PALERMO – La crisi strutturale dei Comuni siciliani continua, mentre a livello istituzionale sembrano mancare le misure per affrontare la questione in modo concreto ed evitare che alla fine siano i cittadini a pagare queste criticità, con una riduzione dei servizi e un contestuale aumento della pressione fiscale (seppur i mancati incassi dei tributi locali restino altissimi). Insomma, come si dice in questi casi: oltre al danno la beffa.
Una situazione critica sotto diversi punti di vista, con circa un terzo dei Comuni dell’Isola in stato di dissesto o predissesto finanziario e gli altri che non se la passano certo bene. A certificare le difficoltà di cui parliamo, oltre alle già citate dichiarazioni di crisi, anche un’atavica difficoltà nel chiudere i bilanci, che si traduce ormai quasi ogni anno in una pioggia di commissariamenti da parte della Regione Siciliana.
Come reso noto nei giorni scorsi dagli uffici regionali competenti, infatti, sono 236 i Comuni isolani che a oggi non hanno provveduto ad approvare il Rendiconto di gestione per il 2023 e per i quali è scattato il commissariamento. L’assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Messina, ha firmato i decreti di nomina dei commissari ad acta che svolgeranno le attività necessarie all’approvazione, assumendo le funzioni sostitutive degli organismi inadempienti fino all’approvazione da parte del Consiglio comunale.
“Il Rendiconto – ha sottolineato l’assessore Messina – è uno strumento necessario per l’attività contabile, attraverso il quale si verificano l’entità e le modalità con le quali le Amministrazioni comunali hanno dato attuazione alle previsioni del bilancio. La legge fissa precisi termini per la sua approvazione. Il commissariamento nei confronti dei Comuni inadempienti, nonostante i numerosi solleciti, è un intervento sostitutivo obbligatorio da parte della Regione, che garantisce regolarità contabile e trasparenza nei confronti dei cittadini”.
I commissari ad acta, che appartengono al corpo ispettivo della Regione, presso il dipartimento delle Autonomie locali, al momento dell’insediamento verificheranno lo stato del procedimento. I Comuni interessati sono 26 nella provincia di Agrigento, 16 a Caltanissetta, 30 a Catania, 11 a Enna, 64 a Messina, 54 a Palermo, 8 a Ragusa, 12 a Siracusa e 15 a Trapani. Senza Rendiconto, in pratica, non vi è contezza di qual è effettivamente stato l’andamento economico-finanziario del Comune di turno, con immaginabili conseguenze sui bilanci degli anni successivi.
Non si tratta, da parte della Regione, della prima tornata di commissariamenti. Già qualche settimana fa, infatti, l’assessore Messina aveva firmato i provvedimenti di nomina per 147 commissari ad acta destinati a intervenire per i Bilanci di previsione relativi al 2024. “La nomina dei commissari ad acta – ha affermato in quell’occasione – è l’atto estremo cui abbiamo dovuto far ricorso dopo aver tentato, in tutti i modi possibili, di stimolare i Comuni ad adottare i bilanci di previsione con le procedure ordinarie, ovvero attraverso la proposta della Giunta e l’approvazione del Consiglio. I termini previsti dalla legge sono stati ampiamente superati e, con essi, anche l’ulteriore finestra che attraverso gli uffici del Dipartimento abbiamo disposto per verificare eventuali incongruità tra le informazioni in possesso dell’amministrazione regionale e l’effettiva attività politico-amministrativa svolta. I cittadini meritano rispetto e servizi efficienti”.
Tra Rendiconti relativi al 2023 e Preventivi per il triennio 2024/2026, insomma, la Regione ha disposto rispettivamente 236 e 147 commissariamenti per l’approvazione dei documenti contabili, in totale 383. Un’enormità se si pensa che in tutto i Comuni della Sicilia sono 391. Un dato che dimostra in modo incontrovertibile che senza una soluzione strutturale per indirizzare i Comuni verso una sana e sostenibile gestione finanziaria la situazione rischia davvero di precipitare nel caos.
Cosa si può fare per salvare i Comuni siciliani da questa situazione che rischia di precipitare in un abisso senza fondo? Lo ha suggerito più volte l’Anci Sicilia, l’associazione che raggruppa gli Enti locali dell’Isola, chiedendo un Tavolo di confronto permanente sia con la Regione che con il Governo nazionale. Fino a oggi, però, nonostante una disponibilità di massima ad avviare un dialogo, di fatti concreti se ne sono visti pochi.
“In Sicilia – ha affermato il segretario generale dell’associazione, Mario Emanuele Alvano – il problema è più vasto che in ogni parte d’Italia. Abbiamo quasi un terzo di Enti tra dissesto e pre dissesto, quindi ci troviamo di fronte a un fenomeno strutturale e in crescita”.
“La crisi – ha aggiunto Alvano – è dovuta tanto al taglio progressivo dei trasferimenti cui abbiamo assistito nel corso degli anni, quanto a una cronica difficoltà nella riscossione dei tributi locali, come per esempio la Tari”.
Giusto per farsi un’idea del drastico ridimensionamento subito dalle risorse concesse dalla Regione ai Comuni, basti pensare che negli ultimi dieci anni questi si sono ridotti di circa un terzo, passando da poco meno di un miliardo l’anno a poco meno di trecento milioni.
Poi, come accennato, c’è il grande vulnus connesso alla riscossione dei tributi locali, che genera nelle casse dei Municipi una inevitabile asfissia. Tra le criticità maggiori, come già accennato, quelle legate alla Tari, la tassa per la gestione dei rifiuti, che a cascata contribuisce anche a dar vita alle emergenze cui stiamo assistendo in questi giorni.
Occorre segnalare, a tal proposito, che nei giorni scorsi la Regione ha garantito un supporto agli Enti locali, ma è evidente come questo non possa essere altro che un palliativo, seppur utile a dare un po’ d’ossigeno alle casse dei Comuni dell’Isola.
“Esprimiamo apprezzamento – hanno dichiarato Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Associazione Municipi isolani – per l’approvazione della norma condivisa tra il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani e l’Anci Sicilia che ha previsto uno stanziamento di 50 milioni per la copertura degli extracosti sostenuti dai Comuni per gestione dei rifiuti. La previsione di queste risorse consentirà agli Enti interessati di poterne beneficiare ai fini della determinazione del Pef Rifiuti e della Tari la cui scadenza, in atto, dovrebbe slittare al 20 luglio”.
“Si tratta di un importante passo avanti – ha concluso il presidente Amenta – cui auspichiamo possano seguire ulteriori e proficui momenti di confronto per superare le attuali note criticità nell’ambito della gestione integrata dei rifiuti”.