Luogo inComune

Danilo Ragona e la transizione verso il design inclusivo

La recente opera editoriale del direttore del quotidiano “La Repubblica” Maurizio Molinari, dal titolo “Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno”(Rizzoli, 2023, NdA) ha inteso porre in visione le mire sul dominio del Marenostrum, operate dalle maggiori potenze economico-politiche del nostro pianeta.

Un lavoro condotto dall’autore, con somma dovizia ed una analisi talvolta persino chirurgica, oserei dire, completata da un corredo inusuale e prezioso di riferimenti cartografici, recanti le tracce di numerose operazioni di predazione già poste in essere da parecchie nazioni e, agognati scenari di conquista di preziosissimi sentieri di percorrenza, a latitudini diverse del nostro antico bacino, operati dagli stessi attori.

Un mare antico, depositario della genesi del sapere della civiltà del nostro mondo, ove hanno avuto origine discipline sapienti ed insostituibili persino ai giorni nostri, quali la matematica, la fisica, la geografia, l’agrimensura e, discipline atte a poter consentire l’emersione delle manifestazioni della nostra anima, quali l’arte, la poesia, il teatro e la filosofia. Quest’ultima, a mio avviso, in maniera innegabile, a noi siciliani ci rende ‘diversi’ da tutti quegli individui afferenti a quei paesi, a quelle culture che hanno abbracciato la questione calvinista del vivere, ove il lavoro e il danaro divengono questioni centrali di un riscatto morale e, talvolta persino etico, che mira ad un’indulgenza quale caratteristica dominante promossa dal dogma protestante; o ancora, a tutti coloro che hanno aderito alle sirene ammaliatrici di un capitalismo molesto e pervasivo, quel Minotauro Globale che mette in opera le dinamiche predatorie nei confronti di altre entità esterne ai loro confini nazionali, siano esse intere nazioni o comunità minori di individui con le loro risorse locali.

La filosofia, a noi individui ubicati in questa terra che si infilza come una spada nel centro trigonometrico del Marenostrum, ci restituisce ancora il lusso della riflessione, della ragion critica, quale rimedio alle innumerevoli, insistenti sollecitazioni generate da un sistema mediatico che ha abdicato con enorme arrendevolezza nei confronti dei gruppi di interesse, ottundendo il fastidio prodotto da questa inesauribile ed insostenibile mole di dati, che non sono informazione, ma rumore di fondo. “Tre potenze globali, una dozzina di medie potenze in competizione e cinque conflitti in corso fanno del Mediterraneo il cuore strategico del Pianeta”. Mi ha particolarmente colpito questa affermazione di Maurizio Molinari che, analizzando la situazione geopolitica del nostro tempo, pone al centro di ogni interesse globale “un Mediterraneo allargato che da Gibilterra arriva fino al Mar Nero, che dal cuore dell’Europa tocca a sud il Golfo di Guinea e più a est il Medio Oriente”.

Nella sua opera editoriale, dopo aver esaminato le caratteristiche e gli interessi di intere potenze globali e regionali, quali attori strategici impegnati su questo decisivo scenario, che è il nostro antico mare, Molinari individua le aree di crisi più calde, ricorrendo allo strumento delle mappe per raccogliere su un’unica tavola i fattori militari, economici, sociali che determinano le tensioni esistenti. Senza dimenticare i fenomeni che più sono destinati a segnare il nostro futuro: il terrorismo, i cambiamenti climatici, le risorse energetiche, la demografia, le libertà individuali e politiche, i flussi migratori.

Uno scenario in continua ridefinizione, un nuovo Grande Gioco in cui l’Italia, per geografia e non solo, si trova al centro. E, mi ha colpito di Molinari una sua recente affermazione, che chiudeva con fare detonante un’intervista condotta da Corrado Augias nel suo programma “La Torre di Babele” del 4 dicembre 2023, affermando che “se il Mediterraneo è il mare più conteso del pianeta, la Sicilia è il Cuore del mondo, perché è dalla Sicilia che passano tutti i cavi sottomarini che recano la fibra ottica quale elemento di trasmissione, determinando la possibilità di poter sviluppare la comunicazione, in tempo reale, tra i vari soggetti economico-politici in ambito planetario”. E, come ben sappiamo sin dalla notte dei tempi, chi detiene la possibilità di poter accedere prima degli altri alla comunicazione, avrà modo di poter esercitare il potere sugli altri attori, almeno per un determinato periodo di tempo. Tale affermazione, mi restituisce l’occasione per poter affermare ancora con maggiore convinzione, che la nostra isola continua ancora a rappresentare un importante avamposto nelle questioni che riguardano le strategie economico-politiche dell’intero pianeta, quale epicentro di riferimento mondiale per lo sviluppo di strategie di solvimento di questioni fortemente agganciate alle dinamiche proprie della nostra contemporaneità.

Ma questa Terra di Sicilia continua a essere anche territorio d’elezione di intere generazioni di protagonisti illustri della cultura contemporanea e, talvolta, meta d’affezione, quale generatore infallibile di una preziosa, insostituibile Geografia del benessere. Ed è proprio il caso di Danilo Ragona, illustre ospite “di ritorno” e protagonista della rubrica del Grand Tour del Design di questo mese. Designer ed imprenditore di successo, nonché atleta conclamato e giramondo, figlio di due genitori catanesi ora vive a Milano, fondatore & Ceo di AbleToEnjoy.com e CustomRegeneration.com, co-fondatore di ViaggioItalia.org, presidente B-Free.it.

Vediamo di saperne di più sul prezioso operato di questo talentuoso e irrefrenabile individuo. Si, irrefrenabile è l’aggettivo che meglio descrive Danilo Ragona, e che ci pone entrambi in una condizione di empatia e condivisione d’intenti assoluta e insostituibile, una assonanza che muove da quell’urgenza creativa quale energia vitale che caratterizza alcuni individui, e che senza preoccupazione alcuna, o inutile falsa modestia, siamo in grado di poter accogliere e restituire quale funzione di servizio alle comunità di prossimità in ragione dell’esercizio della nostra professione di Designer. Diplomato all’Istituto Europeo di Design di Torino, Danilo è diventato imprenditore e viaggiatore documentarista di successo, per dare vita al suo personale progetto di libertà e accessibilità. Nonostante un incidente all’età di 21 anni lo abbia costretto a utilizzare una carrozzina per potersi muovere, egli non si è perso d’animo e ha trasformato la sua vita in un intenso laboratorio creativo.

Nel 2006 fonda Able To Enjoy, azienda del Made in Italy con la quale produce e commercializza una serie di prodotti dal design innovativo, tra cui spicca fra tutti la carrozzina B-Free Multifunction, con la quale vince nel 2012 la Menzione d’Onore Premio Compasso d’Oro ADI e, molti altri riconoscimenti in ambito internazionale. Innovazione, tecnologia, personalizzazione, identità, bellezza, autonomia sono solo alcuni dei valori che contraddistinguono Able To Enjoy. Tale episodio muove dalla convinzione di voler procedere con determinazione al conseguimento di una serie di obiettivi, tra tutti, quello di voler operare una efficace transizione dell’elemento a supporto della disabilità da “Ausilio medicale a oggetto da indossare!”, pregno di innumerevoli possibilità di poter personalizzare diverse componenti. “Il mio desiderio maggiore, dopo l’incidente, era quello di voler compiere le esperienze che erano in grado di compiere i miei amici normodotati e, persino con stile!”.

Ed è in ragione della volontà di voler realizzare tale intento, che Danilo riesce a coinvolgere il mondo della Moda, realizzando la prima sfilata di Moda con protagonisti in passerella su sedia a rotelle per la Milan Fashion Week , poi replicata alle latitudini delle città di Roma e di New York City, allo scopo di voler riportare la Bellezza nel mondo della disabilità. “Perché esiste un mondo che non riesce a fruire della Bellezza a 360° dei Luoghi, in ragione dell’impossibilità a poter accedere a questi o alla assenza di ogni potenziale attrezzatura a supporto della disabilità”, mi dice. E, continua affermando che “non voler prendere in considerazione questo mercato consistente – più del 15% della popolazione mondiale è condizionato da disabilità – significa non aver realizzato, prodotto, generato alcuna innovazione!”.

Danilo da sempre desidera abbandonare lo schema preconfezionato che considera l’elemento protesico o l’ausilio meccanico a supporto della disabilità quale puro ausilio medicale e, utilizza il design come chiave per poter ri-stabilire una serie di parametri che possano porre in esercizio attivo e solvente una integrazione tra la moltitudine delle diversità esistenti. E, volgendosi all’ampio uditorio della sede catanese di Sicilcima, nutrita da una moltitudine di giovani allievi designer del Corso di Interior & Product Design di Harim Accademia Mediterranea, nella Confidential Talk organizzata da ADI Sicilia in partnership con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Catania e con il supporto del Centro Ortopedico Ferranti gruppo Vivitop, cui sono intervenuti Andrea Branciforti/ Delegato Territoriale di ADI Sicilia, Ivana Laura Sorge in rappresentanza della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Catania, Sebastian Carlo Greco in qualità di Presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania, Marco Aloisi/direttore di Harim Accademia Euromediterranea, Daniele Spitaleri/ Direttore del Corso di Interior & Product Design di Harim, ed il sottoscritto, ha sottolineato l’importanza dell’innesto di consistenti percorsi di formazione sulle problematiche connesse all’inclusività, che possano essere esplicate nella direzione di utenti transgenerazionali, cominciando con la definizione del significato che rappresentano oggigiorno i termini di “disabilità” ed “Inclusività”, mettendo al corrente le diverse generazioni di progettisti sulle normative specifiche esistenti sull’argomento, in ambito nazionale ed internazionale, sugli esempi mirabolanti da poter perseguire.

Durante l’emergenza sanitaria procurata dal virus denominato Covid 19 ebbi a scrivere il volume “Health & Therapy Design. Ex-voto / protesi / magia / arte / terapia / design” , con l’intento di voler ricostruire le origini della funzione sociale d’esercizio del designer, le cui origini risalgono senza dubbio alle attività di assistenza e di solvimento di problematiche semplici operate da parte dello sciamano, e di come proprio i designer siano capaci oggi di poter intervenire in corsa nella risoluzione di tali anguste, gravose problematiche connesse a condizioni emergenziali per intere comunità, talvolta di dimensione planetaria. Il mio intento, inoltre, era quello di voler connettere l’attività della disciplina del design alla dimensione antica suggerita dal termine “bisogno”, definizione quasi scomparsa dal glossario legato all’esercizio della professione del Designer, per lo più sostituita negli ultimi tre decenni dal termine “desiderio”.

Ho dunque inteso voler aprire una finestra sulla moltitudine di settori, di ambiti applicativi, in cui poter operare ancora al solvimento di problematiche correnti di alcuni individui, intimamente connesse al termine bisogno, quale missione per poter connettere un numero di individui gigantesco, – quello degli individui portatori di una qualche disabilità, ubicato ad ogni latitudine del pianeta, – attraverso meccanismi efficaci d’inclusività, al resto della popolazione mondiale. E per far questo, mi sono servito di diverse traiettorie d’esplicazione, come quella dell’arte contemporanea, ad esempio, che con grande efficacia sono risuonate poi nella rubrica “Corpacorpo” dalle pagine del noto magazine internazionale Elle Decor . Nell’arte contemporanea le potenzialità estetiche offerte dai mutati rapporti tra tecnologia e materia organica sono state colte fin dagli anni ’60 dalle performances della Body Art e, si sono poi sviluppate nelle esperienze postorganiche. Ma le differenti strategie espressive condividono l’esigenza di una nuova sensitività che nasce dalla contaminazione tecnologica dei soggetti della percezione. Ma, raccontare la vita, non può che essere pesantemente tragico, proprio perché le immagini sono realtà allo stato puro e nella loro trasposizione estetica divengono icone dolenti.

Il mezzo tecnologico dunque non potrà che servire a poter orientare ogni sorta di esplorazione, per individuare quella soggettività che sta nell’interfaccia tra i nostri corpi e noi stessi. Danilo Ragona ne è profondamente convinto, al punto che decide di concludere il nostro incontro affermando che “non possiamo permetterci di poter parlare di innovazione se non abbiamo – i designer – aperto la porta alla problematica della inclusività! Non dimenticatelo, è l’ensemble costituito dalla tecnologia che con i designer e gli imprenditori ha reso possibile poter implementare nuovi orizzonti per i portatori di una qualunque disabilità”.