Politica

Craxi, i leghisti cercano di appropriarsene, Martelli li ferma

Bettino Craxi? “Una figura da rivalutare” secondo il leghista Armando Siri, che è stato ad Hammamet per le celebrazioni del ventennale dalla morte del leader socialista.

“Sono certo che se oggi fosse ancora vivo sarebbe un convinto sovranista”, ha dichiarato Siri, che di Craxi ha anche un ricordo personale.

“Era una persona di cui apprezzavi non solo la dimensione politica ma anche quella umana – racconta – Ma era soprattutto uno statista, sul quale, vent’anni dopo la morte ‘in esilio’ ad Hammamet, va fatta una riflessione. D’altra parte, film, libri, lo stesso senso comune della gente stanno cominciando a squarciare il muro del silenzio sulla sua figura e ad aprire la strada perché sia dato il giusto riconoscimento a un uomo dello Stato”.

“Bettino Craxi – aggiunge l’esponente leghista – ha dato tanto all’Italia. Per questo la sua figura va rivalutata e va fatta conoscere alle generazioni più giovani”.

Martelli, “Quello di Craxi non era sovranismo”

Quello di Bettino Craxi “non è sovranismo. Il sovranismo è una dottrina che nasce alla fine degli anni Settanta in Francia, è una costola del gollismo che reagisce alla perdita di sovranità conseguente alla creazione di una sovranazionalità europea”.

Questa la risposta alle affermazioni di Siri da parte dell’ex segretario socialista Claudio Martelli, ad Hammamet per il ventennale della morte di Bettino Craxi.

“Craxi – ha spiegato Martelli – faceva un’obiezione del tutto diversa. Lui non ha nulla da eccepire rispetto allo sviluppo della sovranazionalità europea, purché questa sia fondata non soltanto sul pilastro della libera economia di mercato ma anche sul pilastro della crescita e dello sviluppo sociale”.

“Oggi – ha aggiunto – Craxi sarebbe su tutte le furie, determinatissimo a non perdere l’influenza, la responsabilità della Libia. Questa sarebbe la questione che affronterebbe ma la avrebbe già affrontata per tempo, per impedire che succeda quello che sta per succedere: una deriva di guerra civile che non finisce mai, il cui sbocco, a occhio e croce, rischia di essere la spartizione della Libia”.