.
Lo indicano i dati relativi alla variante inglese (B.1.1.7), alla sudafricana (B.1.351) e alla brasiliana (P.1), analizzati in sette Paesi europei, compresa l’Italia, nella ricerca pubblicata su Eurosurveillance, la rivista scientifica online del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
È un dato, si rileva nell’articolo, che indica “la necessità di raggiungere rapidamente livelli elevati di copertura vaccinale e di aderire alle misure di sanità pubblica tese a ridurre l’incidenza del virus SarsCoV2”.
Fra gli strumenti utili in questa fase dell’epidemia, nella quale giocano un ruolo anche le varianti, gli autori della ricerca indicano i test diagnostici e la tracciabilità come misure cruciali per ridurre la diffusione del virus.