Inchiesta

Regione, ben 75 milioni di euro per l’Industria blu. Ma solo con i fondi Ue si può salvare il turismo

CATANIA – È iniziata anche in Sicilia la fase 2 dell’emergenza sanitaria e la classe dirigente prova a rilanciare il turismo, pilastro dell’economia della regione. Ma gli ostacoli potrebbero essere insormontabili, senza una programmazione attenta che tenga conto delle mancanze pregresse e degli obiettivi da raggiungere. Chiarezza normativa su riaperture e misure di sicurezza, potenziamento di trasporti e infrastrutture, indennizzi per le imprese e utilizzo mirato dei fondi europei – secondo gli esperti – sono elementi indispensabili per la ripresa.

ARS, 75 MILIONI DI EURO PER RILANCIARE IL TURISMO IN SICILIA

“La Regione metterà a disposizione del settore turistico 75 milioni di euro per assicurare liquidità alle imprese; non sarà una misura risolutiva, ma un’iniziativa per supportare la filiera turistica che, davanti a uno scenario tanto drammatico quanto inatteso, vivrà con difficoltà la seconda e anche le successive fasi dell’emergenza sanitaria. Per incentivare il flusso e acquistare servizi dagli operatori, la Regione sta anche lanciando 600mila pacchetti turistici da regalare ai viaggiatori che volessero soggiornare almeno 3 notti, aggiungendone una gratis.

I voucher saranno immessi sul mercato non appena possibile, probabilmente già a luglio o agosto, e – qualora non fosse consentito viaggiare ai turisti di altre regioni o Paesi – saranno comunque distribuiti in via preferenziale ai siciliani – ha detto Manlio Messina, assessore regionale al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo -. L’ingresso ai musei sarà garantito nel rispetto delle norme di sicurezza, onde evitare assembramenti”.

FONDI UE, “PER SOSTENERE IL SUD, ANCHE NEL SETTORE TURISTICO”

L’emergenza sanitaria attuale e la crisi economica da essa scaturita hanno acceso i riflettori sull’importanza dei fondi strutturali a sostegno del Mezzogiorno – che presenta un’economia più fragile rispetto al Nord – probabilmente utili a risollevare la Regione, soprattutto in questa fase di grande difficoltà. Così l’europarlamentare pentastellato, Ignazio Corrao, ha firmato – assieme all’intergruppo Searica, che riunisce i rappresentanti dei territori insulari – un appello all’Ue affinché non vengano sottratte le risorse destinate alla programmazione 2014/2020 per Sicilia e Sardegna.

“Abbiamo chiesto specifiche misure di emergenza e l’istituzione di un meccanismo di solidarietà per prevenire e limitare la crisi economica nelle isole. È fondamentale, per esempio, che non vengano sottratte quelle risorse europee e nazionali già programmate, determinanti per contrastare l’impatto della pandemia. Stiamo parlando di circa 3 miliardi di fondi Ue ancora da spendere in Sicilia, di cui circa un miliardo a ‘rischio disimpegno’.

Tra gli altri firmatari, anche i rappresentanti di Malta, Croazia, Cipro, Finlandia, Francia e Spagna, che appartengono a schieramenti come i socialisti e democratici o i verdi – ha dichiarato Ignazio Corrao -. I fondi strutturali europei hanno il compito inequivocabile di ridurre il divario tra le regioni meno sviluppate e quelle più sviluppate. È chiaro, dunque, che la maggior parte dei fondi comunitari in Italia siano destinati alle regioni del Sud. Ma che succederebbe se, per effetto di una maggiore libertà di spesa concessa dall’Europa per fare fronte all’emergenza Covid, si decidesse di sottrarre le risorse destinate alle regioni del Sud per spenderli a supporto delle regioni del Nord, maggiormente dotate di infrastrutture e industrialmente più avanzate? Esistono circa 10 miliardi di euro non ancora impegnati giuridicamente a livello nazionale. Abbiamo avuto, però, ampia garanzia che la territorialità delle risorse e il vincolo di destinazione verranno rispettati”.

L’europarlamentare ha anche criticato l’eccessivo ritardo dei fondi ancora non spesi dalla Regione: “In Sicilia la maggior parte dei fondi inutilizzati sono relativi alle cosiddette risorse territorializzate, per un totale di circa 600 milioni di euro, destinati sia alle aree urbane – per mobilità sostenibile e smart cities -, sia alle aree interne – come le Madonie il Simeto, i Nebrodi, le terre sicane e il Calatino – per servizi essenziali, strumenti di finanziamento per le piccole imprese, fondi per infrastrutture fondamentali allo sviluppo del territorio. Si tratta di interventi urgenti per bloccare l’emorragia dei giovani e lo spopolamento”.

I fondi europei potrebbero certamente incrementare lo sviluppo e favorire il mercato in Sicilia anche nel settore turistico, aumentando significativamente la qualità della vita dei cittadini. Ma occorre che si inseriscano in un circuito funzionale allo scopo, senza tralasciare l’importanza che la rete dei trasporti riveste nel merito.

“Il rischio è che lo stop dei trasporti aerei e marittimi possa spingere l’estremo Sud a un profondo isolamento. A oggi le risorse previste dai vari programmi operativi non bastano, bisogna intervenire con un’iniezione massiccia per contrastare questa difficoltà, potenziare il turismo di prossimità e garantire al settore un sostegno senza precedenti. Anche in questa direzione va il nostro appello alla Commissione Europea, a cui chiediamo un impegno ad hoc per salvare il turismo”, ha continuato Ignazio Corrao.

E sempre sui trasporti a servizio del turismo l’assessore Manlio Messina ha sottolineato “l’importanza di rendere fruibili i mezzi pubblici, facendo sentire sicuri i passeggeri, con delle misure che consentano non solo la loro tracciabilità, ma anche i test veloci sulle loro condizioni di salute”.

Ivana Zimbone

Vincenzo Lo Cascio, general manager de “Il Tuareg” tour operator di Palermo e segretario della Fijet, spiega come si sta affrontando il difficile momento

Vincenzo Lo Cascio, general manager de Il Tuareg Tour Operator di Palermo – nonché segretario della Federazione Italiana dei Giornalisti e Scrittori di Turismo (FIJET) – spiega in un’intervista al QdS quali strategie possono adottare le imprese del settore turistico per sopravvivere. Ma anche i provvedimenti urgenti che dovrebbe adottare la Regione siciliana per rendere proficui gli investimenti.

Una salita ripida quella che davanti a sé trova il turismo, dopo la vertiginosa caduta verso il basso causata dal lockdown. L’azzeramento della domanda ha comportato una crisi finanziaria che ha impattato le imprese. Queste hanno dovuto ridurre drasticamente il personale, nella speranza che lo Stato intervenisse poderosamente a salvarle, a ridurre loro i sostanziosi debiti contratti.

“Lo Stato ha potuto mettere in campo gli unici strumenti in vigore quali FIS, Cassa Integrazione e bonus per le partite IVA. Precaria la comunicazione e decisamente fuorviante il Governo che indicava nel 15 aprile l’ultima data per il pagamento degli ammortizzatori richiesti per il mese di marzo. Questa è la dimostrazione di come chi governa non comprenda la gravità dei tempi lunghi della burocrazia. La nostra azienda, per esempio, ha dovuto optare per la riduzione delle ore lavorative, facendo intervenire il FIS in quota parte, pagando la percentuale di propria competenza ai dipendenti. Monitoriamo costantemente le esigenze del personale in un clima di solidarietà, avendo ridotto i compensi a noi titolari stessi – ha detto Vincenzo Lo Cascio -. Così, il ‘piano anti-crisi’ a livello aziendale è diventato sinonimo di ‘autogestione’”.

Secondo Vincenzo Lo Cascio, per il rilanciare a 360 gradi il turismo bisogna necessariamente attendere la riapertura di confini regionali, nazionali e internazionali; per comprendere il target di viaggiatori che possano consentire la ripresa, occorrerà attendere il prossimo autunno. Intanto, però, si deve iniziare a programmare il turismo regionale.

Il numero di contagi in Sicilia appare irrisorio rispetto a quello delle regioni del Nord. Eppure la Regione siciliana ha adottato le misure più restrittive per arginare la diffusione del Coronavirus. L’Alto Adige programma già la riapertura delle attività turistiche per la stagione estiva, mentre non è ancora chiaro se in Sicilia le strutture balneari e le attività della ristorazione saranno riaperte per la prossima stagione; se ciò non dovesse avvenire, la crisi potrebbe essere addirittura maggiore.

“Così gli operatori turistici sperano che i 75 milioni di euro messi a disposizione dalla finanziaria regionale appena approvata vengano investiti in maniera proficua e inseriti in una programmazione adeguata. “Per generare flussi di presenze possono essere davvero importanti in una fase in cui si scommette sul turismo interno: utilizzati sapientemente potrebbero generare un giro d’affari di oltre 350 milioni. Il bonus, da quanto ho compreso, non sarà un regalo, ma una premialità per chi deciderà di andare in vacanza. Il successo dipenderà dalla giusta comunicazione a tutti gli attori coinvolti che dovranno avere il buonsenso di utilizzare bene lo strumento. Avrà sicuramente grande valenza dal punto di vista comunicativo: un piccolo motivo in più per andare in vacanza e buttarsi alle spalle la parte peggiore di Covid”, ha continuato Lo Cascio.

I fondi europei sono opportunità non indifferenti, lo dimostra il fatto che tante attività turistiche e alberghiere siano nate con i fondi strutturali e portate avanti da operatori appassionati della propria attività, garantendo stabili posti di lavoro per i cittadini. La storia ci insegna anche che molto spesso i costruttori/albergatori hanno teso la mano ad ambienti di dubbia morale, preoccupandosi poco della sana commercializzazione e passando da un fallimento all’altro, cambiando gestioni e finendo nelle mani degli amministratori giudiziari”, ha concluso Vincenzo Lo Cascio.

Ivana Zimbone