Sono sempre meno i lavoratori domestici in Sicilia. Si tratta di un trend che coinvolge tutta la penisola. Nel 2023, secondo l’Inps, nella regione sono stati registrati 32.743 lavoratori domestici, di cui 7.486 uomini e 25.257 donne. Se si guarda alla storico, l’andamento decrescente è stato netto e progressivo. Nel 2021 il numero totale siciliano arrivava a 40.182 lavoratori, scesi a 35.989 nel 2022. La riduzione dei lavoratori nella regione supera quanto successo a livello nazionale. In due anni, infatti, nell’Isola sono stati persi il 18,5% dei lavoratori, mentre in Italia la media in negativo si ferma al 14,3%. Più nello specifico, nel 2023, rispetto al 2022 sono andati “persi” 68.327 lavoratori, pari a -7,6%, valore analogo a quello registrato nel 2022 rispetto ai dati 2021, quando la riduzione è stata del 7,3%.
Una inversione di tendenza rispetto agli incrementi registrati nel biennio 2020-2021, dovuti a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, il decreto legge n.34 del 19 maggio 2020, il cosiddetto decreto “Rilancio”. Lo stesso fenomeno era stato registrato negli anni successivi al 2009, e al 2012, in cui sono entrate in vigore regolarizzazioni di lavoratori, sia comunitari che extracomunitari. La Sicilia mostra un andamento diverso rispetto a quello nazionale anche se si guarda alla nazionalità dei lavoratori. Nella regione, infatti, i lavoratori stranieri e italiani sostanzialmente si equivalgono, considerato che i secondi rappresentano circa il 47% del totale. Al contrario, nel resto della penisola i lavoratori stranieri rappresentano il 69% di tutti i lavoratori registrati.
Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2023 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia, con 129.556 lavoratori, il 22,6% del totale dei lavoratori domestici stranieri; a seguire il Lazio, al 16,4%, e l’Emilia-Romagna al 9,9%; la maggior parte dei lavoratori domestici italiani, invece, lavora in Sardegna, il 14,9% del totale dei lavoratori domestici italiani. A livello regionale nell’ultimo anno i lavoratori domestici italiani diminuiscono in tutte le regioni e in modo particolare in Molise, dove si registra una riduzione dell’11,6%, in Calabria, al -11,2%, e in Campania, al -9,5%; i lavoratori domestici stranieri fanno registrare i maggiori decrementi in Calabria, al -13,1%, in Puglia, al -12,5%, e in Campania, al -12,3%.
Rispetto alla zona di provenienza, nel 2023 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 297.373 lavoratori, pari al 35,7% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 259.689 lavoratori di cittadinanza italiana, il 31,1%, dai lavoratori del Sud America, che rappresentano l’8,1% del totale, e dell’Asia Orientale, al 5,8%. Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari a 45,4% contro il 23,4% dei lavoratori italiani. In termini di genere, si evidenzia una netta prevalenza di donne, il cui peso sul totale ha ripreso ad aumentare dal 2022 ed ha raggiunto nel 2023 il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’88,6%. Nel 2023 i maschi, scendendo sotto le 96.000 unità, fanno registrare un decremento di oltre il -23% rispetto al 2022, evidenziando che il fenomeno della regolarizzazione ha interessato maggiormente i lavoratori di sesso maschile.
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