Ambiente

Dal confronto col Nord al caso ozono, la qualità dell’aria in provincia di Siracusa

La qualità dell’aria in provincia di Siracusa? In costante miglioramento nonostante la presenza di industrie ad alto impatto ambientale nella zona industriale di Priolo. Dati alla mano lo dimostra il Cipa, il consorzio ambientale della provincia aretusea nato nel 1974 proprio per monitorare con attenzione la qualità dell’aria del polo energetico mediante 19 centraline interconnesse dislocate sul territorio.

Una rete di centraline interconnesse capaci di monitorare in maniera costante tutto l’anno non solo le emissioni “normate” quelle previste dalle leggi ambientali in vigore, ma anche gli elementi “non normati” come gli idrocarburi non metanici: ovvero i responsabili dei cattivi odori nell’atmosfera. Alla guida del consorzio, formato da Confindustria Siracusa e dalle società presenti nell’area industriale di Priolo (Lukoil, Sonatrach Raffineria Italia, Erg Power, Buzzi Unicem, Versalis, Sasol Italy) c’è Mario Lazzaro, medico chirurgo “con una grande attenzione per la chimica”.

Tra pnrr e dati ambientali, il futuro del polo di Siracusa

Nei giorni scorsi ad Augusta si è tenuto in incontro che, partendo dal Pnrr e dagli investimenti necessari per una transizione energetica, facesse anche sulla situazione ambientale della provincia. E nel corso dell’incontro sono stati illustrati i risultati del rapporto: un faro acceso su biossido di zolfo, ossidi di azoto, ozono, idrocarburi, idrogeno solforato, benzene, polveri (PM10 e PM2.5) oltre che gli idrocarburi non metanici. “Quello che si può e si deve dire – spiega Lazzaro – è che registriamo ormai da anni un miglioramento e che viene certificato non solo nei nostri report. Se il termine di paragone è tra la nostra aria e quella che respirano le persone in pianura padana o più in generale quella del nord Italia o di molte zone dell’Europa, la qualità della nostra è migliore” – conclude Lazzaro.

I parametri

Nessun sforamento di Pm10, ad esempio, e parametri ambientali in miglioramento. E così si scopre che la concentrazione media di biossido di zolfo (SO2) si è ridotta di quasi il 90% dalla fine degli anni ‘80 ad oggi, da anni non si evidenziano transitorie concentrazioni di picco che possono rappresentare un problema per la salute; i livelli medi annui degli ossidi di azoto (NO2) mostrano una tendenza di riduzione di circa il 5% negli ultimi 4 anni, con una riduzione evidente già dal 2010 passando da un valore medio annuo di 15.2 µg/m3 ai 9.5 µg/m3 del 2021, “questo grazie all’impiego delle più moderne ed efficienti tecnologie di combustione nel settore industriale”, sottolineano i tecnici nel rapporto, “il particolato PM10 in tutta l’area monitorata dalla rete interconnessa non ha mai rappresentato un problema, facendo eccezione a quegli sporadici episodi generati dalle sabbie sahariane, il valore medio del 2021 è stato di 19.79 µg/m3 verso un limite annuale per la protezione della salute umana (il Decreto legislativo 155/2010) di 40 µg/m3”; il PM2.5 già da anni si mantiene costante a circa metà del valore limite.

Il caso dell’ozono

Salgono con una lievissima tendenza, invece, le concentrazioni di ozono, parametro secondario per eccellenza. “Su questo parametro, possiamo affermare che non si tratta di un fenomeno locale, ma di vasta distribuzione a livello nazionale ed oltre, localmente, le concentrazioni, sono in parte sostenute dalla presenza di precursori, ma non a livelli superiori a quelli che si registrano in città densamente popolate, dove ossidi di azoto ed idrocarburi derivanti dal trasporto su ruote formano lo smog fotochimico”, spiegano ancora i tecnici, “è un’evidenza scientifica che in Europa esiste un gradiente da Nord a Sud nelle concentrazioni di ozono misurate, con valori più elevati nel Mediterraneo. Questa regione è un’area critica per la formazione dei foto-ossidanti, l’intensa radiazione solare le alte temperature ed i processi di ricircolo delle masse d’aria, favoriscono la formazione di questa sostanza, questo non avviene facilmente come nel mediterraneo nel Nord Europa, in quanto i fronti atlantici rinnovano l’aria con maggior frequenza, eliminando o spostando l’ozono verso altre regioni (anche del sud Europa)”. Ad Augusta si parlava anche di investimenti del Pnrr (dalle quali però sono escluse le raffinerie al centro di un percorso di transizione energetica), tutela della salute e sviluppo del territorio siracusano. “Siamo davanti a sfide ulteriori alle quali per arrivare pronti dobbiamo puntare soprattutto all’obiettivo: mantenere la condizione attuale e migliorare il nostro ambiente”, ha spiegato Lazzaro.