Pezzi di Pizzo

Cronache dal dissesto (di Palermo)

Cronache dal dissesto

A quanto pare una decina di giorni fa, alla chetichella, dopo tante smentite pubbliche, è stata depositata da parte del Ragioniere Generale del Comune di Palermo la dichiarazione di dissesto. Così, muto muto, taci maci, in un minuetto di smentite e disvelamenti neanche fosse un dipinto di Goya.

Un dissesto desnudo. Tra rifiuti e negazioni, affermazioni ed accuse sembra che il conto del Comune sia uno, nessuno e centomila.

Di nudo c’è ormai solo il Re, che si ostina in un silenzio orgoglioso, interrotto solo da anatemi tranviari. Intanto il Bilancio del Comune va ai Rotoli senza possibilità di esequie. Nessuno riconosce il morto ma c’è una salma a Palazzo delle Aquile. La salma della verità contabile.

D’altra parte “Io non son mica un ragioniere” disse il Principe, disprezzando generazioni di Fantozzi che allineano partite doppie. Ed è proprio la doppiezza di quest’affermazione che consente un simulacro amministrativo di un’asfittica orchestrina che balla sul Titanic di Palermo.

Nel film originale c’era almeno una storia d’amore, qua di Di Caprio non c’è l’ombra.

Se questo dissesto fosse formalmente acclarato almeno sapremmo di che morte dobbiamo morire. Potremmo cominciare a chiedere gli aiuti previsti dalla legge. Ma così si turberebbe la campagna elettorale, perché una parte politica avrebbe scarsissima credibilità e l’altra , che per ora avanza un tripudio di candidature, si spaventerebbe della Croce da portare.

Comunque un dissesto c’è ed è evidente. È quello di una città che assomiglia ormai a Beirut, senza le bombe ma con tanti pirtusi.

Ragioniere Generale, civil servant, batti un colpo per favore e restituisci ai cittadini la verità sulla casa comune.

Perché ad oggi tutto è fuorviante e deprimente.

Cosi è se vi pare.