CATANIA – Lo scorso 23 marzo è arrivata la firma in calce al Memorandum d’intesa tra Italia e Cina. Quella del vice premier, Luigi Di Maio, nella qualità di ministro dello Sviluppo economico per il Governo italiano, e quella del presidente cinese, Xi Jinping, per il Paese asiatico. Il documento prevede in tutto 29 accordi per una valore di circa 2,5 miliardi e una potenziale ricaduta economica di altri 20 miliardi.
La nuova Via della Seta vuole rilanciare la produttività e lo sviluppo del Belpaese. Ma quali sono i vantaggi per la Sicilia e per l’area del Mediterraneo? Lo abbiamo chiesto a Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente del Governo Monti, da 15 anni visiting professor all’Università Tsinghua di Pechino.
Professore, come giudica il Memorandum sulla Via della Seta e quali sono i vantaggi per l’Italia?
“Il Memorandum è un progetto bidirezionale che fa bene all’Italia se inserito in un contesto europeo. L’occasione che si è persa è stata quella di non mettere bene in evidenza che l’Italia è una piattaforma europea, non solo di scambio, ma anche produttiva. Immaginarla come autonoma è un errore. Se l’Italia vuole essere un punto di riferimento della comunicazione marittima tra la Cina e l’Europa è necessario che si organizzi per essere interconnessa. Questa ‘infrastruttura’ non fa dell’Italia un porto, ma una piattaforma in cui vengono facilitati gli scambi tecnologici. Considerare l’Italia come un terminale è riduttivo. Piuttosto è il primo luogo in cui arriva la Via della Seta marittima”.
Cosa risponde a chi parla di disegno di colonizzazione dei cinesi?
“La cosa è molto banale. Se vuoi farti fare prigioniero dipende da te. La possibilità di non essere colonizzati dipende dalla capacità italiana ed europea di lavorare sulla base della reciprocità. Questo accordo non prevede basi militari cinesi su suolo italiano, ma collaborazione, cooperazione e investimenti. L’obiettivo è assicurare la reciprocità”.
La Sicilia può giocare un ruolo da protagonista nel quadro dell’accordo?
“La Sicilia ha cultura, capacità tecnologiche e know how. Il problema è che non sono valorizzate. Bisogna creare le condizioni per poter attrarre gli investimenti. Va preparata un’offerta che cerchi di incrociare la domanda cinese per lo sviluppo di alcuni settori. Se fossi nella difficile posizione del presidente della Regione siciliana, penserei ad aprire uno spazio di collaborazione con le istituzioni cinesi che metta in evidenza le competenze e le capacità siciliane. Una soluzione potrebbe essere intensificare i rapporti tra le tre Università siciliane e avviare un programma di collaborazione con quelle cinesi. In Cina, la Ocean University lavora sulla gestione delle risorse marine. Un’Università come questa potrebbe essere un interlocutore ottimale per gli Atenei dell’Isola. Basti pensare alle attività di collaborazione tra Università giapponesi e californiane. La Sicilia e il Sud Italia sono inoltre dei giacimenti di patrimonio culturale e ambientale. La soluzione è sostenere le imprese giovanili con finanziamenti a credito agevolato o addirittura con credito d’onore e affidargli il compito di valorizzare questi patrimoni”.
Ci sono altri settori su cui sarebbe possibile instaurare una collaborazione?
“Penso ai comparti automobilistico, farmaceutico e anche agroalimentare: il vino è diventato un importante prodotto per il mercato cinese. Sono aree con cui ci sono già rapporti e collaborazioni tra Italia e Cina. Altro settore, per esempio, potrebbe essere il ricilaggio del vetro piombato e delle batterie a litio, il cui smaltimento rappresenta un enorme problema per la Cina. In questo contesto l’esperienza e la storia della Sicilia possono avere un ruolo molto interessante. Il rischio è che la Sicilia rimanga marginale. È necessario, per evitare quanto successo a Termini Imerese, che progetti industriali abbiano una consistenza solida e un management all’altezza, perché ci stiamo confrontando con un Paese che ha manager di altissimo livello. Per la Sicilia è una spinta allo sviluppo”.
Gabriele Patti
Di seguito l’articolo, in italiano e in cinese, realizzato in collaborazione con il magazine magazine Cina in Italia, edizione locale di China Newsweek
Cooperazione sino-italiana: come affrontarla?
È trascorso quasi un mese dalla visita di Xi Jinping nel Bel Paese, ma ora che i due Paesi non sono più così distanti la febbre cinese continua ad ardere in Italia.
La principale testata giornalistica del governo cinese, il Quotidiano del Popolo, ha pubblicato su WeChat (la più importante piattaforma social cinese) un reportage intitolato “Questa è l’Italia”: un viaggio attraverso la cultura, la storia, la politica e l’economia italiana, che con milioni di visualizzazioni ha contribuito a promuovere il Paese.
Italiani e cinesi sono in una fase di riflessione: in che direzione andrà la futura cooperazione sino-italiana? Quali sono gli obiettivi congiunti da raggiungere? Quale sarà la prossima mossa?
Durante la visita di Stato del presidente Xi Jinping, la redazione della rivista “Cina in Italia” è stata intervistata in moltissime occasioni. Una domanda ricorrente affollava le menti dei media cinesi: “Cosa può portarci l’Italia? E cosa possiamo offrirle noi cinesi?”
La nostra risposta è che la Cina potrebbe senz’altro beneficiare della ricchezza culturale italiana, creando così uno scambio che faciliti la reciproca comprensione e favorendo una cooperazione bilaterale. La cultura occidentale può aiutare i giovani a costruirsi orizzonti più vasti. Inoltre, nello sviluppo economico cinese il ruolo delle piccole e medie imprese è in rapida crescita, e l’esperienza italiana in questo campo potrebbe esserle di preziosa ispirazione.
I maggiori consumatori di prodotti “Made in Italy” sono i 200 milioni di cinesi appartenenti al ceto medio. Incrementando la sua presenza nel mercato cinese, l’Italia potrà raggiungere una stabilità nell’esportazione di beni. Imprescindibile, però, la creazione di “un’alleanza bilaterale”. L’Italia ha bisogno di implementare le sue risorse e di dimostrare pienamente i potenziali benefici che è in grado di apportare al mercato cinese.
Ogni anno la Francia organizza dei Festival culturali cinesi che si protraggono per diversi mesi tra primavera e autunno: le vendite francesi in Cina sono di gran lunga superiori a quelle italiane.
In questa sede non si toccherà il tema degli investimenti governativi, ma è necessario concentrarsi sul contributo che i visitatori cinesi potrebbero dare al mercato turistico italiano. Gli itinerari turistici tradizionali non soddisfano le esigenze dei visitatori cinesi, per cui i nuovi metodi e le nuove regioni del turismo saranno i punti caldi dei prossimi anni: senza alcun dubbio, la Sicilia giocherà un ruolo particolare.
L’Italia ha ancora molte difficoltà nell’accogliere un gran numero di turisti cinesi, soprattutto perché c’è una grave carenza di guide e accompagnatori che conoscono la lingua. Nel 2020 si celebrerà il cinquantesimo anniversario dall’istituzione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, e il presidente Xi Jinping ha dichiarato che sarà anche l’Anno della cultura e del turismo tra i due Paesi. Il prossimo mese a Milano l’Ente del turismo cinese presenzierà la “China Tourism Culture Week” che ospiterà 15 delegazioni provenienti dalle regioni cinesi.
Allo stesso tempo, l’Italia dovrebbe trarre insegnamento dalla rapidità di sviluppo e dalla laboriosità del popolo cinese. A marzo la rivista “Cina in Italia” ha redatto un servizio sulla città di Prato e ha scoperto che le piccole aziende cinesi si sono trasformate in vere e proprie fabbriche moderne, sommerse dal lavoro e dagli ordini. “Qui non c’è crisi, è la forza lavoro che manca”, hanno dichiarato gli imprenditori cinesi. Per oltre due decenni i cinesi di Prato sono stati vittime di un accanimento mediatico, ma si sono rimboccati le maniche facendo orecchie da mercante. Oggi la maggior parte degli hotel a Prato è gestita da cinesi, che dominano anche il settore industriale. La visita in Italia di Xi Jinping ha dato una spinta agli scambi tra i due Paesi. Questa volta il governo italiano dovrà lavorare coscientemente, dovrà formulare un piano ben definito e muoversi concretamente per implementarlo.
La visita di Xi Jinping ha reso possibile una vicinanza tra Cina e Italia senza precedenti, tanto da portare la repubblica italiana a firmare per prima il memorandum d’intesa per la Belt and Road Initiative, battendo sul tempo tutti gli altri paesi europei. Non solo tra le due nazioni non ci sono mai stati conflitti, ma Italia e Cina hanno più valori e ideali in comune di quanto non si pensi. Per questo i due popoli devono cogliere l’attimo e rafforzare la collaborazione: tutto dipende dalla gente comune.
La cooperazione sino-italiana è destinata a durare a lungo e porterà enormi benefici alle generazioni future.
如何面对中意合作新时代
。习近平对意大利的访问已经过去近一个月了,但中国热在意大利继续升温,意大利对中国也不再遥远。中国最重要的政府报纸“人民日报”通过微信平台(中国最重要的社交媒体平台)刊登了“这里是意大利”图文并茂的文章,从文化到历史、从政治到经济对意大利进行了全面宣传,获得数百万的阅读量。
。意大利人和中国人都在琢磨,未来这两个国家要怎样合作,要得到怎样的合作硕果?未来我们可以做什么?
。在习近平访意期间,《世界中国》杂志受到许多媒体的采访,来自中国的采访基本会提出一个共同的问题:意大利能带给我们什么?我们能给意大利带去什么?
。我们的回答是:意大利带给中国丰富的文化财富,文化交流可以帮助两国人民相互了解,在相互合作的道路上起到重要作用。西方的文化文明可以帮助中国年轻人有更广阔的视野。
。意大利中小企业经验可以带给中国启发,中国经济发展中,中小企业的作用越来越大,意大利的经验弥足珍贵。
。中国两亿中产阶级是意大利产品最好的消费者,做好中国市场,意大利就会找到稳定的产品出口市场。但前提是要做好两国之间的“盟友关系”。意大利需整合资源,把自己的优势充分展现给中国市场。法国每年在中国做文化节,从春天到秋天,持续几个月。他们在中国销售成绩远远超过意大利。
。尚不谈政府层面的对意大利投资的大话题,仅仅来意大利的中国游客就将会大大活跃意大利旅游市场。传统的旅游路线将不能满足中国游客的需求,新的旅游方式与地区将是未来几年的热点,西西里无疑在未来是重点大区。接待大量中国游客的工作意大利依旧有很多困难,中文的导游与陪同严重匮乏。
。2020年中意两国即将迎来建交50周年的特殊时刻,习近平在意大利总统府又宣布2020年为中意旅游文化年。依照中国人的速度,一切来自中国的业务都会快速登陆意大利。例如下个月在米兰,将由中国国家旅游局举办“中国旅游文化周”,来自中国十五个省市的旅游文化部门的领导带队到达米兰。
。中国速度及中国人的劳动态度对意大利应该能起到启发作用。三月《世界中国》杂志在普拉多采访,发现中国人的企业都已经变成现代化的厂房,几乎每个企业都有做不完的订单。中国人说:“这里没有危机,只有劳动力不够用。”二十多年来,中国人的负面新闻一直充斥普拉多的媒体,但他们埋头劳作,对那些负面消息充耳不闻。今日普拉多的酒店基本换成中国老板,工业以中国企业为主。
。习近平访意,为中意间的交流工作起到推波助澜的作用。这一次,意大利政府需要切实做好工作,需要制定明确的规划,需要为这些规划做出实施的具体步骤。如果说意大利在中国做全国性的推广不容易,西西里大区完全可以自己决定去中国推广自己!
。与中国人的合作中,必须改掉意大利人习惯性的拖拉。同样,中意文化交流活动非常重要。习近平的访问,使中意间从来没有像今天这样近距离的相遇。意大利在欧洲第一个签署了“一带一路”合作谅解备忘录,这一次,走在欧洲前列。中意两国不仅在历史上没有发生过冲突,两国人民在道德观念上有许多共同之处。两国人民需乘东风,快速加强合作,许多民间的合作需要百姓的努力。
。中意合作乃是千秋大计,定会造福子孙。
Autore
Hu Lanbo – 胡兰波
Traduzione
Giulia Carbone