TRAPANI – Prima la siccità, adesso anche i danni da maltempo. Dopo il primo violento temporale di fine estate che si è abbattuto sul trapanese si è costretti a dover ancora una volta contare i danni. E a pagare il prezzo più alto è sempre l’agricoltura, già provata da una serie di situazioni che esulano anche dalle condizioni atmosferiche, come crisi dei prezzi, alti costi delle materie prime e mercati inflazionati da prodotti di minor qualità provenienti da ogni parte del mondo.
Secondo una prima sommaria stima quella manciata di ore di pioggia e grandine, con chicchi caduti della circonferenza di 3-4 centimetri, avrebbe provocato già un milione e mezzo di euro di danni solo nella zona del Belice. Sarebbe questo il comprensorio più colpito, a 24 ore dalla prima ricognizione fatta da protezione civile e Comuni.
A fare questa stima il Consorzio tutela vini doc Salaparuta: “Uliveti e vigneti nella zona di Salaparuta, Poggioreale e Gibellina – ha affermato il presidente dell’organismo di tutela, Pietro Scalia – sono stati seriamente compromessi. Ha piovuto grandine dalla grandezza di palline da ping pong, ho trovato a terra numerosissime olive e quelle rimaste sull’albero oggi bisognerà capire in che condizioni sono”.
Il temporale, con fulmini e pioggia intensa, si è abbattuto anche nelle campagne di Salaparuta, Poggioreale e Gibellina, proprio attorno ai vecchi centri abitati distrutti dal sisma. Ma l’ondata di grandine ha fatto ulteriori danni. Gli automobilisti che si trovavano a percorrere la strada Palermo-Sciacca sono stati travolti dalla tempesta e, ad alcuni di loro, la grandine ha spaccato il parabrezza.
“Gli agricoltori, già colpiti dalla crisi idrica, dovranno ora fare i conti con questi ulteriori danni e sono in ginocchio. La grandine ha, di fatto, danneggiato il raccolto, frutto di mesi e mesi di sacrifici”, ha concluso Scalia.
Altrove invece solo qualche acquazzone con strade allagate, per via dello scarso deflusso di acqua piovana nelle caditoie otturate, ma nulla di più. Gli agricoltori hanno dovuto anche affrontare un’estate tremendamente difficile per la siccità. I contadini hanno dovuto affrontare ore di attesa in fila per ottenere l’acqua per le loro coltivazioni, per poi tornare a casa a mani vuote a causa di tubature rotte.
Coldiretti Sicilia aveva denunciato questa situazione di ordinaria follia. La fila è stata davanti al cancello del Consorzio di bonifica Trapani 1, l’ente che gestisce l’erogazione idrica dagli invasi per le campagna della provincia. Coldiretti ha sottolineato come la situazione si sia ripetuta quasi ogni giorno per tutta l’estate.
“Il rito arcaico per la prenotazione delle irrigazioni nelle zone di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano – è stato detto – si basa sulla presenza e così agricoltori sono stati costretti a stare ore e ore accampati per poi tornare in campagna delusi. La situazione è paradossale perché la condotta principale che dal lago Arancio porta l’acqua è piena di buchi.
“Nonostante la tragedia della siccità e le segnalazioni fatte dalla nostra associazione di categoria già dall’inverno scorso – hanno dichiarato in conclusione – non è stato ancora avviato un sistema di manutenzione che possa permettere agli agricoltori di lavorare. Un solo pilone del ponte sullo Stretto basterebbe a creare invasi con moderni sistemi di pompaggio e si potrebbe ammodernare la rete di tutta la Regione”.