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“Dal 2023 pensioni ex regionali allineate a quelle degli ex statali”

PALERMO – La riforma della pubblica amministrazione passa anche da un riordino del sistema pensionistico.
Risale allo scorso 22 settembre la circolare del Direttore del Fondo Pensioni della Regione siciliana, Filippo Nasca, che annuncia che da gennaio 2023 dovrà essere eliminata qualsiasi presunta discrepanza fra il trattamento pensionistico dei lavoratori regionali e quello degli statali.

“Una circolare – commenta il deputato forzista Gaspare Vitrano – che rischia di stravolgere del tutto il sistema pensionistico dei dipendenti regionali, imponendo nuovi standard di calcolo contributivo che comporteranno dal primo gennaio ‘23 una perdita di centinaia di euro per i nuovi pensionati”.
“Il legislatore regionale – si legge nella circolare — ha reso progressivamente omogenei trattamenti di previdenza del personale regionale, rispetto a quello dei dipendenti civili dello Stato”. Un percorso che trae la sua origine dalla l.r. 21/2003 e “che può dirsi concluso dal 1 gennaio 2021”.

La questione è piuttosto complessa: in Sicilia, a differenza delle altre regioni, dove la gestione delle pensioni è a carico dell’Inps, è la Regione che si fa carico della spesa previdenziale per i suoi ex dipendenti, le cui pensioni sono formate da due differenti voci: il contratto 1 e il contratto 2 che derivano dalla riforma introdotta dall’art. 15 (Fondo di quiescenza) della legge 6/2009, con l’intento di superare “l’anomalia” della nostra regione.

La riforma del 2009 fu varata proprio per svincolare la gestione finanziaria previdenziale dal bilancio regionale, transitandola progressivamente da un sistema “a ripartizione” a uno “a capitalizzazione”: vale a dire da un sistema in cui la contribuzione dei lavoratori attivi viene destinata, nell’ambito di un esercizio finanziario, esclusivamente alla copertura finanziaria delle pensioni dei lavoratori già collocati a riposo a uno in cui, invece, tale contribuzione viene versata direttamente nel Fondo che può far fruttare tale capitale investendolo sul mercato. Una sorta dunque di Inps targata Regione siciliana che, seppur in modo indiretto, viene finanziata dalla stessa Regione. I pensionati “regionali”, intanto, stanno diventando sempre di più. Nel 2020 ai 18.263 ex dipendenti se ne sono aggiunti 940. Di questi 778 sono direttamente a carico del bilancio regionale (contratto 1), i restanti 162 a carico del Fondo Pensioni Sicilia (contratto 2).

Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il segretario generale della FP Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo, per approfondire i contenuti della circolare.

Segretario Agliozzo, quali iniziative intendono intraprendere i sindacati a proposito di questa circolare?
“L’8 ottobre faremo una grande manifestazione a Roma per porre l’accento su 10 punti che riguardano il settore del pubblico impiego, tra cui l’aumento dei salari, il riordino pensionistico e il rilancio delle assunzioni nella pubblica amministrazione chiederemo che venga superata la legge Fornero e si inizi a ragionare su un sistema che dia garanzia ai lavoratori. In Sicilia la circolare del Fondo pensioni è una iniziativa a livello regionale e noi stiamo facendo degli approfondimenti. Dovremo ragionare soprattutto alla luce di come si sta affrontando il problema a livello nazionale e faremo una valutazione oggettiva fermo restando che è necessario tutelare il potere reale d’acquisto dei lavoratori per garantire una pensione dignitosa a fronte dei requisiti che sono stati maturati”.

Un sistema come quello attuale in vigore in Sicilia non è comunque una sostenibile, lo dimostrano le cifre.
“Sicuramente. Credo che sia importante, non appena si costituirà il nuovo governo, affrontare questa materia specifica anche perché è un tema che rientra all’interno della riforma della pubblica amministrazione regionale. Avevamo in corso una trattativa con il governo precedente che si è bloccata con l’interrompersi della legislatura. Stiamo ora lavorando ad una piattaforma che prevede il riordino pensionistico del personale della regione, ormai necessario per allinearsi a quelle che sono le linee tracciate a livello nazionale. Per questo vogliamo avviare una ragionamento con il nuovo assessore regionale alla Funzione Pubblica per evitare che vi siano delle penalizzazioni per i lavoratori, e su questo c’è già un dibattito a livello nazionale sul numero degli anni di contribuzione. Inoltre penso che si dovrà predisporre una finanziaria regionale e quella potrebbe essere l’occasione per capire in che direzione va questo governo”.