Fra Trapani e Marsala, a 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, nell’arcipelago delle Egadi (la maggiore delle sue isole), si trova Favignana, definita negli anni Settanta dal pittore Salvatore Fiume “la grande farfalla sul mare” proprio per la sua una particolarissima forma che richiama questo insetto con le ali spiegate. Fu chiamata in molti modi nell’antichità: Katria, Gilia, Aponiana e Aegusa (dal greco “Isola delle capre”, allora numerosissime) o “Djazirat’ ar rahib” dall’arabo “Isola del monaco”, per via del castello in cima all’isola che sarebbe stato appunto dimora di un monaco. L’attuale nome risale invece al medioevo, con chiaro riferimento al nome del vento Favonio, vento del Nord-Est.
Dal punto di vista turistico è una meta molto ambita e rinomata per il suo incredibile e incantevole mare, cristallino e con spiagge e calette di ogni sorta. Punta Lunga, Punta Sottile o Punta dei Faraglioni soddisfano ogni desiderio dei visitatori, così come gli arenili di sabbia fine e dorata come Cala Azzurra e Lido Burrone. Incantevoli i tramonti, quasi mozzafiato, dai colori caleidoscopici e di un romanticismo fuori dal comune. Tra snorkeling e tour in barca in questo mare cristallino l’isola riserva anche numerose e imperdibili grotte marine, tra le più famose la Grotta dei sospiri. Ma Favignana è anche cultura, con il suo museo ricco di anfore di ogni epoca, chiese, palazzi e castelli, tra cui quello di San Giacomo e Santa Caterina di epoca normanna.
Le specialità culinarie sono imperdibili e quasi tutte a base di tonno.
La Scala dei Turchi è una parete rocciosa di falesia di marna bianca che si erge a picco sul mare nella costa di Realmonte, vicino a Porto Empedocle, nell’agrigentino. Svetta tra due spiagge di sabbia finissima e dalla sua sommità si può ammirare un panorama meraviglioso.
È diventata nel tempo una grande attrazione turistica, sia per l’unicità della bianca scogliera levigata ma anche per i romanzi dello scrittore, nato a Porto Empedocle, Andrea Camilleri e al suo commissario Montalbano.
Presenta una forma ondulata dalle linee dolci e tondeggianti e oltre che per il particolare aspetto che la rende simile a una gradinata di bianco ghiaccio, deve il suo nome anche alle passate incursioni dei pirati arabi che lì trovavano un riparo sicuro.
Il suo colore bianco, che abbaglia chi la ammira, crea un contrasto spettacolare con le sottostanti acque cristalline e questo tipo di roccia non si surriscalda, cosi nelle torride estati siciliane il contatto con essa risulta particolarmente piacevole.
Da vedere senza indugio, sia la Scala che la zona tutta intorno sono ricche di attrazioni paesaggistiche e culturali. Una zona della Sicilia da non perdere per chi ama il mare e ha voglia di rifarsi gli occhi con bellezze che soltanto l’Isola possono offrire.
Insieme alle Madonie e ai Peloritani, i Nebrodi costituiscono l’appennino siculo. All’interno dei suoi complessi boschivi il clima è un po’ differente che nel resto dell’Isola, con inverni un po’ più lunghi e relativamente rigidi, fino dieci gradi sotto zero, ed estati calde ma non torride e afose.
Numerosa e varia è soprattutto la fauna all’interno del Parco, che un tempo fu regno di cerbiatti, daini, orsi e caprioli. Il nome Nebrodi deriverebbe proprio dal greco “Nebros”, cerbiatto. Vi si trovano anche piccoli mammiferi, cinghiali, volpi, donnole, istrici, ricci e anfibi e rettili e più di 150 specie di volatili dalle poiane allo sparviero, dal falco pellegrino all’aquila reale.
Il suino nero la fa da padrone, allevato ma allo stato brado, e numerose sono le specialità culinarie a esso legate, dai salumi artigianali a sughi e ragù incantevoli e degustabili in ogni piccola trattoria tra i monti. I contadini delle località interne vantano antichissime tradizioni di produzioni artigianali: dall’intreccio di panieri e ceste di giunco a tovaglie e teli ricamati, dalla lavorazione di ferro battuto e pietra alle svariate conserve e di pomodoro e di frutta e di formaggi, tra cui spicca il pecorino e la ricotta. E ancora pistacchi, nocciole e miele. Ce n’è per tutti i gusti.
Numerose le vie di accesso al Parco e i suoi itinerari, nonché la possibilità di fare trekking e passeggiare a cavallo o a dorso di asino. Aria incontaminata e paesaggi insoliti per uno scorcio di Sicilia che in pochi si aspettano.