Durissime accuse ai vertici del Movimento da parte di alcuni pentastellati, che considerano quello sul governo Draghi un “quesito manipolatorio”
“Tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi” sarebbe dunque la consultazione indetta per oggi – dalle 10 alle 18 – sulla piattaforma Rousseau dopo lo spostamento voluto dal fondatore del Movimento, Beppe Grillo.
Lo si legge sul post pubblicato ieri sera dal deputato M5S Pino Cabras su Facebook – e firmato anche da altri dodici parlamentari pentastellati: Crucioli, Granato, Colletti, Lannutti, Angrisani, Abate, Maniero, Volpi, Giuliodori, Costanzo, Corrado, Vallascas – con un titolo significativo: “Un voto al buio”.
Tutto questo mentre Luigi Di Maio nella giornata di ieri ha chiesto alla base del Movimento di votare sì per difendere i risultati finora ottenuti dal M5s: “Draghi – ha detto – ha garantito che il reddito di cittadinanza non si tocca e il Mes non si è citato”.
“Se fossi iscritto a Rousseau voterei sì” al governo Draghi “perché il Paese è in una situazione, in tale condizioni e con tali urgenze che comunque è bene ci sia un governo” ha aggiunto il premier uscente Giuseppe Conte.
Ma i tredici dissidenti non sono convinti.
“La motivazione addotta – si legge nel post – per il rinvio del voto su Rousseau era l’asserita esigenza di attendere lo scioglimento della riserva sulla composizione della coalizione che sosterrà il Governo Draghi nonché l’imprescindibile necessità di valutare il programma di tale governo”.
Ma, sostengono Cabras e gli altri, poi la consultazione su Rousseau è stata indetta “senza che nulla di certo si sappia né sull’accozzaglia di partiti che voteranno la fiducia, né su ciò che tale eterogenea maggioranza intende realizzare”.
Nel post i tredici si chiedono chi saranno i ministri: “Salvini, Boschi e qualche impresentabile di Forza Italia? Quali sono le fasce sociali che verranno sostenute maggiormente? I più deboli, i lavoratori o le banche e i detentori di rendite finanziarie?”.
Cabras e gli altri sottolineano come nessuno tra gli “obiettivi sostanziali” del governo Draghi sia stato “messo per iscritto né anche semplicemente enunciato verbalmente”.
La conclusione dei tredici è che “La motivazione del rinvio era dunque un mero pretesto per posticipare il voto a un momento maggiormente propizio per condizionarne l’esito”.
Anche perchè il quesito “è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza: dati i numeri abbondanti della maggioranza che sosterrà il Governo Draghi il Movimento non potrà condizionarlo neppure facendone parte, e anzi perderà parte della forza con cui potrebbe denunciarne l’operato standone all’opposizione”.
Un quesito, viene sottolineato nel post, che “pone particolare rilevanza spacciando come risolutiva la ‘creazione’ di un Ministero della transizione ecologica, che in realtà altro non è che la mera ridenominazione del già esistente Dipartimento per la transizione ecologica, che peraltro avrebbe comunque avuto particolare importanza per espressa previsione del Recovery plan”.
“Tutto ciò – conclude il post – getta dubbi sull’utilizzo imparziale dello strumento di democrazia diretta da parte dei vertici del Movimento”.