Sanità

Cure oncologiche e sostenibilità economica

ROMA – Il tema scelto per il World Cancer Day 2023, la Giornata mondiale contro il cancro organizzata dall’Union for international cancer control (Uicc) come ogni anno il 4 febbraio è: colmare il divario di cura. In Italia un paziente oncologico su 5 rischia il tracollo economico come conseguenza della cosiddetta “tossicità finanziaria”, ovvero della crisi economica che coinvolge spesso l’intero nucleo familiare, conseguente alla malattia tumorale di un componente della famiglia e alle sue cure; queste, possono portare alla precarietà o alla perdita del lavoro del malato, cosa che ne peggiora sia la qualità della vita sia la speranza di sopravvivenza.

A lanciare l’allarme è l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dal 1° gennaio guidata da Francesco Perrone – direttore della Struttura complessa sperimentazioni cliniche dell’Istituto tumori Pascale di Napoli – che da alcuni anni, coordina uno studio ampiamente sostenuto da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, con l’obiettivo di mettere a punto uno strumento per misurare la “tossicità finanziaria” provocata dalla malattia oncologica e dai trattamenti successivi ad una diagnosi di cancro, in modo da focalizzare l’attenzione di pazienti e istituzioni sanitarie sul tema della sostenibilità: da un lato, infatti, oggi le terapie innovative permettono di migliorare la sopravvivenza dei pazienti, di cronicizzare o, in alcuni casi, di sconfiggere la malattia, dall’altro pongono i servizi sanitari di fronte alla sfida della copertura economica necessaria.

Fino a pochi anni fa, la “tossicità finanziaria” era un problema che sembrava confinato a quegli Stati in cui il sistema sanitario è privato, dunque con le spese per le cure a totale carico del malato, ma invece analisi condotte su 3.760 pazienti italiani colpiti da tumore del polmone, mammella o ovaie, hanno evidenziato che il 22,5% presentava “tossicità finanziaria” e un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto rispetto ai malati senza problemi economici. L’analisi, condotta dall’Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli, ha evidenziato come il contraccolpo finanziario dovuto alla malattia si riverberi in un peggioramento della prognosi. Ma il problema è anche per i bilanci degli Stati e la spesa sanitaria pubblica italiana, nel 2022 pari al 7,1% sul Pil, che non riesce a tenere il passo con quella delle altri nazioni dell’Europa occidentale: l’Italia si colloca infatti al 16° posto nel Vecchio Continente ed è ultima tra i Paesi del G7, come ha sottolineato lo scorso ottobre la Fondazione Gimbe presentando in Senato il suo 5° Rapporto sul Servizio sanitario nazionale (Ssn). Inoltre, lo scorso novembre, i risultati dell’indagine promossa da Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma) “Viaggio nei costi accessori sostenuti da pazienti e caregiver di Mieloma Multiplo” mettevano in evidenza come, in media, i costi annuali a carico di pazienti e caregiver ammontino a un totale di 10 mila euro: oltre 8mila euro l’anno di costi indiretti per il paziente in aggiunta costi diretti sanitari e non sanitari annui di oltre 2mila euro dovuti principalmente a spese per l’assistenza personale, l’acquisto di farmaci e le visite specialistiche.

Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica precisa che almeno il 30% dei pazienti “potrebbe essere seguito fuori dall’ospedale con assistenza oncologica domiciliare con evidenti ricadute positive in termini di qualità di vita e costi sociali, oltre che umani e che la distanza tra casa e luogo di cura è una delle cause della tossicità finanziaria”. Avvicinare le cure alle persone, secondo il professore Perrone, ne facilita anche l’accessibilità, impatta sull’aspettativa di vita e favorisce risparmi per i pazienti troppo spesso impoveriti dopo la diagnosi di tumore. Il presidente Aiom sottolinea inoltre che: “La tossicità finanziaria, cioè le difficoltà economiche causate dal cancro, è un fenomeno sempre più presente anche nel nostro Paese. Negli Stati Uniti questa condizione si spiega soprattutto col fatto che le cure contro il cancro costano molto e che il sistema sanitario d’Oltreoceano, basato sulle assicurazioni private, le rimborsa solo parzialmente. L’impianto universalistico del sistema sanitario italiano dovrebbe costituire una barriera contro questo rischio, in realtà non è più così. “Le difficoltà finanziarie compromettono la qualità della vita e i benefici che si possono ottenere con i farmaci antitumorali – continua Perrone -. I pazienti che vivono nel Meridione d’Italia sono i più svantaggiati poiché troppo spesso ancora oggi devono affrontare più problemi economici rispetto ai malati del Nord, viaggiando per centinaia di chilometri alla ricerca del trattamento migliore. La tossicità finanziaria – conclude – interessa soprattutto gli under 65: il cancro e le cure riducono la capacità professionale e le entrate. Se questi cittadini vengono supportati e reinseriti nel mondo del lavoro, ritornano a costituire una componente produttiva del Paese. Ecco perché è importante individuare le cause del default finanziario individuale: solo così potremo chiedere alle Istituzioni di agire per rimuoverle”.

Di recente Orazio Schillaci, ministro della Salute, ha definito fondamentale che tutti i cittadini, a prescindere dalle condizioni socio-economiche e dal luogo in cui abitano, potessero accedere a quella che aveva definito “una sanità territoriale più efficiente, più forte e più equa. È questo un impegno che considero indifferibile – ha sottolineato – e verso il quale mi assumo personalmente la massima responsabilità”. Ve ne daremo conto.