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Csm e correntismo giudici, riforma non più rinviabile

ROMA – Con il caso Palamara la magistratura italiana ha toccato probabilmente uno dei punti più bassi della sua storia. L’unica soluzione per rendere i togati e il Csm di nuovo rispettabili agli occhi dei cittadini è procedere ad una riforma strutturale del settore. Tutte le forze politiche concordano sull’essenzialità di questa misura, ma non sul contenuto.

“Emergono – ha dichiarato Gianfranco Librandi, di Italia Viva – troppi lati oscuri in un settore che dovrebbe essere pervaso da trasparenza. In un organo così delicato serve competenza e nitidezza, non possiamo permetterci ombre, ne va della agibilità democratica del nostro Paese, è necessario riformare la giustizia, introdurre la separazione delle carriere, rivedere il Csm come ruolo, composizione e metodo di elezione. Tutto questo in tempi celeri”.

Soprattutto sulle modalità di elezione dei membri del Csm le forze politiche italiane non concordano. La Lega di Matteo Salvini, a cui fa eco tutto il centrodestra, sostiene a gran voce che la soluzione migliore sarebbe quella di sciogliere il Consiglio e rinominarlo per “estrazione a sorte”. Metodo elettivo fortemente respinto dalla maggioranza. “Lo stillicidio di intercettazioni che stanno uscendo – ha dichiarato Walter Verini, deputato e responsabile giustizia del Pd – sono l’effetto di correntismo e carrierismo che si sono estesi oltre ogni limite. La magistratura deve trovare al suo interno le forze per autorigenerarsi e la politica, nel rispetto della Costituzione, quindi dell’indipendenza della magistratura, deve aiutare questo processo. L’ipotesi del sorteggio per il Csm è incostituzionale”. A fare eco a Verini è l’ex procuratore capo di Torino, Armando Spataro, il quale ha dichiarato che non si può “cogliere questa occasione per aggredire sul piano istituzionale la magistratura. Serve una svolta politica e morale – ha aggiunto – ma la soluzione non è il sorteggio per il Csm. È vietato dalla Costituzione non credo neanche si possano abolire le correnti, come si fa, tocca ai magistrati votare secondo principi e valori”. Sulla stessa linea di pensiero della maggioranza che regge il Conte 2, è anche il consigliere togato Csm Cascini. “Serve un forte rinnovamento interno alla magistratura ma la strada non è quella del sorteggio per il Csm: è pericolosissimo – avverte – perché darebbe molto più potere agli apparati, ai collettori di voto”.

Sul caos che ha investito le procure, ma soprattutto sulla norma che il Guardasigilli Bonafede deve presentare in Consiglio dei Ministri, si è espresso anche l’ex capo del Dap e ex componente del Csm, Santi Consolo. Secondo il magistrato, dopo lo scontro con Di Matteo a proposito della nomina a Dap, sul ministro Bonafede “è calata un’ombra pesantissima”. Per Consolo il ministro pentastellato è totalmente “inadeguato e privo dell’autorevolezza necessaria per la riforma del Csm”.

“Le riforme – premette – non vanno mai fatte sulla base delle emergenze e di fatti occasionali che creano scandalo, come è avvenuto anche coi decretini di Bonafede. La riforma del Csm mi pare la si voglia fare con lo stesso criterio. A me dispiace che venga proposta alle forze politiche di governo da un ministro come Bonafede; avrei preferito un ministro con pregresse e significative esperienze professionali quali quelle di presidente della Corte Costituzionale e professore universitario.Voglio dire, dal dibattito parlamentare che c’è stato, tutti, anche chi l’ha votato, hanno segnalato l’operato di un ministro che è inadeguato al ruolo che gli è stato attribuito. E allora mi chiedo, quale autorevolezza ha il ministro Bonafede per portare avanti una riforma tanto epocale quanto importante? Inoltre, il ministro, nel portare avanti la riforma, contraddice se stesso, contraddice un cavallo di battaglia del M5s, cioè che bisognava eleggere i componenti del Csm per sorteggio, ora ci dice che bisogna formare dei collegi uninominali. Ma coi collegi uninominali si elimina del tutto l’influenza delle correnti?”.