In riferimento all’opposizione delle parti sociali associazioni sindacali “dei lavoratori e datoriali” tutti essi facenti parte direttamente dei cda di Ebas Fsba e altri fondi bilatelari istituiti ai sensi degli art. 26 e segg. Del Dlgs 148 2015 e in relazione alle proprie preoccupazioni espresse in occasione del tavolo tecnico istituito dalla Regione Siciliana per definire i “confini degli ammortizzatori sociali in deroga”, i consulenti del lavoro siracusani, l’Associazione giovani e il sindacato Ancl esprimono quanto segue: “Le prestazioni erogate dal Fis assegno di solidarietà e assegno ordinario, impongono il versamento della contribuzione dovuta con decorrenza dal 1° gennaio 2016. Gli importi della contribuzione, il cui obbligo è posto per due terzi a carico del datore e per un terzo a carico del lavoratore, sono determinati con aliquota differente a seconda del numero medio di dipendenti occupati, stabilita nello: 0,65 per cento, per una media occupazionale superiore a quindici dipendenti; 0,45 per cento, per una media occupazionale superiore a cinque, fino a quindici dipendenti.
“Dall’onere contributivo previsto sempre dal Dlgs 148/2015 – aggiungono – sono pertanto escluse le aziende che occuperanno meno di cinque dipendenti. Se così è allora alcuna risorsa sfuggirebbe alle casse previdenziali dell’Inps, di talché diventa immotivata l’opposizione dell’Istituto all’inclusione della Cig in deroga delle imprese artigiane con non più di cinque dipendenti che in ogni caso non dovrebbero versare alcunché all’Istituto. Sembra allora chiaro come siamo di fronte a esigenze di gettito non di matrice pubblicistica, quanto invece delle organizzazioni sindacali istitutive del Fondo integrazione salariale dell’artigianato, che con una disarmante disinvoltura priverebbero di qualsivoglia strumento integrativo del reddito almeno 18.000 lavoratori, pretendo dalle aziende già stremate 36 mesi contribuzione per ogni dipendente in forza”.
“Ciò equivarrebbe a negare ogni sussidio – sottolineano Consulenti del lavoro, Associazione giovani e Ancl – ai lavoratori interessati anche per l’inoperatività delle aziende interessate in ragione dei vari DCPM che ad oggi ne inibiscono oggi attività. Sorte spontanea una domanda: dove le aziende la cui attività è stata sospesa con provvedimenti d’autorità dovrebbero reperire la liquidità necessaria per versare 36 mesi di contribuzione al fondo d’integrazione salariale dell’artigianato? Da nessuna parte. E allora le conseguenze sarebbero nefaste, ancor più nel caso i provvedimenti restrittivi dovessero essere prolungati fino al 31 luglio 2020”.
“Per mero precisionismo – evidenziano – portiamo all’attenzione delle organizzazioni sindacali e della Regione, come secondo la Corte Costituzionale il principio d’automaticità delle prestazioni previdenziali costituisce una ‘fondamentale garanzia per il lavoratore assicurato, intesa a non far ricadere su di lui il rischio di eventuali inadempimenti del datore di lavoro in ordine agli obblighi contributivi, e rappresenta perciò un logico corollario della finalità di protezione sociale’. È di tutta evidenza come escludere dalla cassa integrazione in deroga le imprese artigiane non aderenti al fondo d’integrazione salariale dell’artigianato determinerebbe una diversità di trattamento intollerabile, ingiustificato e comunque irragionevole rispetto alle altre aziende ammesse al medesimo trattamento integrativo in ragione della contribuzione dovuta e non anche versata. Infatti l’assunto sopra indicato risulterebbe in totale violazione al dettato costituzionale ove all’art. 3 che stabilisce: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
“Infatti in tale visione prospettica – spiegano – ci sarebbero lavoratori di aziende superiori a cinque dipendenti (non artigiane) che accederebbero al Fis, Cigo direttamente da Inps, a prescindere la posizione contributiva dell’azienda stessa (anche se l’azienda non ha versato nessun euro), mentre quelle legate al Fis di Bilateralità artigianale potranno accedere solo dopo aver regolato la propria posizione. Identica cosa per i lavoratori di aziende con numero di lavoratori inferiori a cinque (esclusa industria ed edilizia le quali accedono a Cigo) che accederanno senza nessun onere per l’azienda alla Cigd in deroga, mentre per le aziende artigiane, sarebbe presente la regolarizzazione dei 36 mesi precedenti della posizione al Fsba. Inoltre, vista la situazione congiunturale di straordinarietà importante dell’evento emergenziale sanitaria Covid-19, pandemia di natura mondiale riconosciuta dell’Oms, risulta ancora inverosimile tale atteggiamento, a fronte di uno stanziamento straordinario da parte dello stato pari a 108.000.000 euro che saranno a beneficio di pochi ma che poi graveranno in futuro su tutte le attività e imprese (comprese le imprese escluse dall’ammortizzatore)”.
“Chiediamo al Governo regionale e alle parti sociali – concludono Consulenti del lavoro di Siracusa, Associazione giovani e Ancl – di procedere, senza che ciò gravi in alcun modo sulle casse dell’Istituto nazionale di previdenza sociale per quanto sopra espresso, in sede di contrattualizzazione dell’accordo quadro, all’allestimento di mezzi adeguati alle esigenze di vita del lavoratori di tutte le imprese artigiane con non più di cinque dipendenti e delle loro famiglie in virtù del buonsenso e della tutela dei diritti costituzionali garantiti e che forse qualcuno ha dimenticato, anche perché altre Regioni hanno utilizzato il buonsenso e garantito tutti i cittadini”.