Economia

Cultura e spettacolo, Carolina Botti: “Art Bonus in Sicilia? Ecco come sfruttarlo”

Nel 2020 e nel 2021, nel pieno della pandemia da Covid 19, il flusso delle erogazioni riguardo l’Art Bonus non si è interrotto. A sottolinearlo in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore, è Carolina Botti direttrice di Ales, la società in house del Ministero dei beni culturali che gestisce questo strumento. L’Art bonus, ricordiamo, consente un credito d’imposta per le erogazioni liberali a sostegno della cultura e dello spettacolo.

Carolina Botti

Anche noi di QdS.it abbiamo intervistato la dottoressa Botti e le abbiamo chiesto di approfondire l’argomento relativamente alla nostra Isola.

Dottoressa, come procedono le erogazioni relative all’Art bonus in Sicilia? Può fornirci qualche dato recente?

“L’andamento dell’Art Bonus in Sicilia rispecchia quello a livello nazionale, anche se su una scala minore. Un dato positivo riguarda senz’altro gli enti che stanno aprendo raccolte fondi, arrivate adesso a 73, quindi in continua crescita considerando che nel 2016, quando abbiamo iniziato, erano solo dieci. Abbiamo 28 comuni, 25 enti dello spettacolo, 12 concessionari affidatari e poi altri soggetti. Le erogazioni sono complessivamente arrivate a circa un milione e otto, il volume non è dunque ancora a regime, ma è da evidenziare come la Sicilia si collochi nella fascia media tra le regioni del Sud. Ancora vanno fatte azioni per aumentare la conoscenza dello strumento da parte degli enti che possono usufruirne e vanno aumentate le azioni di stimolo dei mecenati. È stato importante, nel periodo del lockdown, il recupero dei voucher che sono stati trasformati in donazioni Art bonus, quindi, si è colta questa opportunità per sostenere le raccolte fondi anche durante la pandemia. Certo stiamo vivendo anni complicati a causa della situazione economica ed epidemiologica ma non c’è stato un tracollo, anzi si è verificato un picco delle erogazioni nel 2019 e più o meno, fino all’anno scorso, in Sicilia le erogazioni si attestavano intorno ai 330 mila euro l’anno. Ci sono poi raccolte che non riescono a partire ma in questi casi ci sono problematiche da affrontare a monte con le giuste professionalità e competenze. Va capito che l’Art bonus deve diventare una strategia complessiva degli enti e che i processi che portano alla raccolta fondi vanno presidiati e richiedono competenze specifiche: occorre mettere in atto tutta una serie di azioni mirate al raggiungimento dell’obiettivo includendo anche un’adeguata comunicazione. Volevo poi segnalare che per il Premio Art bonus che si svolge ogni anno, il quarto posto quest’anno è andato al progetto di manutenzione straordinaria del Loggiato San Bartolomeo di Palermo. Per le votazioni si è riusciti soprattutto a sensibilizzare i ragazzi delle scuole con un’importante campagna di comunicazione e divulgazione”.

La nostra regione è ancora molto indietro rispetto al Centro-Nord? Se sì come si potrebbe, a suo avviso, colmare il gap?

“È tutto il Meridione indietro rispetto al Centro-Nord; se vogliamo confrontarci solo nell’ambito del Sud va detto che in Sicilia i risultati si collocano nella media. Il gap, come ho sempre sostenuto, credo che riguardi la velocità con cui sono state avviate sul territorio azioni a sostegno della norma. Dopodiché ogni regione deve trovare la sua strada perché le condizioni socio-economiche sono diverse così come, probabilmente, le potenzialità sia in termini di numero di operatori che di presenza di fondazioni bancarie che di imprese, per cui non tutte le regioni hanno lo stesso target raggiungibile. Occorre, come dicevo prima, curare sempre di più l’informazione e la formazione, condividere le buone pratiche, utilizzare le nuove professionalità che comunque sono presenti sul mercato per supportare enti ed istituzioni nelle raccolte fondi, dotarsi di personale con competenze specifiche. Dare la giusta importanza all’Art bonus nella strategia di sostenibilità di un’istituzione potrebbe dunque essere un ‘investimento fruttuoso’”.

La Sicilia ha un vasto patrimonio artistico e culturale. Cosa dovrebbero fare, a suo avviso, le istituzioni per incentivare il mecenatismo nella nostra terra?

“Come dicevo, il patrimonio culturale va fatto anche conoscere, vanno sensibilizzati cittadini e imprese, nel senso che quando si contattano potenziali mecenati, questi ultimi devono conoscere e condividere quella buona causa alla base della raccolta fondi, quindi, più si è in grado di raccontare la bellezza, la storia e i progetti, che si vorrebbero intraprendere, tanto più aumenta la possibilità di raggiungere l’obiettivo. Occorre poi uno sforzo collettivo per capire quali sono i target giusti per le diverse esigenze. Grandi restauri potrebbero avere come target donatori con maggiori possibilità economiche mentre progetti più contenuti di sostegno potrebbero essere supportati dalla cittadinanza. Ovviamente esempi virtuosi, che raggiungono l’obiettivo, sono da stimolo per ottenere dei buoni risultati”.

C’è qualche zona o monumento della Sicilia che secondo lei necessita di maggiori interventi di valorizzazione?

“C’è un patrimonio molto vasto e tutto necessita di grande cura, manutenzione o progetti innovativi che possono essere ammissibili per Art Bonus. In funzione di quello che è ammissibile bisognerebbe trovare la giusta strategia di fundraising. Occorre capire qual è l’obiettivo che ci si pone, individuare bene il progetto giusto, fattibile e sostenibile sia economicamente che temporalmente per essere realizzato con questo strumento. Bisognerebbe accelerare le fasi di progettazione per proporre interventi cantierabili perché poi possano essere effettivamente realizzati in tempi rapidi dando riscontri positivi a chi ha donato ed al territorio”.

Roberto Pelos