Al pm di Milano Paolo Storari, al centro dello scontro nella Procura milanese per il caso degli interrogatori resi dall’avvocato Piero Amara, venne assegnata dai vertici dell’ufficio l’inchiesta sulla fuga di notizie, quando un cronista lo scorso autunno denunciò di aver ricevuto quei verbali. Indagine di cui lo stesso magistrato ‘si spogliò’ lo scorso aprile non appena venne a conoscenza del fatto che nell’indagine aperta a Roma era coinvolta l’ex segretaria di Piercamillo Davigo, all’epoca consigliere del Csm e al quale lo stesso pm aveva dato quelle carte per autotutelarsi dall’inerzia nell‘indagine sulla presunta ‘loggia Ungheria’.
E’ un altro degli intricati passaggi della vicenda che sta scuotendo non solo il Palagiustizia milanese, ma anche il Csm. Da quanto si è potuto ricostruire, Storari, su richiesta di Greco e dell’aggiunto Laura Pedio, si occupò delle indagini sulla fuga di notizie, quando un cronista porto quei verbali ricevuti in forma anonima lo scorso ottobre, e dispose pure una consulenza per stabilire la provenienza di quelle carte.
Quando poi venne a sapere che Roma indagava sull’ex segretaria di Davigo, che risponde di calunnia e accusata di aver divulgato quegli interrogatorisegretati, l’8 aprile scorso Storari riferì a Greco che un anno prima aveva consegnato le carte a Davigo e decise di chiamarsi fuori da quell’indagine (LEGGI QUI MAGGIORI INFO). Decisione presa per evitare gravi conseguenze, dato che i verbali che circolavano erano gli stessi da lui affidati all’ex toga di Mani Pulite.
L’inchiesta sulla fuga di notizie nelle scorse settimane fu, poi, trasmessa a Roma e in quel fascicolo ora Storari è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio, mentre anche i pm bresciani hanno da poco aperto un’indagine ipotizzando lo stesso reato, ma anche per accertamenti più ampi sull’operato dei pm milanesi.
Davigo, sentito come teste ieri dai pm romani, nella sua ricostruzione ha detto di aver riferito anche al pg della Cassazione Giovanni Salvi dei contrasti interni alla Procura milanese su un’inchiesta che coinvolgeva Amara. Salvi, dal canto suo, ha negato di aver saputo dei verbali, ma ha detto di aver “immediatamente” informato Greco, il quale iscrisse i primi nomi della presunta loggia a maggio, dopo l’insabbiamento lamentato da Storari.
Storari che era in contrasto con gli aggiunti Fabio De Pasquale e Pedio anche sulla gestione dell’inchiesta sul ‘falso complotto Eni’, nella quale è indagato Amara, assieme all’ex manager Eni Vincenzo Armanna, entrambi molto ‘valorizzati’ da De Pasquale nel processo sul caso Eni-Nigeria, poi finito con assoluzioni. Il pm Storari, tra l’altro, voleva verificare anche eventuali profili di calunnia nelle affermazioni a verbale dell’ex legale esterno dell’Eni.