Economia

Crisi energetica, orizzonte nero per Italia, report shock del Fmi: “Il peggio deve ancora venire”

Crisi energetica. Per l’economia mondiale sarà un 2023 duro, anzi durissimo. A confermarlo è il report shock del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha lanciato la “bomba” sull’economia mondiale, nel suo documento annuale, il World Economic Outlook. Si legge “Nubi di tempesta si addensano”, e per l’Italia il rischio recessione tecnica per i prossimi mesi.

Le previsioni di Confindustria, “Pil 2022 in rialzo, un 2023 a crescita zero”

“Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita” e lo scenario economico 2023 è di “stagnazione e inflazione”. Questo uno dei passaggi del Rapporto di previsione “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”, presentato nei giorni scorsi dal Centro studi di Confindustria. La previsione, a tratti catastrofista, anche se si profila una strada ottimista dal centro dell’analisi, si aggira all’impennata dei prezzi del gas, che hanno condotto a una crisi energetica senza precedenti che appunto si stima possa azzerare il Pil nel 2023 rispetto al +3,4% di quest’anno.

Il Pil italiano – Sempre secondo il Centro studi, il Pil italiano “dopo una dinamica positiva nella prima metà del 2022 subisce un aggiustamento al ribasso tra fine anno e inizio 2023, poi recupera piano. La crescita 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece, c’è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti) che porta alla stagnazione in media d’anno”.

Il caro bollette

Sul fronte caro-bollette, l’aumento dei costi delle imprese italiane è “stimato in 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia”, con un’incidenza dei costi energetici sul totale che passa dal 4,6% al 9,8%.

La crisi energetica e i costi insostenibili

Confindustria calcola dunque i costi della crisi energetica e della crisi economica. “L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese”, avvertono gli economisti di via dell’Astronomia. Il prezzo del gas frena la crescita ma “se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo, il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio.

Il Fondo Monetario Internazionale: “Il peggio deve ancora venire”

Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al ribasso le previsioni sull’economia globale, in particolare su Italia e Germania, per cui ora pronostica recessioni sul 2023.

Nel suo World Economic Outlook, l’Fmi ha tagliato di 0,9 punti la stima sul Pil italiano del 2023 al -0,2%. E crescita negativa è attesa anche in Germania (-0,3%) con un taglio di 1,1 punti rispetto alle stime dello scorso luglio. Si tratta delle due performance peggiori tra le economie avanzate e nell’Ue sul 2023. Sono anche gli unici casi di recessione prevista assieme alla Svezia (Pil 2023 -0,1%).

L’Italia “è uno dei paesi per i quali c’è stata un revisione positiva della crescita per il 2022”: per il prossimo anno però si prevede un “forte rallentamento in gran parte dovuto ai prezzi dell’energia ma anche all’impatto della stretta monetaria”, ha affermato il capo economista del Fmi, Pierre Olivier Gourinchas.

FMI: “Prospettiva recessione per l’Italia”

Il Fondo si aspetta per L’Italia una recessione tecnica nei prossimi mesi: i rischi all’outlook sono al ribasso e dipendono dai prezzi dell’energia. All’Italia il Fmi consiglia, così come agli altri paesi, di sostenere i più deboli e di assicurarsi che il debito sia in traiettoria di calo.

“Ci attendiamo che l’Italia entri in recessione tecnica nei trimestri a venire”, prevalentemente a causa del forte contraccolpo dei rincari dell’energia e dell’alta inflazione sui redditi, “mentre i rischi” sulle prospettive economiche “sono al ribasso”. Lo ha affermato Petya Koeva Brooks, vice capo economista del Fondo monetario internazionale durante la conferenza stampa di presentazione del World Economic Outlook.

Il governo Italiano

Confindustria definisce, senza mezzi termini, “complesso, fosco e zavorrante” lo scenario economico che abbiamo davanti. Le parole sono della direttrice generale Francesca Mariotti, presentando le previsioni economiche di autunno del centro studi di Confindustria. “Siamo alle porte dell’insediamento di un nuovo governo che dovrà fare i conti con una vera emergenza nazionale. Questa emergenza non riguarda più solo imprese e industria, riguarda tutti”, ha avvertito. “Interventi tamponi non saranno sufficienti e neanche più tanto possibili perché abbiamo una incertezza di tempi: quanto durerà? Certamente non poco. E un’emorragia di risorse pubbliche non possiamo permettercela”, ha aggiunto.

Lo stop al gas russo, l’effetto finale

Inoltre con un arresto completo alle forniture di gas dalla Russia l’Italia perderebbe quasi 300mila posti di lavoro in due anni. “L’effetto finale per l’economia italiana sarebbe stimabile in una minore crescita annua del Pil dello 0,4% nel 2022 e dell’1,2% nel 2023 (-1,5% cumulato nel biennio), delle Ula dell’1,3% cumulato e in 294mila occupati in meno nel biennio”, si legge ancora nello studio di Confindustria.

Gli scenari economici possibili sono due

Il Centro studi di Confindustria profila anche due scenari proprio connessi al gas, uno brutto e l’altro buono.

Lo scenario pessimistico

Nel primo, legato a doppio filo a un possibile blocco totale delle importazioni da Mosca, si ipotizza che il suo prezzo possa restare per un periodo di tempo duraturo sui massimi a 330 euro al megawattora raggiunti lo scorso agosto. In questo caso, l’impatto negativo sul Pil italiano sarebbe nell’ordine dell’1,5% nel biennio 2022-2023: -0,3 quest’anno e -1,2 il prossimo.

Lo scenario ottimista

Al contrario, “se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo del gas”, obiettivo su cui l’Unione Europea è al lavoro, “il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio”. Nel dettaglio, “l’effetto favorevole per l’economia italiana è stato stimato in una maggior crescita annua dello 0,1% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023”. Il tutto, però, con un avvertimento: “Per le imprese è fondamentale l’investimento nelle energie rinnovabili – ha sottolineato Fontana – che nei prossimi anni sarà il principale fattore di competitività delle imprese”.